Devin - Per un pugno d'oro

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Devin si massaggiò i glutei ancora doloranti. I coltelli da lancio gli cingevano la cintura ma non era sufficiente per sentirsi al sicuro. Quando decidi di attraversare Covo del ratto, una fra le più luride isole di Seastar, devi essere pronto a tirare fuori le armi in qualsiasi momento. Una donna troppo scollata che attira la tua attenzione, un gruppo di innocenti bambini che ti passa accanto ed eccoti... ti ritrovi in mutande.

Anche lì vecchie navi arenate erano state smantellate per costruire abitazioni e palazzi. Alberi maestri erano stati usati per formare le colonne di un tempio dedicato a chissà quale divinità del mare e una serie di taverne aveva trovato fertile terreno per racimolare oro e denari sulle spalle di ubriachi marinai e disperati pirati.

Una fatica da stimare. Non era semplice gestire un'attività in un luogo così oscuro. Bastava avventurarsi in uno di quei tanti vicoli per finire sequestrati e venduti in chissà quale mercato degli schiavi. Senza contare le bande criminali, come i 'Teschi Rossi', uomini di mare tanto irascibili quanto letali.

Devin aveva esplorato tutte quelle isole eppure anche lui ci avrebbe pensato due volte prima di imboccare una strada secondaria in un luogo del genere.

"Formare una flotta..." Il ragazzo si grattò lo zigomo destro, poco distante dall'occhio blu. Ormai era diventata una abitudine che accompagnava ogni suo momento di riflessione. Al contrario passava al lato dell'occhio sinistro, quello dorato, quando si sentiva emozionato, o intimorito.

"Nel palazzo del piacere nessuna 'zia' mi ha accennato a paesi ostili o lotte incombenti..." Devin schivò agilmente un gruppo di ragazze, voltandosi per ammirare i loro... passi "...Il re avrà intenzione di aprire nuove rotte commerciali. Meglio. Quante più navi viaggiano tanto più giro il mondo. E tanto più guadagno."

Il biondo si portò una mano dentro le brache, tastando il malloppo di denaro datogli dal capitano della 'Serenella' per i suoi servizi. Come da rito avrebbe dedicato una bevuta al dio strisciante.

Tutti gli uomini che solcavano il mare erano soliti offrire un tributo di ritorno sulla terra ferma. O a lui o a qualcun'altra divinità. Guai a chi mancava di offrire un 'tributo', Devin aveva sentito parlare dei corsari di nebbia o del grande ancoriere, creature sinistre sempre in attesa di anime da raccogliere.

La sua casa avrebbe aspettato, il tributo no. Fu così che decise di entrare in uno sporco edificio dal legno logorato e dai vetri distrutti, doveva trattarsi di una locanda.

"Mantieni un basso profilo, Devin. Non devi cacciarti nei guai." Si ripeté.

Due ante di legno formavano le porte di quell'edificio. Il ragazzo tese le braccia e facendo forza le aprì. In sottofondo un gruppo di musicisti suonava 'Il giovane e la sirena' mentre a pochi passi da lui un pirata nerboruto aveva appena steso con un pugno un sottile scrivano.

Nessuno in quella folla di alcolizzati e prostitute dedicò attenzione allo scontro, scene come queste erano all'ordine del giorno nei bassifondi.

Devin salutò qualche marinaio con cui aveva avuto il piacere di salpare, poi si avvicinò ad un tavolo traballante. Con un movimento esperto si sedette sopra uno sgabello con uno scomodo schienale e dunque tirò fuori dai pantaloni il denaro che gli era stato dato.

Ormai gli bastava soppesare un borsello per indovinare approssimativamente quanto denaro contenesse. E di quel passo entro dieci anni avrebbe raccolto abbastanza fondi per comprare una imbarcazione tutta sua.

«Tu guarda...» Una voce secca e aspra come l'acqua di mare attirò la sua attenzione. Dall'altra parte del banco si trovava un uomo, sui cinquanta, seppur apparentemente più vecchio. Una scomposta barba bianca gli circondava la mascella. Il volto era colmo di cicatrici provocate da chissà quale mostro e accentuate da chissà quante giornate sotto il sole. Il suo orecchio destro era stato asportato da qualcuno, o qualcosa, e ora un buco ricolmo di sangue incrostato era tutto ciò che gli era rimasto «...quel birbante di Devin. Come sta tua madre?»

L'Eco della FeniceWhere stories live. Discover now