Chapter eight.

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A costringere Elaja ad aprire gli occhi ci pensò la sua rumorosissima sveglia, dotata della peculiarità di riuscire a svuotarlo di ogni briciola di voglia di vivere.
La sera prima era stata dura non cedere alle lusinghe della sua droga preferita e aveva addirittura dovuto attaccare il telefono in faccia al suo amico Clyde quando questi stava per proporgli di uscire, perché in tal caso non sarebbe riuscito a dire di no. Per questo, per placare il fuoco dell'astinenza, si fece una camomilla e si addormentò, dopo aver ingerito un numero non meglio specificato di gocce di lorazepam, il suo migliore amico contro l'ansia e l'insonnia. Peccato che anche questi creasse dipendenza a lungo andare, praticamente come tutto quello che nella vita lo faceva stare bene, o che per lo meno migliorasse la situazione facendolo piombare in un torpore anestetico.
Quella mattina, dopo aver controllato i bambini (che ronfavano come due ghiri), aver sbattuto ad un numero non meglio precisato di spigoli e dopo aver bevuto più o meno tre tazze di caffè per combattere gli effetti collaterali del lorazepam era pronto per affrontare Axl, che sarebbe arrivato di lì a poco. Quando sentì il citofono suonare capì che il suo non-più-tanto indesiderato ospite era arrivato.
<Signore, un ragazzo di nome Axl vorrebbe salire, posso farlo passare?> chiese il portinaio, Gregory, un signore tutto baffi, sorrisi e cortesia, <Fa' pure> rispose sbrigativo il corvino.

<Mi sembrava di essere alla dogana! Mi guardava malissimo! Ho una faccia losca?> chiese concitato Axl, che da dieci minuti buoni non smetteva di ciarlare sulla sua "avventura" in portineria con Gregory-il-nonnetto-baffuto.
<Più che losca è da pirla> disse con nonchalance Elaja, mentre l'altro lo guardava indignato, <Sei proprio acido!> lo rimbeccò borbottando mentre continuava a togliere la spesa, decisamente troppo abbondante per una colazione destinata a quattro persone, dalle buste rigorosamente di stoffa.
<E non hai ancora visto il peggio!> si vantò, andando a versarsi un'altra tazza di caffè, <Giù le mani! Non toccare nulla prima di colazione> lo riprese Axl, che evidentemente aveva occhi anche dietro la schiena, ad Elaja non restò che dire <Certo mamma> crogiolandosi nell'idea di aver comunque già bevuto tre tazze prima del suo arrivo: uno a zero per Elaja, palla al centro.
<Quindi> esordì il corvino con le mani sui fianchi, <Che si mangia?> chiese, osservando gli acquisti di Axl, si, erano decisamente troppe cose. <Ho diverse cose in mente, potresti sbucciarmi la frutta e poi tagliarla?> chiese Axl, mentre prendeva delle ciotoline di ceramica bianche a righe nere e altre, dello stesso servizio, nere a righe bianche. <Perché il compito ingrato tocca a me?> odiava sbucciare la frutta, oltre a saperlo fare male si tagliava sempre, <Vuoi che lo faccia io? Se non lo sai fare posso aiutarti io...> disse, lavando una mela, mettendogliela in mano e facendogli vedere come fare. A dir poco imbarazzante. Elaja si divincolò come un ossesso da quella sottospecie di abbraccio del tutto innocente, <Faccio da solo! Lascia!> gli sfilò frutto e coltello delle mani e allontanò il petto dell'altro dalla sua schiena, tutto condito da una buona dose di borbottii e maleducazione.
<Okay, okay non ti agitare!> Axl alzò le mani in segno di resa, <Volevo solo aiutare...> mugolò mettendo il broncio e allontanandosi di due metri, portando con sé il necessario per cucinare, Elaja si limitò a sbuffare leggermente pentito per averlo scacciato in quel modo, ma il suo caratteraccio non sapeva essere discreto.
Continuarono a preparare la colazione con Elaja che sbucciava le mele, i kiwi (gialli, perché quelli normali erano per plebei) e le banane, mentre Axl metteva lo yogurt nelle ciotoline prese prima e iniziava ad alternarlo con i frutti di bosco che aveva già lavato uniti alla frutta sbucciata e tagliuzzata dal padrone di casa. Armonia perfetta, non c'è che dire, peccato per la scarsa abilità di Elaja con il coltello, abilità che lo porto a tagliarsi, <Cristo!> Axl era quasi pronto a rompere il suo mutismo per riprenderlo a causa di quel l'affermazione colorita, quando però vide il sangue uscire da un taglio su dito.
<Oddio, fammi vedere!> si avvicinò perentorio, tentando di vedere qualcosa che però Elaja gli negava, tentava infatti di nascondere quel taglietto alla vista dell'altro, liquidandolo con un <Non è successo niente, sto bene, torna a fare quello che facevi>.
<Se non è nulla allora fammi vedere il dito> ottenne però solo un'occhiataccia dall'artista, che parve volerlo fulminare, ma Axl non si fece abbattere, sfruttando allora la forza bruta, strattonandogli il braccio per controllare e maledizione se ne usciva di sangue!
<Vieni, in bagno dovrei avere dei cerotti> si arrese allora il corvino, incamminandosi verso il bagno della sua camera con il dito in bocca. <Penso che ci vorrà più di un cerotto> osò dire Axl leggermente inebetito dalla fermezza di Elaja, il suo sguardo era serio, freddo al punto che quasi si pentì averlo guardato negli occhi.
Una volta entrato in camera restò con il fiato sospeso: era enorme! Non riuscì a resistere dal guardarsi intorno, tutto lì dentro sapeva un po' di Elaja. La prima cosa che notò furono le enormi finestre inclinate che formavano un triangolo congiungendosi con le pareti, il soffitto lì era altissimo dato che raccoglieva l'altezza di due piani e la luce entrava con prepotenza accecante. L'immenso letto tondo dalle lenzuola in seta nera faceva da re in quella stanza, posto al centro con tutto il resto che faceva da satellite. Le pareti in pietra grigia erano alternate a pareti di legno scurissimo, quasi nero, lo stesso legno usato per le le scale che conducevano al soppalco, realizzato con travi di quello stesso materiale, dove poteva scorgere dei vestiti.
Dal soffitto, laddove non c'erano finestre o specchi, pendevano fili neri a cui erano agganciate delle lampadine retrò che probabilmente fungevano come unico impianto di illuminazione, nella notte dovevano risplendere di una luce calda e fioca, quasi tenebrosa, che sicuramente si sposava a meraviglia con i colori scuri della stanza.
Elaja però era sparito oltre la porta scorrevole del bagno, a cui era collegata una stanza dove era presente solo ed esclusivamente una vasca, ma non una qualsiasi: era tondeggiante, tanto da sembrare un'enorme scodella fatta in rame, dai bordi sottili e levigati in modo non omogeneo, alla base, per tenerla ferma data la sua forma facilmente inclinabile, vi era un'alzata in marmo nero, lo stesso usato per il resto del pavimento e una minima parte delle pareti, dato che il resto era ricoperto da una lastra di rame non levigato. Come facesse a vederlo? Semplice, non c'era un muro a separare quella dependance del bagno dalla camera, ma una lastra di vetro.
Vide qui e lì cavalletti per dipingere, piante di vario tipo in vasi tutti diversi e delle varie fogge e grandezze, ma a colpirlo furono gli specchi, erano ovunque: sul soffitto sembravano dei fiumi, che si diramavano, si scontravano e si allungavano all'infinito, come le radici un albero secolare. Quelli sulle pareti però erano tutt'altra storia, erano piccoli e con dalle cornici classiche e lussuose o talmente tanto grandi da occupare una parete, altri non avevano cornice, per altri ancora era rimasta solo quella e dietro si intravvedeva il muro a cui erano attaccati alcuni irregolari frammenti. Dire che fosse stupefatto è dire poco, talmente tanto che non si accorse neanche del ritorno di Elaja, <Mi potresti aiutare? Non ci riesco da solo> disse ammiccando al dito fasciato nella garza, con delicatezza fece un piccolo nodino per evitare che si slegasse.
<Camera tua è... incredibile> mormorò continuando a guardarsi intorno, <Grazie, ci ho messo un po' ma alla fine è venuta su esattamente com'era qui> indicò la sua stessa testa, e questo lasciò Axl ancora più estasiato.
Elaja era incredibilmente affascinate, aveva delle movenze eleganti e lascive, mai volgari, sempre calcolate ed equilibrate. La classica persona che si potrebbe guardare per ore senza annoiarsi mai.
<Il letto è enorme> constatò, le lenzuola erano sfatte dato che nessuno si era preso la briga di rimetterle a posto, ma quello sciatto disordine non riusciva proprio a disturbarlo, <Beh, di solito è anche molto affollato...> replicò il corvino. Al solo pensiero di un Elaja nudo in quel letto Axl arrossì come un ragazzino alle prime armi. Pensò con la mente che vagava lussuriosamente, che già era uno spettacolo da vestito, figuriamoci da nudo, ma poi si riprese, per lui tuto quello era chiaramente off-limits.
<Torniamo in cucina, non abbiamo ancora finito> disse Axl con la gola secca e una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

La casa degli specchi Where stories live. Discover now