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"Cerchiamo di sopravvivere e di non arrenderci: questo fa una donna."
Riverdale.

"— Riverdale

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7.

M a d d i e




La mattina, non appena mi alzo dal letto, le urla di mio fratello provenienti dall'altra stanza mi fanno alzare gli occhi al cielo; è almeno passato un quarto d'ora da quando ha cominciato a chiamarmi per fare colazione, e le sue urla non sono cessate fino a questo momento, in cui finalmente esco dalla stanza con i suoi occhi pronti a trafiggermi.

«Finalmente hai deciso di alzarti» borbotta, cingendo le braccia sotto al petto; alzo nuovamente gli occhi al cielo e mi siedo davanti alla penisola di marmo, appoggiandoci i gomiti sopra per sorreggere la mia testa piuttosto pesante e dolorante. Arriccio il naso non appena mi rendo conto di non trovare i soliti pancake nel piatto, bensì una semplice tazza di latte con dentro una montagna di cereali.

Peccato, mi stavo quasi abituando all'odore nauseante dei pancake.

«Perché latte e cereali stamattina?» domando indispettita, guadagnandomi un'occhiataccia da parte di mio fratello non appena si siede davanti a me. Infila il cucchiaio nella tazza, tirando su una quantità esagerata di cereali; mangia tranquillamente la prima cucchiaiata prima di puntarmelo contro, facendomi alzare un sopracciglio.

«Non te li meriti — » si ferma per qualche istante, inserendo nuovamente il cucchiaio nella tazza fumante di latte e cereali. Socchiudo leggermente la bocca, non capendo a pieno il suo discorso. « — Mi hai costretto a guardare Titanic, Santo Cielo! E per di più, ho dovuto sopportare il tuo fiume di lacrime durante il finale» borbotta indispettito, abbassando successivamente gli occhi sulla tazza.

Istintivamente scoppio a ridere per l'assurdità della sua risposta, mentre lui rimane indifferente alle mie risate e continua tranquillamente a finire la sua colazione. Non ricevendo alcuna risposta, compio il suo stesso gesto; dopo qualche istante, lo guardo mentre si alza e posa le stoviglie nel lavandino. «Devo andare a lavoro oggi, vuoi venire con me?» mi domanda velocemente, scrollandosi di dosso le briciole dei cereali.

Annuisco convinta; passare la giornata nel negozio di tatuaggi di Derek non potrà far altro che rendermi allegra. Il suo collega è tremendamente ambiguo nel suo stile e soprattutto nei tatuaggi che ha tatuati su tutto il corpo, ma ha quel qualcosa di tremendamente divertente. Di certo non ci si annoia mai.

«Tra dieci minuti dobbiamo uscire, quindi ti consiglio di sbrigarti, polentona» annuncia divertito, prima di donare una veloce occhiata al mio pigiama bianco con dei piccoli orsetti disegnati sopra. «E quel pigiama è davvero orribile» conclude, formando una smorfia di disgusto sul suo viso.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora