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"Le feste e i divertimenti splendidi e rumorosi portano sempre in sé un vuoto, anzi una stonatura, già soltanto per il fatto che si oppongono nettamente alla sventura e alla povertà della nostra esistenza."
— Arthur Schopenhauer.

"— Arthur Schopenhauer

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M a d d i e



Asciugo le lacrime che, velocemente, mi stanno rigando le guance; Haley non si è risparmiata nella scelta del film e ne ha scelto uno fin troppo commovente. Intanto la mora si presa a buttare nel cestino un paio di fazzoletti da lei usati, credendo di riuscire a nascondermeli; l'ho beccata in pieno mentre piangeva a dirotto durante il finale, ma lei continua ad essere dell'opinione contraria.

Prendendo un bel respiro, mi alzo per togliere il disco dal lettore. Haley è scomparsa nello stesso istante in cui sono riuscita ad alzare il mio corpo dal materasso, chiudendosi in bagno. Probabilmente non ha intenzione di farmi vedere le condizioni dei suoi occhi, e mi ritrovo a ridere silenziosamente pensando a quanto la mora sia orgogliosa.

Lancio una veloce occhiata al cellulare posto sulla scrivania, che segna circa le sei del pomeriggio. Prima di guardare il film, io ed Haley abbiamo passato un paio d'ore a parlare di qualsiasi cosa; mi ha addirittura raccontato qualche aneddoto sulla sua famiglia. Inizialmente ha tentato di chiedere qualcosa riguardo la mia situazione familiare, ma prontamente mi sono tirata indietro. Chiedendole scusa, le ho confidato di non essere ancora pronta ad instaurare quel tipo di conversazione.

Haley non se l'è presa, bensì mi ha sorriso prendendomi la mano, proprio come ha fatto pochi giorni fa in macchina con mio fratello, quando si è accorta del mio stato d'animo. Per ora le basta sapere alcune piccole, minuscole cose, e le sta bene così. Sa perfettamente che, non appena sarò pronta, le racconterò tutto.

«Maddie!» urla la mora, sventolandomi una mano davanti al viso. Strabuzzò gli occhi e indietreggio di poco, venendo totalmente colta alla sprovvista. «È almeno due minuti che ti parlo e non mi ascolti. Che c'è? Stavi pensando a Jona?» mi domanda ridacchiando leggermente, prendendosi una ciocca di capelli tra le dita. Scuoto leggermente la testa, sogghignando.

Per tutto il pomeriggio, nonostante non voglia ammetterlo, il mio cervello ha avuto il pensiero fisso sul corvino. Anche se non me ne rendevo conto, mentre guardavo il film, immaginavo la scena vissuta qualche ora prima; i suoi occhi scuri erano diventati nettamente più chiari e luminosi quando si trovava a poca distanza da me, con delle sfumature verdi, talmente belle come se fossero finte. Scuoto nuovamente la testa, maledicendomi mentalmente e borbottando qualcosa senza significato, dato l'occhiata che la mora mi rivolge.

«Ho capito, ho capito» alza le mani in segno di resa, regalandomi successivamente un piccolo sorriso. Si sposta leggermente su un lato, facendo ricadere la sua folta chioma castana davanti al viso, sporgendosi per tirare su l'enorme borsa che si era portata appresso. «Sono partita prevenuta e mi sono portata dietro il cambio per prepararmi qui, sempre se ti va bene» annuncia debolmente, prendendosi il labbro inferiore tra i denti.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora