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"È quello che mi riesce meglio. Io respingo le persone."
—     Nicholas Sparks.

"—     Nicholas Sparks

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M a d d i e


L'ansia che si sta prendendo gioco di me non fa altro che distruggere ulteriormente la mia sanità mentale; Austin non compie nessun altro movimento se non camminare avanti e indietro davanti a noi, sedute su una panchina, mentre borbotta frasi senza senso e troncate a metà. Haley non ha comunicato molto con noi da quando è arrivata in camera mia; ha detto sì e no cinque parole. Il comportamento da parte del corvino deve averli davvero destabilizzati per farli ammattire in questo modo.

Io invece rimango seduta composta sulla panchina, cercando di far capire il meno possibile il mio stato d'animo attuale, non volendo assolutamente aggiungere un peso ai loro. Mordicchio leggermente la pelle intorno all'unghia, desiderando con tutta me stessa di risolvere questa situazione al più presto.

«Io non ho davvero idea di dove possa essere» borbotta tristemente il biondo, passando successivamente una mano tra i suoi capelli. «Siamo tutti d'accordo sul fatto che Jona sia un emerito coglione, ma ciò non toglie che non è da lui non farsi vedere né sentire per così tanto tempo» continua con voce bassa e tremante.

Haley, al mio fianco, annuisce. Trattengo leggermente il fiato sentendomi in totale imbarazzo; la preoccupazione per il corvino continua a salire gradualmente, ma non ho il diritto di scoppiare in lacrime davanti ai suoi due più grandi amici — nonostante mi sentirei molto meglio se lasciassi uscire la vagonata che da un bel po' sta minacciando di riversarsi sul pavimento.

«Non può, uhm... — » mi blocco per qualche istante, cercando di trovare le parole giuste per esporre una supposizione ai due ragazzi che mi guardano ansiosi. « — Essere rimasto a dormire da qualcuno e... Magari gli si è semplicemente scaricato il cellulare, e per questo non ha potuto avvisare nessuno» tento di mormorare con gli occhi abbassati verso le mie scarpe.

Austin scuote in modo deciso il capo. «Potrebbe anche essere, ma non sono sicuro che sia andata così. Ieri era piuttosto turbato per una telefonata, ricordate?» ci domanda con gli occhi leggermente confusi, facendomi venire un tremendo senso d'angoscia.

La mora inarca un sopracciglio prima di buttare sul pavimento la sigaretta finita, per poi schiacciarla con la suola della scarpa; non fa in tempo ad aprire bocca che ne estrae subito dopo una seconda dal pacchetto, portandola alle labbra. «In effetti le persone che Jona considera amiche potrebbero non rivelarsi tanto tali...» borbotta leggermente e alludendo a qualcosa in particolare.

Qualcosa che Austin riesce a comprendere, dato che il suo volto ti trasforma in una completa maschera terrorizzata. Deglutisce a fatica e si porta una mano sui capelli tirandoli leggermente e lanciando delle occhiate spaventate alla mora, che si morde in modo nervoso il labbro inferiore prima di puntare gli occhi su di me.

Lui è come il nero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora