CAPITOLO 21

770 71 44
                                    

copyright © radstereo

Jack decise che era giunto il momento di parlare con Wyatt e Jaeden.

Avrebbe voluto cavarsela da solo, ma alla fine io mi sedetti accanto a lui e lo aiutai durante tutto il discorso. Non avrei potuto fare altrimenti.

Cominciò parlando delle voci e da lì continuò lentamente a raccontare tutto il resto. Andò avanti per un'ora. Quando finì Wyatt e Jaeden piangevano.

Ci abbracciammo e piangemmo tutti insieme e in quel momento eravamo più uniti che mai, i nostri cuori battevano all'unisono con la confessione di Jack a farci da collante. I ragazzi passarono la notte con noi, giocando tutto il tempo a Mario Kart, tra risate e sorrisi. Fui contentissimo di vedere Jack così felice, soprattutto perché non lo era più stato almeno da quando sua madre era morta. Tornammo finalmente a trascorrere del tempo insieme come facevamo quando eravamo più piccoli.

Quando fu ora di andare a dormire, Jae e Wyatt si stesero su un materasso posizionato sul pavimento della mia stanza, mentre io e Jack ci sistemammo sul mio letto. Dopodiché ci fu un lungo silenzio, pensai che tutti e tre si fossero addormentati mentre io giacevo ancora sveglio con lo sguardo puntato sulla finestra.

"Jae? Sei ancora sveglio?" bisbigliò Wyatt dal pavimento, ricevendo un debole grugnito in risposta. 

"Si" rispose Jaeden, rigirandosi sotto le coperte. "Che succede?"

Rimasi in silenzio, ascoltando le loro voci ovattate. "Non riesco a dormire".

Dopo ci fu un attimo di silenzio, e sentii Jaeden prendere un respiro profondo. "Hai bisogno che ti faccia le coccole?"

Wyatt non incassò la battuta, e ho come l'impressione che abbia spinto Jaeden giù dal materasso. "Ti odio."

Jaeden ridacchiò, e questo mi fece sorridere. Volevo che i miei amici fossero felici nonostante tutto; se lo meritavano. Dopo tornò ad esserci silenzio, evidentemente si erano entrambi riaddormentati. Lasciai che i miei occhi si chiudessero e mi addormentai a mia volta.

**

La mattina seguente mi svegliai tra le grida.

Sbarrai gli occhi nel momento in cui sentii il suono inconfondibile della voce di Wyatt che urlava e il rumore di qualcosa che sbatteva contro il muro. Saltai a sedere sul letto, e scorsi Wyatt con le spalle al muro e Jaeden che piangeva tra le sue braccia. Guardai dall'altra parte della stanza, e ciò che vidi mi fece gelare il sangue.

Jack era seduto sul pavimento, le ginocchia portate al petto, con due impronte di sangue impresse ai lati del volto. Le mani erano penzoloni, tutte ferite e ricoperte di sangue. Aveva un'espressione vacua, del tutto priva di emozioni.

"Jack!" urlai, correndo verso di lui e prendendogli il volto tra le mani, al di sopra delle impronte di sangue.

"Jack, ti prego!" ripetei, scrollandogli la faccia, ma lui si limitò a fissarmi negli occhi senza dire una parola.

"Cosa è successo?!" urlai, rivolgendomi a Wyatt e Jaeden.

"H-ha" cominciò Wyatt, balbettando "ha a-a-afferrato una tazza di v-v-vetro e se l'è spaccata tra le m-m-mani."

Mi morsi un labbro, tornando a rivolgermi verso Jack e gli osservai le mani. Mio padre fece irruzione nella stanza.

"Cosa diavolo sta succedendo?!"

Tutti noi lo guardammo; beh, tutti tranne Jack. Lo stato in cui versava quest'ultimo, lo terrorizzò.

Dal momento in cui siamo corsi in ospedale i ricordi sono confusi, tutti seduti sui sedili posteriori dell'auto con me che guardavo il soffitto dell'abitacolo con occhi vitrei, mentre Jack era sdraiato nel nostro grembo. Fortunatamente, riuscimmo a portarlo al pronto soccorso.

Per prima cosa gli estrassero tutti i frammenti di vetro che aveva nelle mani, poi il dottore cominciò a fargli delle domande, ad alcune delle quali Jack si rifiutava di rispondere.

"Ti senti depresso o hai mai avuto pensieri suicidi?" Questa era una delle domande, di fronte alla quale Jack sbatté le palpebre, fissando l'uomo e chiudendo gli occhi.

"Abbiamo bisogno che il ragazzo parli" disse il medico, rivolto a me e ai miei genitori. Mi morsi il labbro e annuii.

"Jack" dissi, posando una mano sulla sua spalla. Lui mi guardò. "Devi rispondere alle domande di questi signori, ok?"

Il suo sguardo si incupì. "No."

Quella era la prima parola che aveva pronunciato in tutto il giorno, mi sentii come se una lancia mi avesse trapassato il petto e il cuore mi si strinse all'istante. Trattenni le lacrime.

"State lontano da lui" bisbigliò, ed io aggrottai le sopracciglia, confuso.

"Jack che cos-". Mi interruppe con un urlo tale da far arrestare la circolazione del sangue.

I dottori lo trascinarono via mentre urlava, nel tentativo di avventarsi su di me, e fu in quel momento che realizzai che Jack non era lì. Era la sua mente, quelle fottute voci, stavano prendendo il sopravvento su di lui, all'atto pratico, Jack Grazer se n'era andato.

I dottori lo legarono alla base del letto mentre si dimenava e urlava, e, completamente paralizzato dalla paura, vidi un'infermiera che, in preda al panico e allo spavento, lo sedò. I suoi occhi rotearono all'indietro, mentre perdeva lentamente conoscenza. La stanza precipitò nel silenzio più assoluto.

"Dobbiamo portarlo al reparto malattie mentali" sospirò il dottore. "Potrebbe aver bisogno di essere ricoverato lì per qualche tempo."

E fu in quel momento che tutto il mio mondo mi cadde addosso.

**

Vedere i dottori che frugavano nella valigia di Jack alla ricerca di armi e oggetti pericolosi fu uno spettacolo a cui non avrei mai voluto assistere.

Jack era in piedi in un angolo della stanza e mi fissava, con indosso un paio di sottili pantaloncini grigi e una maglietta blu chiaro. Io evitavo il suo sguardo, nel tentativo di ascoltare ciò che i dottori stavano dicendo a mia madre riguardo la durata del ricovero, quante e quali medicine avrebbe dovuto prendere e quali erano gli orari di visita. Avevo il cuore spezzato. Non potei evitare di sentire come quelle persone definissero Jack uno psicopatico e un maniaco, quasi come se stessero parlando di una sorta di serial killer. Lui era Jack. Il mio Jack. Ed ora era bloccato nel suo dannato mondo, costretto ad assumere farmaci cinque volte al giorno, senza il permesso di maneggiare persino una matita per paura che potesse usarla per pugnalare qualcuno. Pensate: queste persone credevano che Jack sarebbe stato in grado di ferire qualcuno con una fottuta matita.

I dottori ci mandarono via senza tanti complimenti mentre riconducevano Jack nella sua stanza, senza permetterci nemmeno di fargli un semplice saluto. In ogni caso, dubito che Jack ci avrebbe sentito.

------

Questo è il capitolo. D'ora innanzi cercherò di riprendere ad aggiornare costantemente.

Ripeto anche qui che ho in programma di riprendere anche le altre due storie e tradurne altre, ma tempo al tempo. 

Intanto terminerò questa, che è stata la più seguita e reclamata anche in questi mesi di stop.

Buona serata a tutti!

[COMPLETA] Baby boy (Bambino) [Traduzione italiana] | FackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora