We're Going To Visit Your Mom

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Calum Hood

Un'altra settimana è passata e, come sempre, non ho fatto letteralmente un cazzo. Continuo a restare chiuso qui dentro come un topo in gabbia, Ashton esce ogni giorno lasciandomi con uno dei Bloods a sorvegliarmi ed inoltre credo di avere qualche problema, oltre a quelli che già ho ovviamente. Perché non è normale che il mio rapitore mi faccia partire l'ormone, soprattutto quando si mette a petto nudo per dormire. Poi con i capelli rossi è ancora peggio. Mi sento fottutamente strano, malato quasi. Non so cosa mi stia succedendo, so che questa convivenza però non mi fa bene. Ho conosciuto Ashton al meglio, nonostante non sappia niente del suo passato, e non mi sembra cosi cattivo come vuole sembrare. Questo mi fa sentire ancora più problematico. Dovrei odiarlo ed invece mi ritrovo ad essere attratto fisicamente da lui. Sbuffo sonoramente, attirando l'attenzione del riccio che, per miracolo, è a casa insieme a me. Siamo entrambi in salotto, sul tavolino in vetro è poggiata la mappa della banca che dovranno rapinare lui ed il resto della banda. Il colpo dovrebbe essere tra un mese ed Ashton non ha paura di mostrarmi il tutto, consapevole che resterò qui ancora per molto e che non dirò nulla a nessuno.

"Cosa c'è?" Mi chiede, nel vedermi leggermente triste. Io scuoto la testa, accennando un sorriso per non farlo preoccupare.

"Nulla, solo pensieri" Dico in modo vago, stringendomi nella felpa, ovviamente sua, che mi sta larghissima. Da quando sono arrivato qui sono dimagrito parecchio. Non che prima fossi grasso, ma sto saltando parecchi pasti nell'ultimo periodo, dato che quando ci sono gli altri a sorvegliarmi non posso mangiare, visto che non me lo permettono. Il riccio si sente in colpa per questo, ma so che non può fare altrimenti. Non devo dare sospetti.

"A cosa pensi?" Insiste lui, facendomi mordere il labbro. Non voglio dirgli la verità, non so come reagirebbe, quindi tiro fuori la prima cosa che mi salta alla mente, pentendomene subito dopo.

"Mia sorella" Mi mordo la lingua nel pronunciare quel nome, abbassando la testa. Il ragazzo molla la matita sul tavolino, presa per segnare varie cose sulla mappa, e si sistema meglio sul divano, in modo da guardarmi.

"Parlami di lei, Cal. Ti farà stare meglio" Mi incita, poggiando una mano sul mio ginocchio, provocandomi non pochi brividi. Deglutisco a vuoto, alzando nuovamente lo sguardo su di lui.

"Si chiama Mali-Koa, ma tutti la chiamiamo Mali, ed ha cinque anni in più di me" Comincio a voce bassa, torturandomi le mani. "Abbiamo sempre avuto un rapporto bellissimo, era la mia sorellina, nonostante sia più grande di me. Era una di quelle brave ragazze, hai presente no? Ossessionata dal proprio aspetto, con tanti amici, non faceva mai tardi il venerdì sera e metteva sempre la famiglia al primo posto. Poi, qualcosa è cambiato. Più precisamente, quando ha incontrato Walter Peterson" Un groppo alla gola mi costringe a fermare il mio discorso, le lacrime raggiungono i miei occhi ed io guardo il ragazzo di fronte a me che, nel vedermi in questo stato, mi prende entrambe le mani, cercando di calmarmi, inutilmente. Ciononostante, continuo.

"Inizialmente sembrava un bravo ragazzo, ma poi ho notato strani comportamenti da parte sua ed anche di mia sorella. Lei, che ha sempre odiato i tatuaggi, nel giro di qualche mese ne ha fatti cinque. Tornava a casa sempre più tardi, alcune volte usciva di pomeriggio e tornava il mattino dopo. Era troppo strana. Per questo, una notte io e Luke abbiamo deciso di seguirli durante una delle loro uscite e ho visto ciò che non avrei mai voluto vedere" Mormoro, lasciandomi scappare un singhiozzo. Lo sento mentre mi stringe le mani ed inizio a piangere silenziosamente, cercando per lo meno di finire tutta la storia.

"Mia sorella stava spacciando, insieme al suo ragazzo. Stavano vendendo droga ad un ragazzino che avrebbe potuto avere la mia età, quindici all'epoca. È stato orribile. Quando stavamo per andarcene, ci hanno beccati. Mia sorella ha iniziato a blaterare cose senza senso, a dire che era sempre stata cosi, che la sua bontà era tutta apparenza. Capii che, in realtà, io non la conoscevo affatto. E quando lasciò me, a mamma ed a papà con una lettera, dicendo di essersi unita agli Skeleton, il mondo mi cadde addosso. Non abbiamo più avuto sue notizie. Non sappiamo se sia viva o morta, non sappiamo assolutamente nulla. Poi, quest'anno, mia madre è entrata in riabilitazione ed io volevo solo dimenticare tutto, perdere la memoria e ricominciare da capo. Iniziai a considerare l'idea di unirmi ad una gang anche io, cosi da riavvicinarmi in qualche modo a mia sorella, e quando vidi che mio padre aveva tanti casi aperti con i Bloods tra i sospettati, feci delle ricerche su di voi. È per questo che so ogni vostra regola, ciò che fate, in quali luoghi siete. Gli Skeleton hanno sede a Londra, in Inghilterra, dove ci sono anche i Bloods. Per questo, ho iniziato a chiedermi se, unendomi a voi, avessi potuto raggiungerla" Concludo, asciugandomi le poche lacrime che hanno rigato le mie guance, mentre Ashton mi guarda dispiaciuto. Probabilmente era una storia che già sapeva, ma aveva ragione, parlarmene mi ha fatto bene. Non era quello a cui stavo pensando, ma era da tempo che non raccontavo la storia di Mali-Koa. In più, gli ho confessato il perché ho imparato il codice dei Bloods, una cosa che lui mi ha chiesto non appena sono arrivato qui.

"Cal io.. Non so sul serio che dire, mi dispiace tantissimo. Non scherzo. Sappi soltanto che unirti a noi non sarebbe servito, saresti dovuto andare a Los Angeles, alla sede centrale della banda, ed unirti a loro. È poi il capo a decidere se devi restare lì o andare da qualche altra parte, come ha fatto con me. Non sarebbe neanche stato sicuro che saresti andato in Inghilterra" Mi dice ed io accenno un piccolo sorriso, come per ringraziarlo silenziosamente. Poggio la testa sulla sua spalla, avendo bisogno di sentire il suo profumo, mentre un suo braccio si avvolge intorno alle mie spalle. Restiamo qualche minuto in silenzio, fin quando non si decide a parlare.

"Usciamo" Dice improvvisamente, facendomi rialzare la testa. Lo guardo confuso, cercando di capire se stia scherzando o meno.

"E dove vorresti andare?" Chiedo, continuando a non capire. Lui mi sorride, alzandosi dal divano e porgendomi una mano.

"Andiamo a trovare tua madre"
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BUON NATALE GENTAGLIA!
E dato che a Natale si è tutti più buoni, questa settimana doppio aggiornamento ❤️
Diciamo che questo capitolo è incentrato sulla storia della sorella di Calum, che comparirà solo in un altro capitolo della storia, mentre nel prossimo (quindi quello di domani) conoscerete finalmente mamma Hood🥺
Mi raccomando, passate una bella giornata e mangiate come i porci.
A domani!

hannah

Stockholm SyndromeWhere stories live. Discover now