Tomorrow Never Dies

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Calum Hood

Oggi ci sono i funerali di mia madre.

Mio padre ha organizzato tutto ed io sono venuto a saperlo solo grazie a Patty, intenzionata ad andare. So quanto fosse legata a lei, erano amiche ed è soprattutto grazie a lei se mia madre stava migliorando. E so anche quanto si stia colpevolizzando della sua morte, perché non aveva prestato abbastanza attenzione a lei per notare che stava continuando a drogarsi ad insaputa di tutti. Ed ora mi ritrovo in Chiesa, seduto su una delle panche delle prime file, con Ashton accanto. Siamo entrambi vestiti di nero, io tengo lo sguardo basso mentre lui mi tiene la mano. Non era costretto a venire, ma l'ha fatto lo stesso e gliene sono grato. Luke è seduto accanto a Michael ed a mio padre, sulla panca accanto alla mia. L'uomo è rimasto sorpreso nel vedermi lì, ma non ha fatto in tempo a chiedermi nulla che il prete ha fatto il suo ingresso, dando inizio alla cerimonia funebre. Il biondo mi ha guardato dispiaciuto, nonostante glielo si legga negli occhi che la presenza di Ashton lo infastidisce. La Chiesa è semi vuota, dei parenti di mia madre neanche l'ombra. Quando hanno saputo della sua dipendenza, è come se l'avessero cancellata completamente dalla famiglia. Si meriterebbero solo calci in bocca.

"Se qualcuno vuole dire qualcosa su Joy Hood, vi prego di farvi avanti" Dice l'uomo sull'altare e mi alzo, precedendo mio padre che, con un foglio tra le mani, stava per fare la stessa cosa. Gli rivolgo un piccolo sorriso, salendo i due scalini che mi separano dall'altare e mi avvicino al leggio, dove c'è anche un microfono. Sento gli sguardi di tutti i presenti addosso, ma non mi importa. Prendo un respiro profondo, tirando fuori dalla tasca la pagina strappata di un quaderno su cui ho scritto i miei pensieri, ieri sera. Sono rimasto sveglio tutta la notte a cercare le parole giuste per renderle giustizia, lei non si merita un discorso scritto cinque minuti dall'inizio del funerale solo per far vedere che so qualcosa su di lei.

"Ho scritto queste parole a notte fonda, avvolto nel silenzio, da solo con la mia tristezza ed il mio dolore. Inizialmente, mi sono lasciato guidare da esse e mi sono reso conto che, in una pagina e mezza di discorso, avevo solo esternato i miei sentimenti, senza parlare abbastanza di lei. Joy Hood era mia madre, anzi lo è ancora, perché nessuno potrà mai prendere il suo posto. Uno dei ricordi più belli che ho di lei è quando, a quattro anni, andammo allo Sheep Meadow e restammo stesi sul prato fino all'una di notte, ignorando le continue chiamate di mio padre. È proprio lì che ho capito di avere come madre una donna meravigliosa come lei. Quella sera mi disse una frase, una a cui ancora oggi penso e che porto nel cuore. Il domani non muore mai. È questo ciò che mi disse. Mi disse che nonostante tutto, ci sarà sempre un domani e sono io a decidere se farne parte o meno. Sono io a decidere se vedere ciò che un nuovo giorno ha in serbo per me o fermarmi, restando incollato al passato. Sono queste parole che mi danno la forza di andare avanti, perché se non fosse stato per questo, oggi staremmo celebrando il mio funerale e non il suo, anche se avrei preferito che fosse cosi. Lei non meritava di morire. So che molti di voi pensano che sia stata una sua scelta, perché ha deciso lei di essere una drogata. Ma non è cosi. La dipendenza non è una scelta, non lo è mai. Ha provato a rimettersi, ha accettato l'aiuto che le era stato offerto, ci ha provato. Ma quella dipendenza è stata più forte di lei e le ha portato via ogni cosa. Joy Hood era tante cose. Era una donna, una madre, una moglie. Ma come prima cosa, era umana. E non meritava di andarsene in un modo cosi ingiusto. Ad oggi, ho ancora un altro motivo per restare in vita, ovvero quello di vivere anche per lei. La porterò sempre nel cuore, fino alla fine dei miei giorni. Grazie" Una volta concluso il mio discorso, ritorno al mio posto, con gli occhi pieni di lacrime. Il mio ragazzo mi riafferra subito la mano e mi bacia la fronte, nella speranza di attenuare almeno un po' il mio dolore. Il rito continua e, dopo poco, finisce. La bara viene sollevata da quattro uomini e portata all'esterno, dove parte il corteo. A piedi, tutti insieme, arriviamo al cimitero. Ci mettiamo in cerchio intorno al buco, scavato apposta per permettere alla bara di entrarvi. Io e mio padre siamo in prima fila. Il sacerdote benedice la bara, dando poi l'ordine di calarla all'interno della fossa. Lascio scendere una lacrima lungo la mia guancia, nonostante mi sia ripromesso più volte di non piangere, e prendo una manciata di terra, gettandola sulla bara. Mio padre fa lo stesso, prima che la folla si disperda. Un singhiozzo sfugge al mio controllo e mi lascio stringere da Ashton, che ha un braccio avvolto intorno alle mie spalle. Stiamo per andarcene, quando la voce di mio padre ci fa fermare e voltare nella sua direzione. Accanto a lui, ci sono Luke e Michael. Rivolgo un'occhiata al riccio, che mi libera dalla sua stretta, per permettermi di andare da loro. Annuisce, facendomi cenno di andare. Prendo un respiro profondo, avvicinandomi a loro e non faccio neanche in tempo a dire qualcosa, che mio padre mi abbraccia, stringendomi forte. Affondo la testa nella sua spalla, scoppiando a piangere.

"Torna a casa con me, Calum. Ti prego" Mormora ed io mi stacco appena, in modo da guardarlo. Scuoto la testa, asciugandomi le lacrime.

"È la mia vita, papà" Gli rispondo semplicemente e l'uomo sospira.

"Non posso perdere anche te" Il suo tono è disperato, ed infondo lo capisco. Sono l'unica cosa che gli è rimasta.

"Non mi perderai. Verrò a trovarti quando posso, te lo prometto" Sussurro, abbracciandolo di nuovo, prima di passare a Luke. Il rosso accanto a lui si allontana leggermente, per lasciarci spazio. Non ho mai avuto un vero e proprio rapporto con lui e gli sono grato per questo suo gesto.

"Mi dispiace per ciò che ti ho detto. Hai ragione, è la tua vita e da buon migliore amico avrei dovuto accettarlo fin dall'inizio. Ma prova a farti uccidere e ti strangolo" Mi avverte, ridacchiando appena. Scuoto nuovamente la testa, stavolta divertito, e lo abbraccio fortissimo, lasciandomi stringere a mia volta.
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Scusate ma non sono in vena di dire molto oggi, hanno annullato il concerto di Louis a Milano e sono molto triste nonostante sapessi già che sarebbe andata a finire così + sono a casa da due settimane perché la scuola è chiusa e non ce la faccio più.
Sto 2020 già m'ha rotto i coglioni e sto virus di merda sta rovinando ancora di più il tutto.
Scusatemi.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante sia abbastanza triste❤️

Stockholm SyndromeWhere stories live. Discover now