Capitolo 1

219 7 3
                                    

«Stop! Facciamone un'altra» urlò il regista.
«Certo, va bene» rispose Noel. Si schiarì la voce. «Scusate» mormorò credendo di aver sbagliato qualcosa.
Ethan, l'altro attore, gli sorrise. «Non ti preoccupare» lo rassicurò.
«Signor regista, vuole fare una pausa?» gli chiese uno dei suoi assistenti.
Harry sospirò. «Va bene, riprendiamo tra dieci minuti»
Camden si staccò dal muro, e si allontanò per dirigersi verso il bagno. Le riprese erano iniziate da una settimana e lui si stava divertendo un sacco a scoprire sempre di più i termini medici a lui sconosciuti. La sceneggiatura e le battute erano state pensate in maniera così dettagliata e precisa da lasciarlo senza parole quando lesse il copione fino alla fine. Il suo ruolo era uno dei più belli che avesse mai interpretato e anche gli altri attori erano stati bravissimi ad entrare nella parte, cosa che a volte risultava molto difficile. Si avvicinò agli orinatoi posti sulla parete, e qualche secondo dopo sentì la porta aprirsi ma la ignorò e continuò a fare pipì senza curarsi di chi potesse essere, nemmeno quando la persona lo affiancò.
«Sei stato bravo oggi» disse Noel, guardandolo con la coda dell'occhio.
«Grazie» rispose il più grande, chiudendo la zip e andando verso i lavandini per lavarsi le mani. Dopodiché chiuse l'acqua, asciugò le mani e uscì dal bagno senza aspettare l'altro. Una volta rimasto solo, il giovane sospirò. Da quando avevano iniziato le riprese, avevano scambiato qualche parola che riguardava il lavoro oppure se erano in gruppo; quando restavano da soli, Camden si comportava in modo scostante oppure rispondeva quasi infastidito. Non era quello che voleva Noel, voleva avere un bel rapporto con l'attore, perché sapeva che se non ci fosse stato almeno uno stato di tolleranza, si sarebbe sentita l'aria pesante durante tutte le riprese. Uscì dal bagno dopo aver lavato le mani, trovò Camden circondato da altri due attori, il regista e la truccatrice che stavano ridendo per qualcosa. Martha si accorse di lui, così gli fece segno di avvicinarsi.
«Noel! Stavamo pensando di andare a bere qualcosa stasera, sai, per distrarci un po' visto che domani è sabato e lavoriamo ininterrottamente da una settimana» disse la ragazza, prendendolo a braccetto.
«Per me va bene» rispose contento, gli sarebbe servito divertirsi un po', chissà magari avrebbe potuto approfondire la conoscenza con Camden. Continuarono le riprese fino a pomeriggio inoltrato, poi i due attori poterono riposare e tornare a casa per poi prepararsi alla grande serata che gli aspettava. Una volta a casa, Camden si fece una doccia e iniziò a decidere cosa indossare, sparpagliando i suoi vestiti sul letto.
«Allora come è andata oggi?» domandò Liam, osservando l'amico dallo schermo del pc.
Camden ringhiò. «Me lo chiederai ogni volta?»
Liam rise e lo guardò cambiare pantalone, infilandone uno nero stretto. «Ma dove devi andare?» chiese curioso.
«Ho una cena con il cast e gli altri, prima che tu lo chieda, si, ci sarà anche lui»  si sedette alla scrivania, e guardò lo schermo del pc. «Ti chiederei di venire, ma so che tua moglie non ti lascerebbe andare» scherzò.
«Hai proprio ragione!» esclamò Ronnie, spuntando sullo schermo. «Ciao Cammy» lo salutò, utilizzando il nome che usava la loro bambina, Candace.
«Ronnie, perché non venite anche voi stasera?» disse sperando di convincerli, con il loro supporto magari sarebbe riuscito ad evitare quel tipo dagli occhi azzurri, tutto sorrisi e muscoli.
«Perché hai così bisogno che venga qualcuno? Non sai cavartela senza di noi?» domandò guardando lui, poi il marito. Camden stava per rispondere, ma fu anticipato da Liam.
«Deve nascondere l'attrazione che prova nei confronti di quello che in realtà dovrebbe essere un suo nemico, colui che lo ha spodestato dal suo primo posto» spiegò Liam, trovando divertente quella storia. Gli occhi di Ronnie si illuminarono.
«Oh, hai una cotta per il piccolo attore, eh?» lo stuzzicò ridendo insieme al marito.
«Siete due stronzi» borbottò. «Io io non ho nessuna cotta, quel tipo è pessimo, l'anno prossimo tornerò primo»  sentenziò, sicuro di sé.
«Smettila di essere così competitivo» lo rimproverò Liam.
Camden sbuffò. «Se non fossi stato così competitivo, non sarei arrivato a questo punto. In questo mondo bisogna essere cattivi e non farsi buttare giù, uno giovane come Noel è una preda troppo succulenta». Poi di scatto si alzò e prese due camicie quasi identiche, se non per il colore - una scura e una chiara - e le mise davanti allo schermo, per farle vedere ai due.
«Quale vi piace di più?» chiese sbirciando per vedere le reazioni dei suoi amici.
«Cam, sono uguali» rispose confuso Liam.
Ronnie sbuffò. «Scemo, non sono uguali. Non vedi che il colore è diverso?" si rivolse a Camden che sorrise. «Quella bordeaux è più bella, e poi ha il collo scoperto» ammiccò facendo ridere i due ragazzi.
«Oh, Cam! Quasi mi dimenticavo... Candace non fa altro che chiedere di te, una sera di queste, quando non sei troppo stanco, passa da noi così ti fermi a cena qui» lo invitò ricevendo subito la risposta da parte del ragazzo. Poco dopo chiuse la conversazione con i due coniugi, finì di prepararsi per poi scendere e raggiungere il luogo scelto per passare la serata. Quando arrivò trovò fuori al locale Martha e un ragazzo che non aveva mai visto, i due si accorsero subito di lui e la ragazza si sbracciò per farsi notare.
«Ciao Camden» urlò abbracciandolo poi quando il ragazzo le arrivò davanti.
«Ciao» disse spostando lo sguardo sul giovane che ricambiava lo sguardo. «Io sono Camden» si presentò, allungando una mano e stringendola. Il ragazzo sorrise, questo lo fece sembrare più giovane e se possibile, più bello.
«Io sono Archie, un amico di Martha» rispose, stringendo la mano. Aspettarono che arrivassero gli altri, tra questi anche Noel, si presentarono anche loro al nuovo giovane; quando entrarono furono accolti da una calca di gente che ballava appicciata, gente che beveva al bancone e chi ai tavoli, in maniera più tranquilla. Martha riuscì a raggiungere il bancone e scambiò due parole con un barman, dopo aver indicato il loro gruppetto tornò da loro sorridente e soddisfatta, annunciando che avevano il tavolo e vi si diressero subito.
«Cosa gli hai promesso?» rise Ethan, seguito da Christine, la ragazza che si occupava del trucco.
Martha alzò gli occhi al cielo. «Niente di quello che state pensando», guardò Camden e Noel. «Gli ho promesso un vostro autografo» sorrise innocentemente. Noel annuì, contento di poter fare qualcuno felice, Camden fece lo stesso. In men che non si dica, portarono al loro tavolo una serie di drink, che bevvero molto velocemente, e altrettanto velocemente prenotarono altri giri. Via il primo, il secondo, il terzo e poi il quarto, Camden si ritrovò tra la mischia a ballare a ritmo di musica, seguendone però uno tutto suo. In poco tempo si ritrovò circondato da bei ragazzi, lui ballò senza curarsi di loro, e tra quelli notò anche la presenza di Archie, che lo fissava e lentamente si avvicinava fino a trovarsi ad una spanna dall'attore. Iniziò a ballargli addosso, l'altro non si oppose, facendo capire all'altro che gli andava bene e che poteva pure continuare, così lo tirò verso di sé per far toccare ancora di più i loro corpi. Avvicinò il viso a quello dell'altro, in modo da parlargli all'orecchio, e mentre stava per dirgli qualcosa incrociò lo sguardo di Noel, che ballava insieme ai loro amici, mantenendo però il contatto visivo con lui. Accennò un piccolo sorriso, Camden non riuscì a distogliere lo sguardo, gli occhi azzurri di Noel erano ipnotici e per questo quando il ragazzo si mosse tra la folla, Camden lo seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dietro la porta del bagno. Fu quando Archie portò una mano ai suoi capelli per richiamare la sua attenzione che Camden si allontanò scottato, seguì Noel come se fosse la sua calamita e quando aprì la porta lo trovò poggiato di spalle al muro.
«Perché volevi che ti seguissi?»
«Tu perché mi hai seguito?» ribatté l'altro, con un sorriso sulle labbra. Camden si avvicinò lentamente, fino a trovarsi faccia a faccia con l'altro.
«Perché era ciò che volevi» rispose semplicemente.
«Tu cosa vuoi?» lo spiazzò. «Cosa vuoi, Camden?» fece un passo avanti, costringendo però Camden ad indietreggiare, frastornato per le sue parole e l'alcol. Fissò per un tempo interminabile il ragazzo, sembrava come se lo stesse guardando per la prima volta. Noel si avvicinò con l'intento di baciarlo, ma l'altro fece un altro passo indietro fino a voltargli le spalle e uscire dal bagno. Rimase ancora una volta da solo, in bagno, a rimuginare sul rifiuto appena ricevuto, se il primo passo non era andato a buon fine, capì che avrebbe dovuto procedere più lentamente. Appena tornò dagli altri, riprese a bere per cercare di dimenticare quei maledetti occhi azzurri che non ne volevano sapere di uscire dalla sua testa, a quel punto sarebbe stato facile prendersi un ragazzo belloccio e farci sesso, ma era una persona molto riservata, evitava di fare determinate cose, mai come in quel momento avrebbe voluto qualcuno con cui svagarsi, però dovette accontentarsi dell'alcol.
«Dovresti smetterla di bere»sentì dirsi alle spalle.
«E tu dovresti smetterla di immischiarti» biascicò continuando a bere la sua vodka.
Quando decisero di tornare a casa, iniziò la disputa su chi dovesse portare a casa Camden, perché in quelle condizioni non se la sentivano a farlo stare da solo, avendo paura che si potesse sentire male. Dopo dieci minuti buoni a decidere, Noel intervenì.
«Lo porto a casa con me, è la più vicina» e la discussione finì lì.
Il tragitto non fu facile, Camden non ne voleva sapere di collaborare ma riuscirono ad arrivare a casa di Noel in poco tempo, il pub dove erano stati distava circa dieci minuti a piedi. Riuscì a farlo stendere sul letto, e si appisolò per qualche minuto, quando il giovane si allontanò lo sentì mormorare, tornò da lui e si sedette sul letto trovandolo sveglio.
«Cosa stavi dicendo?» gli chiese.
Camden biascicò qualcosa che l'altro non capì, ma poi rispose. «Vuoi approfittare di me?» domandò e sembrò quasi preoccupato.
Noel sospirò, cercò di togliergli le scarpe. «No Camden, voglio che tu ti metta a dormire» gli parlò come si fa con i bambini. Lentamente riuscì a spogliarlo e infilarlo sotto le coperte, sorrise intenerito; quando dormiva i tratti del viso si addolcivano, facendolo sembrare più giovane e meno algido di come in realtà appariva, o voleva far apparire.
«Se vuoi vendermi ai giornali, è giusto che tu sappia che ho paura degli insetti» mormorò senza senso, aveva gli occhi chiusi ma riusciva ancora a parlare bene nonostante la sua voce andava man mano ad affievolirsi e capì che stava per addormentarsi, definitivamente.

La mattina dopo si svegliò con un cerchio alla testa che stringeva dolorosamente, doveva ancora aprire gli occhi ma capì subito che non si trovava a casa sua. La luce che entrava da una grande finestra gli dava fastidio e per questo si voltò dandole le spalle, stringendosi nel caldo piumone, chissà a chi apparteneva. Aprì un solo occhi e cercò di studiare l'ambiente, riuscì a vedere solo un piccolo mobile accanto al letto, un armadio grande e una porta che sicuramente portava al soggiorno o alla cucina. Chiuse di nuovo l'occhio e pensò a come ci era arrivato in quell'appartamento: ricordava di essere uscito con i ragazzi della crew e di aver bevuto un po', ricordava gente che ballava, lui stesso in mezzo alla pista appiccicato ad un ragazzo ma del quale non ricordava il volto. Accostò leggermente la coperta e si accorse di essere nudo, coprì gli occhi con il braccio e imprecò silenziosamente; era inutile, ormai il danno era fatto. Si alzò e si mise seduto, cercando di non vomitare e si guardò di nuovo intorno captando nuovi dettagli, durante quell'azione incrociò due occhi azzurri che difficilmente avrebbe dimenticato.
«Buongiorno» disse il ragazzo, avvicinandosi al letto. Camden non rispose, troppo impegnato a pensare ai mille scenari e come uscire da quella situazione.
«Non è come pensi» lo anticipò, Noel, capendo probabilmente cosa stesse pensando.
«Ah no? Perché a me sembra esattamente ciò che sto pensando» ribatté, furioso. Il solo pensiero che fosse andato a letto con lui lo faceva andare su tutte le furie, il fatto che fosse ubriaco e che non ricordava nulla lo faceva sentire ancora peggio.
«Cam, davvero. Ti ho solo portato qui, ti sei addormentato, ti sei vomitato addosso e ti sei spogliato da solo. Non avrei mai e poi mai, approfittato di te» disse, sentendosi anche un po' offeso per quell'insinuazione da parte dell'altro. Camden non rispose, guardò l'altro come se stesse cercando in lui qualcosa che gli facesse capire che stava mentendo, ma non trovò nulla e quindi si rilassò leggermente.
«Okay... okay, va bene. Scusami. E grazie, presumo» borbottò, in evidente disagio. Il giovane sorrise, recuperando subito il buon umore. Camden passò una mano tra i capelli chiari e sospirò, cercando di recuperare un po' di tempo prima di rivolgergli di nuovo la parola ma fu anticipato ancora una volta dall'altro.
«Sei così carino quando dormi» gongolò, continuando a sorridere in un modo che iniziava a sembrare inquietante.
L'attore spalancò gli occhi. «Mi hai osservato dormire, brutto maniaco?» lo rimproverò.
«No» disse, poi continuò. «Ogni tanto venivo a vedere se stessi bene o se stessi dormendo» aggiunse, rassicurandolo.
Camden annuì. «Adesso mi dai i miei vestiti, così posso rendermi presentabile?» dovette chiedere, visto che la coperta gli copriva le parti basse a stento. In pochi minuti si sistemò, andò in bagno, mentre l'altro rifaceva il letto e poi si dedicava alla colazione; quando il più grande finì lo raggiunse.
«Allora io... vado»palesò la sua presenza, facendo voltare il ragazzo.
"Non resti per fare colazione?" cercò di nascondere il tono deluso ma non gli riuscì bene.
«No, ho delle cose da fare» rispose. Noel non rispose, così l'altro continuò.
«Okay, ci vediamo. E grazie ancora» senza aspettare risposta, raggiunse la porta principale e uscì. Noel ormai iniziava a farci l'abitudine, quando erano solo loro due, finiva sempre così: Camden se ne andava lasciandolo solo, in sospeso e confuso; non potè far altro che sedersi alla penisola della cucina e mangiare da solo la colazione che aveva preparato per entrambi. Almeno per quella volta avevano avuto una conversazione civile, forse stavano facendo dei piccoli passi; davvero, davvero piccoli.

Secret loveWhere stories live. Discover now