Capitolo 6

139 8 1
                                    

Liam andò a trovarlo i primi di dicembre, inaspettatamente, infatti quando Camden aprì la porta della sua stanza, per poco non svenne nel trovare il manager sorridente e la valigia ai piedi.
«Liam! Cosa ci fai qui?» domandò cercando di tenere il più possibile la porta chiusa, e coprire con il suo corpo ciò che vi era all'interno della stanza.
Liam si accigliò. «Ti ho avvisato nei giorni scorsi che sarei venuto, hai la testa altrove» fece un passo avanti, ma Camden lo bloccò.
«Che ne dici se ci vediamo nella hall, andiamo a fare colazione insieme?»propose sperando che all'atto accettasse, e andasse via, ma quella domanda fece solo di più insospettire l'altro, il quale lo scansò ed entrò nella suite, guardandosi un po' intorno, non notando niente di strano fino a quando non spostò lo sguardo sul letto, riconoscendo il giovane steso placidamente sotto le coperte, che russava lievemente. Liam si voltò così lentamente verso l'amico, da farlo sembrare un serial killer, facendo quasi spaventare Camden per la sua espressione poco raccomandabile.
«Cam, stai scherzando, vero?» domandò a bassa voce, cercando di non svegliare il giovane. Perciò portò Camden verso il salotto adiacente alla camera da letto, così che potessero parlare senza essere interrotti. Sentendo lo sguardo insistente dell'altro, Camden sbuffò e incrociò le braccia al petto.
«Che c'è?» chiese scocciato.
«Cosa stai combinando?» domandò calmo. Si sedette sul bracciolo del piccolo divano e guardò l'amico.
«Niente» rispose brusco. «Non sono affari tuoi» borbottò sedendosi sulla poltrona, proprio di fronte all'amico.
«Invece lo sono» alzò la voce. «Se mandi a puttane la tua carriera e—»
«Non avete fatto altro che dirmi che avrei dovuto buttarmi, cazzo, adesso che sto bene , ora vieni a dirmi che sto mandando a puttane la mia carriera?» si alternò sentendo quelle parole. «Sai quanto ci tengo al mio lavoro, non farei mai nulla per rovinarlo» disse a bassa voce, cercando di calmarsi, per non svegliare Noel, non voleva che sentisse la loro discussione.
Liam sospirò, e si passò le mani tra i capelli.
«Perché non mi hai detto nulla?» domandò, e sembrò essersi calmato.
Camden alzò le spalle. «Volevo tenerlo per me» ammise. «Devo ancora capire a cosa porterà questa storia, se finirà bene oppure no. Credo che Harry sospetti qualcosa, sinceramente non so che fare se dovesse venire fuori, ma non ho voglia di rinunciarci»
«Succederà il putiferio se questa storia viene fuori, ecco cosa! Dovremmo combattere con giornalisti, i media, la sua famiglia— il suo manager non dice niente di tutto questo?»
«Liam, calmati o ti verrà un infarto» lo prese in giro, ma quelle parole fecero solo arrabbiare l'altro.
«Smettila di rendere tutto un divertimento, cazzo. Questo è il problema con te, non prendi mai niente seriamente! Se decidete di rendere pubblica la vostra relazione, io devo sapere cosa fare, lui deve sapere cosa fare, tu devi sapere cosa fare, per evitare di fare gli stessi errori»
Camden rimase impassibile, almeno in quel momento, dalla faccia di Liam capì che l'amico si era già pentito di quello che aveva detto.
«Cam— scusa io...» lanciò uno sguardo dietro di lui, e così si voltò, Noel li stava guardando e sembrava come se si fosse appena svegliato.
«Scusate, non volevo disturbare, ma ho sentito voci e... è tutto okay?» domandò guardando prima uno e poi l'altro. Fu Camden a prendere parola per primo.
«Si, Liam è passato a fare un saluto. Se ne stava andando» e senza aspettare altro, uscì dalla stanza per dirigersi verso l'ingresso. I due lo seguirono, e Liam mogiamente prese la sua valigia.
«Cam... ci sentiamo okay?» l'altro non rispose, lui lanciò uno sguardo a Noel, per poi aprire la porta e uscire.
Camden si sedette sul bordo del letto, e poco dopo fu raggiunto da Noel, gli prese una mano e gliela strinse.
«Avete litigato?» domandò direttamente.
«No» rispose a monosillabi. «Non proprio»
Noel sospirò. «Non approva la nostra relazione?» era la prima volta che usciva fuori la parola relazione, e Camden per la prima volta capì che era giusto così, che quella era la parola giusta per definire la loro situazione.
«Ha paura di quello che succederà se dovesse venire fuori. Il tuo manager cosa ne pensa?»
Noel fece una smorfia. «Lewis l'ha presa bene, diciamo, ormai conosceva il mio piano per conquistarti, e ora che ci sono riuscito è contento di non sentirmi più parlare di te, cioè non come prima» rise e coinvolse anche Camden.
«Avevi un piano per conquistarmi?»
«Beh, era un bel piano, e devo dire che ha funzionato» gli accarezzò la guancia. «Anzi, pensavo sarebbe stato più difficile, invece hai ceduto subito al fascino dell'attore»
Camden sorrise, e lo guardò. «È stato facile cedere» ammise, sia all'altro ma anche a se stesso. Stettero in silenzio per un po', cullati dai rumori che giungevano dalla strada, e dagli uccelli che cinguettavano, poi Noel parlò.
«Visto che oggi non hai molte scene da fare, quando finisci chiama Liam e parlate, okay? Non voglio che lui se ne vada stando arrabbiato con te e tu lavori con questo muso, siete amici ed è normale che per te sia importante il suo giudizio»
«È solo che...» prese un respiro profondo prima di continuare. «Lui è la persona che mi è stata vicina in tutti questi anni, mi ha sostenuto e mi ha difeso. Lui e mia nonna sono le due persone più importanti della mia vita, ho solo loro»
«Non conosco Liam ma è come se lo facessi sentendo parlare te, quindi posso dirti che non ti volterebbe mai le spalle. È solo preoccupato come ogni amico farebbe, tu spiegagli come stanno le cose, se non dovesse capire, almeno ci avrai provato. Io sarò qui quando tornerai» disse cercando di tirargli su il morale.
«Lo farò. Grazie» e così fece. Nel pomeriggio mandò un messaggio a Liam, sperando che l'amico non fosse già partito, e poco dopo si trovarono nella stanza di Cam, seduti sul divano, uno di fronte all'altro.
Fu Liam il primo a parlare. «Sinceramente credevo che mi avresti tenuto il muso per molto più tempo, non mi aspettavo che mi cercassi così subito» ammise guardandolo e notando quanto fosse nervoso.
Camden lo guardò in modo eloquente. «Noel mi ha convinto» borbottò, e Liam sorrise.
«Avrei dovuto capirlo»
«Non farti strane idee» gli puntò il dito contro.
Liam annuì. «Dev ammettere che questo cambio repentino di posizione insospettirebbe chiunque» rispose sincero.
«Non proprio chiunque. E poi, dovresti essere felice, no? Noel è un bravo ragazzo, a me finalmente piace, dicevi che te lo aspettavi, che il mio odiarlo era una scusa e bla bla bla. Quindi scusami se adesso non capisco perché tu sia così sorpreso, o infastidito»
«Cam, non sono sorpreso, o infastidito. E quando dicevo di aspettarmelo era così, solo non pensavo ti buttassi a capofitto in una relazione» disse. «Vorrei solo che ci andassi piano, questa volta»
Camden sbuffò. «Io non soffrirò, lui non soffrirà se dovesse finire. Per ora stiamo bene così, smettila di ricordarmi i miei sbagli del passato» borbottò come un bambino capriccioso.
«D'accordo. Ti chiedo solo di andarci con calma, e soprattutto di non mettere mai lui al primo posto prima di te stesso, ti prego» lo implorò, e Camden distolse gli sguardo, si sentiva troppo esposto, nonostante la persona di fronte non fosse proprio uno sconosciuto.
«Va bene» rispose solo. Liam a quel punto si rilassò, si alzò e andò ad abbracciare l'amico, il quale, fingendosi infastidito lo spinse facendogli mettere il broncio.
«Sei proprio uno stronzo» gli disse, ma sorrideva e questo era un bel segno. Un colpo di tosse li riscosse, facendo girare verso il diretto interessato, trovando un Noel che sorrideva ad entrambi, dai loro sorrisi aveva capito che i due avevano fatto pace.
Dopo aver passato in intero pomeriggio solo loro tre, Liam decise di fermarsi un'altra notte, e poi sarebbe ripartito il mattino dopo; così da sentirsi più riposato, senza subire fortemente il jet-lag. Quella stessa sera, una volta a letto, uno accanto all'altro, abbracciati e stretti sotto il calore del piumone, Noel gli chiese come fosse andata.
«Bene, mi ha fatto il solito discorsetto da amico protettivo. E mi ha detto di non farmi abbindolare troppo da questi occhi azzurri» lo prese in giro.
Noel gli passò una mano tra i capelli. «Gli hai detto che è troppo tardi?» domandò baciandogli il petto. Seguì poi la sua risata, poiché Camden aveva iniziato a fargli il solletico dove sapere lo soffriva maggiormente: sul fianco in basso, si fermò solo quando vide l'altro che arrancava per un po' di ossigeno, a causa delle troppe risate. Tornarono subito seri.
«Perché Liam ha reagito così, quando ha saputo di noi?» domandò muovendo le dita sul petto, creando dei cerchi immaginari.
Camden rimase in silenzio per un po', mise un braccio sotto il cuscino e guardò il soffitto.
«Quando i miei genitori sono morti, mi sembrava come se la mia vita fosse finita. Sono andando in analisi per qualche anno, anche durante le riprese dei miei precedenti film» fece una pausa ma non distolse mai gli occhi dal soffitto, non voleva vedere la compassione negli occhi del compagno. «Stavo recuperando, il dolore era sempre lì, ma meno pungente rispetto all'inizio. Poco dopo la loro scomparsa ho conosciuto una ragazza, era una persona normale, non faceva parte del mondo dello spettacolo. Fece una comparsa in un film che stavo girando a quei tempi, ma senza indugi ti dirò che siamo usciti per un mese quasi e poi siamo finiti a letto» sospirò. Noel lo guardava in silenzio, attento ad ogni sua parola, ogni sua espressione che gli permettevano di percepire ciò che realmente stava provando nel dire quelle parole.
«Qualche settimana dopo mi arrivò una chiamata, mi disse che era incinta» Noel spalancò gli occhi, non aspettandosi per niente una cosa del genere. «Io le dissi che mi sarei preso le mie responsabilità, che non ero certo pronto per fare il padre ma ci avrei provato con tutto me stesso. Per un po' ho pensato che fosse un segno dei miei genitori, che mi dicevano che avrei fatto qualcosa di buono nella vita, oltre che ad essere un attore e che così li avrei resi fieri. Li ho tenuti entrambi nascosti, non perché mi vergognassi ma volevo proteggerlo, ha senso?» chiese guardandolo per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare.
«Si»
Camden quasi sospirò, come se fosse felice che almeno lui, un minimo, lo capisse.
«Ho passato mesi ad immaginarmi come sarebbe stato appena nato, come lo avremmo chiamato— insomma, lei non mi piaceva chissà quanto però stavamo bene insieme, potevamo far funzionare le cose, anche se non come coppia» Noel ebbe la sensazione che qualcosa di brutto stava per arrivare.
«Liam me lo diceva sempre: «quella lì ti sta prendendo in giro» ma io ero così cieco, finalmente la mia vita sembrava perfetta, stavo per avere un figlio, ti rendi conto?» Noel riusciva a scorgere del luccichio nei suoi occhi, nonostante fossero tinti di amarezza. «Era un maschio, io piansi. Liam insistette per fare un test di paternità, e qualche settimana dopo arrivarono i risultati: il bambino non era mio» disse con la morte nel cuore, mentre quello di Noel sembrò essersi fermato per un attimo. Prima era rimasto incredulo alla notizia che l'altro potesse diventare padre, ma vedendo l'entusiasmo che ancora si percepiva nelle parole dell'altro, lo aveva entusiasmato a sua volta, ma ora sentire quelle parole lo avevano reso così triste che quasi gli venne da piangere. L'unica cosa che riuscì a fare fu stringergli la mano, ma l'altro sembrò apprezzare, infatti sorrise leggermente.
«Mi disse che non sapeva di chi fosse e aveva bisogno di essere aiutata, le ho fatto un assegno  e le ho promesso che avrei pagato le scuole migliori per suo figlio» disse e quasi si morse la lingua, la parola mio stava uscendo dalla sua bocca.
«Sono stato male, non per lei, ma perché in quei mesi ho pensato di aver fatto qualcosa di buono, ho immaginato di potergli insegnare tutto ciò che esiste al mondo, di vederlo crescere, volevo riservargli un futuro migliore o luminoso, e invece mi è stato portato tutto via» sospirò.
«In quei giorni pensavo: ho deluso i miei genitori, di nuovo. E mia nonna— ha sofferto quanto me, già pensava di poter avere un nipotino da coccolare e viziare» rise e Noel con lui, asciugandosi poi le lacrime che, lentamente, erano scese. Camden si apprestò ad asciugarle.
«Non voglio che tu pianga, è passato ormai»
Noel scosse la testa. «È solo che— ne hai passate così tante, ma sei arrivato fin qui, forte, pieno di talento e circondato da persone che ti vogliono bene. E sono sicuro che anche i tuoi te ne vogliano, e che siano super fieri di te»
Camden non rispose, ma poggiò la testa sulla spalla dell'altro, mentre Noel gli accarezzava il braccio, si prese del tempo per pensare al fatto che avesse raccontato qualcosa che era successo tempo fa, e che poche persone— giusto tre— sapevano, ad una persona che conosceva da poco tempo ma della quella sapeva di potersi fidare.
E della quale, lentamente, si stava innamorando.

Secret loveWhere stories live. Discover now