Capitolo 4

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Non scrivo mai niente per non "rovinare" la lettura, ma volevo solo dire che in questo capitolo è presente una scena sessuale tra due uomini, quindi se non avete voglia di leggerla, siete liberi di saltarla. In caso contrario, spero vi piaccia, è la prima volta per me; a presto!
A.M

Londra - Novembre

Ci aveva sperato, ci aveva davvero sperato, ma una volta arrivato a Londra, la pioggia lo accolse a braccia aperte; così avrebbe sofferto meno la mancanza di casa, pensò ironicamente. Aveva mandato un messaggio a Liam appena atterrato, e aveva chiamato sua nonna per sapere come stesse e avvisarla che sarebbe stato per un po' lontano da New York. Il taxi lo lasciò proprio davanti all'hotel, e quando entrò si rese conto di essere il primo, poggiò le valigie vicino a due divetti e vi si accomodò aspettando che arrivasse qualcuno della crew. L'appuntamento era lì in hotel, ma non sapeva se raggiungere la propria stanza, o aspettare che arrivasse qualcuno che poteva dirgli cosa fare, così mentre aspettava si fece portare qualcosa da bere, in modo da ammazzare il tempo. Mentre scorreva, annoiato, la home di Instagram, una voce a lui nota gli fece distogliere lo sguardo dal cellulare per puntarlo verso la reception, dove Noel stava chiedendo qualcosa alla ragazza minuta dietro al bancone. Non fece in tempo a distogliere lo sguardo, che Noel si voltò e incrociò i suoi occhi, e non si separarono fino a quando non si avvicinò e si fermò davanti a lui.
«Stai aspettando qualcuno?» scherzò,  sedendosi alla poltrona accanto.
«Forse» rispose vago, restando al gioco.
Noel sorrise. «Sai cosa ho scoperto?» doveva essere una cosa stupenda per avere tutto quell'entusiasmo. Camden mise da parte il telefono, e accavallò le gambe, dandogli tutta la sua attenzione.
«Avanti, dimmi cosa hai scoperto» lo esortò.
«Che le stanze degli attori sono tutte sullo stesso piano» batté le mani, come se fosse davvero la notizia più bella del mondo. A Camden venne da ridere, aveva pensato che stando tutto il giorno impegnato con il lavoro non avrebbe avuto modo di pensare alla sua situazione con Noel. Invece, una volta tornato in hotel, lo avrebbe avuto a poche stanze di distanza; come avrebbe potuto ignorare il pensiero di averlo così vicino ma allo stesso tempo così lontano? Poteva sfruttare quella situazione a suo vantaggio, mettere un po' di muri tra di loro, così da riportare tutto com'era prima.
«Ottimo» bofonchiò, non sapendo che altro dire. La fortuna fu dalla sua parte quella volta, e il resto del cast, produttori e regista stava entrando nell'hotel per poter raggiungere le proprie stanze, e così si unirono agli altri. Harry aveva deciso di regalare quella giornata di riposo agli attori, così da potersi riposare, e avrebbero iniziato le riprese il giorno dopo, di mattino presto. Camden ne approfittò per farsi una doccia calda e rilassarsi, visto il freddo che sentiva nonostante avesse acceso i riscaldamenti appena entrato nella sua suite. Dalla grande finestra riusciva a vedere il Big Bang e il London Eye, decise che prima di ripartire sarebbe dovuto salirci, era uno dei suoi più grandi sogni ma non ne aveva avuto possibilità. Uscì dalla doccia e si infilò l'accappatoio, per poi raggiungere la stanza principale e cercare qualcosa da infilarsi.
Sentì bussare alla porta, e andò ad aprire, credendo che fosse il servizio in camera che aveva chiamato poco prima.
«Salv— oh, sei tu» disse appena riconobbe Noel, che lo guardava sorridendo.
«Stavi aspettando qualcuno?» domandò, per la seconda volta quel giorno.
«Il servizio in camera» rispose, facendosi da parte e facendo entrare il ragazzo nella stanza.
«Ti dispiace se mi cambio? Faccio subito» e dopo aver ricevuto un cenno dall'altro, corse in bagno per rendersi più presentabile. Pochi minuti dopo tornò da Noel, il quale si era momentaneamente seduto sul suo letto.
«Allora? Come mai sei qui?» si strinse nella grande felpa, lanciando un breve sguardo alla finestra, notando che la pioggia era cessata.
«Stavo pensando di andare a fare un giro, vedere qualcosa prima di essere completamente impegnati con il lavoro... ti va di farmi compagnia?» Camden non se lo fece ripetete due volte; aveva già voglia di ammirare le bellezze di Londra, e se avrebbe potuto farlo con la presenza di Noel, tanto meglio, da qualche parte doveva pur iniziare. Nonostante le nuvole onnipresenti, dovettero indossare cappello e occhiali, per non essere disturbati durante la loro passeggiata. Avevano deciso di partire dal Tower Bridge, e Noel da bravo turista volle fare mille foto al panorama, e poi a loro due, così d'avere «qualcosa che provi che siamo realmente stati qui», come aveva detto Noel. Passarono dal Buckingham Palace, il giovane attore rimase piuttosto deluso di non essere riusciti a vedere la Regina e tutta la famiglia reale, ma poi le parole di Camden gli fecero tornare subito il sorriso.
«Dai, un giorno torneremo e magari saremo più fortunati» disse continuando a guardarsi intorno. Londra era magica, su questo non c'erano dubbi, se gli avessero chiesto dove avrebbe voluto vivere, lui avrebbe risposto, senza pensarci, Londra. New York era stupenda, l'amava da morire ed era casa sua, ma Londra aveva quella magia intorno a sé che lo faceva sentire come se appartenesse a quella città; magari avrebbe comprato una casa lì così da andarci ogni volta che voleva, e godersi l'aria londinese ogni volta che gli sarebbe mancata.
Quando arrivarono vicino al Big Ben, Noel rimase letteralmente senza parole; era altissimo e bellissimo. (Ovviamente volle scattare una foto anche lì, decise che le avrebbe stampate tutte). La parte più bella, su questo concordarono tutti e due, fu il London Eye; una volta arrivati in cima, poterono ammirare l'intera città.
«Ma guarda quanto è bella» mormorò contro il vetro della cabina, poggiando una mano sul vetro come se volesse toccare tutta la città con essa. Noel, accanto a lui, aveva gli occhi luminosi e meravigliati come un bambino il giorno di Natale.
«Oh, giovanotto. Devi vedere di notte...» intervenì una signora seduta sulle panche, che guardava verso di loro e sorrideva. I due si guardarono, e si capirono al volo. All'ora di pranzo decisero di fermarsi a mangiare in qualche pub, così da ammazzare il tempo, e Camden insistette per pagare per entrambi; girarono ancora per le città, visitando alcune librerie antiche, passando anche da Starbucks (sotto richiesta di Noel), con la fortuna di non essere riconosciuti dalla gente che li circondava. Era così bello camminare per strada con una persona senza preoccuparsi se il giorno dopo sarebbe potuto uscire un articolo su una possibile relazione; ogni tanto tornare alla normalità poteva solo fare bene. Una volta arrivati a Primrose Hill, si sedettero sulla collina, ammirando un altro punto alto della città.
«Se non avessi fatto l'attore, cosa avresti fatto?»domandò curioso, Noel, ad un certo punto.
Camden ci pensò. «Probabilmente avrei fatto l'avvocato, più per accontentare i miei e mia nonna che per mia volontà» disse giocando con dei fili d'erba. «Tu?» chiese, ammirando come il sole spariva tra i palazzi, e la sera si introduceva timida.
«Mm, sai non ci ho mai pensato veramente. Mi sarei laureato, sicuro, ma non so in cosa. Forse sempre qualcosa che riguardava l'arte, mi sarebbe piaciuto insegnare teatro» ammise, imbarazzato. Non aveva mai detto a nessuno il suo sogno di serie B, nemmeno al suo più caro amico e manager, Lewis. I suoi genitori erano fieri di lui e del suo percorso, glielo dicevano sempre e lui sapeva che era così; ma sentiva che a volte avrebbero voluto che continuasse gli studi e facesse qualcosa di più concreto nella sua vita. «A volte mi sembra come se avessi deluso i mie, sai— loro non me lo dicono mai, ma sento come se avrebbero voluto che facessi altro» fece una pausa, dando il tempo all'altro di assimilare le sue parole, poi quando capì che l'altro lo stava ascoltando, continuò. «Ho aiutato molto i miei, economicamente, dico. E non mi pento di nulla, forse altri mestieri non mi avrebbero dato lo stipendio che ho adesso» sospirò. Quando capì che aveva finito, Camden mise insieme le parole per dare una risposta che potesse rassicurare l'altro.
«Credo sia normale, i genitori vogliono sempre proteggere i propri figli. Ma credo che i tuoi genitori siano più che fieri, anzi, ne sono sicuro. Stai facendo ciò che ami, e questa è la cosa più importante per loro» sperò di aver detto la cosa giusta e Noel lo guardò con un sorriso smagliante, e tanto bastò; il più piccolo si alzò di scatto e guardò in basso.
«Forza alzati, dobbiamo andare sul London Eye» gli porse una mano che l'altro afferrò subito, e si tirò in piedi anche lui, trovandosi faccia a faccia con l'altro. Si guardarono per quelli che sembravano minuti interminabili negli occhi, poi Camden fece un passo indietro.
«Andiamo, forza» incominciò ad incamminarsi, mentre Noel, pochi passi più indietro, sospirò.
La signora aveva dannatamente ragione, Londra di notte, illuminata di luci, era meravigliosamente bella. Camden sarebbe voluto restare lì sopra per sempre, vivere in quella piccola bolla di vetro, senza il resto del mondo intorno ad assillarlo.
«È davvero bello» sussurrò Noel, più a se stesso che all'altro. Camden si voltò verso l'altro, e sentendosi osservato, anche Noel lo guardò.
«Anche tu sei bello» disse all'improvviso, sentendosi in imbarazzo subito dopo averlo detto; si guardò un po' intorno e si rese conto che non erano soli, ma per fortuna nessuno sembrava badare a loro.
«Siamo troppo un cliché» mormorò ridendo Noel. Il giro terminò e tornarono con i piedi per terra, In lontananza si sentì un tuono e poco dopo la pioggia iniziò a cadere su di loro.
«Cazzo!» urlò Camden, prendendolo per mano e iniziando a correre per cercare di ripararli dalla pioggia. Arrivando sotto un porticato, ansimando un po' per la corsa, e cercando di riprendere fiato prima di raggiungere l'hotel; era inutile prendere il taxi visto che l'hotel distava poco da dove si trovavano, ma avrebbero dovuto correre un altro po'. Si voltò verso l'altro per comunicargli la sua idea, ma lo trovò che già lo stava guardando; non ebbe modo di dire niente che l'altro gli portò una mano dietro al collo, e lo baciò. Camden, esalò un verso di sorpresa, ma non perse tempo e ricambiò subito il bacio, come se non aspettasse altro. Noel ci stava pensando da tempo, riprovare quelle sensazioni del loro primo bacio, dal quale era passato così tanto tempo; ma adesso, proprio in quel momento, gli sembrava l'attimo giusto per compiere un'azione del genere. Camden a quel punto prese il comando, e schiuse la bocca per approfondire ancora di più il bacio, assaporando fino in fondo il sapore dell'altro, la sua lingua e il suo palato. Dal modo in cui il più grande lo stringeva, Noel capì che questa volta Camden non lo avrebbe lasciato andare, e per questo osò di più; si avvicinò di più al suo corpo, facendo sfiorare i loro petti, coperti dai vestiti, sentendo poi le mani grandi dell'attore sul suo fondoschiena. Si separarono, dopo minuti, cercando di riprendere fiato; e Noel si morse il labbro cercando di trattenere un sorriso, ma fallì. Camden lo imitò, poi all'improvviso lo prese per un braccio, e insieme corsero verso l'hotel; e dopo circa dieci minuti buoni finalmente arrivarono all'ingresso del grande albergo. Fecero il loro ingresso, superando il personale, prendendo l'ascensore e continuando da dove si erano lasciati. La schiena di Noel sbatté contro le pareti, ma quello non gli importò, si focalizzò su Camden che si avvicinò e lo baciò, con molta più passione rispetto al baciò precedente, separandosi poi quando le porte dell'ascensore si aprirono.
Arrivarono davanti alla porta della stanza di Camden, ridendo e un po' affannati per i baci che si erano scambiati e per la corsa, per evitare di bagnarsi, ma alla fine erano comunque bagnati fradici.
«Vuoi entrare?» gli chiese. «Per asciugarti»aggiunse velocemente.
«Ho i riscaldamenti anche nella mia stanza, asciugamani, acqua calda...» elencò, sperando però che l'altro cercasse di convincerlo ad andare da lui. Camden, però, annuì lentamente, ingoiando la delusione che sentiva in quel momento. Noel sembrò pensarci su qualche secondo, ma poi spinse Camden all'interno della sua stanza, e spogliandolo man mano ch avanzavano verso il letto. L'attore era ipnotizzato dallo sguardo dell'alto, i suoi occhi azzurri diventavano più accesi con le luci provenienti da fuori, e dalla poca luce all'interno dalla stanza.

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