trente-sept

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"sono soli e legati,adesso sposi. Fuori è la vuota libertà invernale." Sandro Penna

San Jose non è proprio la classica meta turistica di un coreano medio. Ma anche sulla città per il loro matrimonio, Taehyung voleva essere tutto fuorché banale e scontato. Aveva bocciato la classica Los Angeles, e la frizzante Las Vegas. Persino San Francisco era troppo mainstream.

Come previsto il patrigno di Minso e Hyunsu era stato messo in carcere e dopo che i nonni avevano rinunciato alla custodia, erano iniziate le pratiche per farli andare al di là del confine. E così era successo. Stavolta si seguivano le regole,dormivano nella stanzetta di Taehyung e li avevano abbracciati piangendo prima di salutarli, strano gesto per Minso.

Due giorni e una notte,un viaggio corto,una semplice gitarella,giusto così,cose che fanno tutti,solo 19 ore di volo.

Erano solo loro due,nessun famigliare o amico,nessuna notte prima separati,nessun addio al celibato. La loro tradizione sarebbe stata diversa: un tatuaggio all'una e mezza di quella notte.

Tutto calcolato, l'orario basato sui loro compleanni e ciò che volevano imprimersi sulla pelle per sempre,un'ape.

Si,domanda lecita,cosa mi dovrebbe rappresentare un'ape? La mente di Taehyung aveva lavorato molto per trovare un simbolo. Laboriosità e pazienza,tutto ciò che li caratterizzava.

-ho odiato questo viaggio-sbuffò il più grande in taxi.

Jungkook gli prese la mano.

-abbiamo venti minuti per il nostro personale rito-gli sorrise. Taehyung si chiese dove trovasse le forze per muovere quei muscoli.


L'ape di Jungkook posava sopra il cuore,la sua gemella sulla mano sinistra del suo fidanzato,un centimetro sotto l'anulare,così che si potessero collegare in qualche modo.

Allo specchio se ne vedeva solo una quella mattina,solo quella che spuntava dal tessuto nero del suo abito,quella che presto avrebbe ricevuto una piccola corona dorata.

-andiamo?-Jungkook gli porse il braccio.

-andiamo-si sistemò la giacca sorridente;il più piccolo giurò di rivederle davvero quelle stelle.


Si baciarono,come tante volte lo avevano fatto,l'unica differenza era il luogo,la presenza dell'uomo che li ha uniti, e il significato che quel gesto, così quotidiano,stava prendendo.

-non posso sopportare un altro viaggio di 19 ore-

-non siamo nemmeno usciti dal tribunale che già ti lamenti?-rise Jungkook-vuoi davvero che questa sia la tua prima frase da signor Jeon-Kim?-

-certo che si,dirò quello che voglio,soprattutto ora che per liberarti di me dovrai tornare qui-schioccò un bacio sulla guancia a suo marito. Solo allora realizzò,ma non disse nulla,semplicemente sorrise.


-adesso posso chimarvi papà?-Hyunsu gli era corso in braccio,solo poche ore dopo la firma dei documenti.

-questo cognome comunque non mi piace-disse invece Minso.

-e a me non piace il tuo amichetto ma non te lo dico-Jungkook gli fece la linguaccia.

-ho sposato un bambino che gioca a fare il papà geloso e ne ho adottati altri due,dove finirò?-

-finirai sempre qui,perchè senza di noi sei un banale uomo che gioca a fare il diverso-Jungkook fece scendere Hyunsu e si avvicinò a Taehyung.-ma per noi sarei sempre diverso,unico-lo baciò.

-ci mancherebbe-sorrise.

-guardiamo Peter Pan?-chiese Hyunsu richiamando l'attenzione su di se.

-possiamo guardarlo ogni volta che vuoi,la vera Trilli se l'è preso Peter Pan.-


Fine.


comme le soleil pendant l'orageDove le storie prendono vita. Scoprilo ora