07. Marshmallows

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Sento le lente gocce cadere dal cielo fermarsi, il forte rumore che causavano sulla superficie mossa del acqua, cessa; al suo posto un timido venticello mi scosta le ciocche sfuggenti dalle spalle. L'odore forte di salsedine misto a pioggia mi perfora le narici. Sublime.

S'impossessa di me per qualche istante una pace assoluta, logorante per quanto irreale. Le dita dei piedi scalzi vengono solleticate dalla sabbia umida, così come quelle sottili della mano quando le passo fra i granelli. Mi pare quasi, di sentire una leggera musica di sottofondo. Classica composizione di piano e violini, armoniose corde che compongono una dolce melodia. Che tutto ciò rappresenti un piccolo scorcio di paradiso?

Riapro le palpebre e volto lo sguardo verso Allen. Come me poco fa', sta osservando l'ormai imbrunito cielo.

Le fredde pozze blu immobili, le labbra tese in un sorriso e il naso rivolto verso l'alto. Ha appena riposto l'ombrello umido sopra la sua borsa. Si passa le dita imperlate da goccioline d'acqua fra i capelli, e li spettina. Scompigliati al massimo senza un preciso ordine, in questo momento gli donano un aria selvatica, particolarmente attraente.

Mi soffermo sul contorno definito della mascella, sul pomo d'Adamo ben visibile, le vene del collo tese le spalle larghe coperte dalla maglia... le braccia rilassate sui fianchi.

Sembra così vero, vero come poche cose negli ultimi tempi. Deglutisco, e faccio per distogliere lo sguardo, nello stesso istante il ragazzo si volta verso di me.

Con un movimento delicato, per niente adatto alla sua stazza imponente, alza di poco la testa e un sopracciglio, soddisfatto d'avermi colto in fragrante. Le labbra arricciate e lo sguardo birichino.


«Che fai, ti sei incantata guardandomi? Il mio profilo Instagram è pieno di foto se ti piaccio tanto». Rapida, distolgo lo sguardo da lui quando rifà il solito ghigno, e si lecca lentamente le labbra.

Ignoro il rossore palese alle guance ed alzo gli occhi al cielo, indignata. Certe volte è d'avvero un pallone gonfiato. 


«Stavo ammirando la tua faccia del cazzo, mi ricordi un lemure quando stai così concentrato». Borbotto, strofinandomi il naso con il palmo della mano, chiaro segno dell'evidente bugia.

Lo sento ridacchiare, percepisco ancora le sue iridi affilate posate sul mio profilo. Mi muovo a disagio, spostando i capelli sulla spalla sinistra in modo da nascondere il volto alla sua palese indagine. «Ammetti che ti sei persa nella mia immensa bellezza».

«Mai, sbruffone arrogante d'un lemure». Sposto lo sguardo frenetico dal cielo al mare. Ormai sta calando la sera, le nuvole ancora ben visibili si stanno pian piano diradando, chiaro segno di una notte tersa, forse potrò vedere le stelle.

Cross sbuffa una risata e si avvicina. «Che fai, ti nascondi?». Sposta con un dito i capelli dalla mia spalla scoprendomi il viso.

«Perdoni il mio affronto, signor re dei lemuri».

Allen alza un braccio verso il cielo e crea una strana espressione con il suo viso perfetto. «Lei è proprio in cerca di guai! La condanno a interminabili serate inchiodata su questa spiaggia, con unico compito l'ammirare di questo meraviglioso cielo». Scherza, tirando una ciocca dei miei capelli verso di sé, riportando lo sguardo blu verso il cielo.

Blu contro blu, cielo contro cielo.


Perdo un battito quando mi sembra di scorgere piccole stelle nei suoi occhi, cocci d'anima. La nostra stretta vicinanza comincia a soffocarmi, sento il suo respiro vicino a me. Percepisco con fin troppa chiarezza la sensazione del suo peto che si alza e si abbassa a ritmo del respiro regolare.

Sono proprio stupida, che ci faccio qui? Perché con lui? Perché mi sento così? Non voglio perdere me stessa in lui, non voglio cadere del tutto, non voglio rifugiarmi temporaneamente per poi esser rigettata a calci in culo, e star peggio.

Come il cielo a mezzanotte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora