37. Come un sogno

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Mi sveglio di soprassalto, la testa che pulsa e nessuna voglia di alzarmi. Il soffitto bianco e le lenzuola azzurre di camera mia mi accolgono, insieme a loro un nauseabondo profumo dolciastro.

Alzo di poco lo sguardo e grugnisco. Il dolore alla testa è immenso, provo a sorreggerla con una mano ma questa non sembra muoversi, in realtà tutto il mio corpo sembra incredibilmente pesante.

Non ricordo che la gravità pesasse tanto, forse mi sono rimpicciolita all'improvviso. Guardo in basso verso le mie mani, le muovo un po' finché non ne vedo il riflesso nello specchio rotto davanti al letto. No, sono ancora normale.

Mi alzo a fatica, che diavolo ho? Davanti a me, il volto sorridente di mia nonna mi osserva dalla cornice. Assottiglio gli occhi ed un altro verso lascia le mie labbra. Lo so che sono un disastro nonna, ma lo giuro questa volta non è colpa mia.

Pian piano la sensibilità ritorna in tutti gli arti, insieme ad essa un altra ventata di profumo. Solo ora, guardandomi attorno, noto la marea immane di fiori.

Sono forse una cinquantina di bouquet e fiori sparsi, tutti diversi ed estremamente colorati. Riempiono completamente la mia stanza, a stento riesco a vedere il pavimento.

Riluttante metto un piede sul pavimento freddo, questo scricchiola sotto al mio peso. Sempre più confusa mi avvicino alla scrivania calpestando numerosi petali.

Sopra al legno, vicino alla foto di mia nonna, una serie di cocci sono ammucchiati. Aggrotto le sopracciglia e mi avvicino allo specchio, come si è rotto?

L'immagine distorta che mi restituisce è alquanto bizzarra. I miei capelli rosa sono raccolti in una treccia orribile, gli occhi sono contornati da pesantissime occhiaie e ho le labbra stranamente secche. Mentre lo sguardo scende giù sui vestiti spiegazzati, non posso far a meno di soffermarmi sul braccio destro.

É fasciato, così come la mano. Sono stata io a spaccare lo specchio? Osservo la mia figura fra i cocci, fisso i miei occhi spenti ed improvvisamente mi sento mancare. Il ricordo di ciò che è successo poche ore fa' mi colpisce totalmente, togliendomi il fiato e la poca stabilità acquistata.

In ospedale mi hanno sedato, dopo la.. la morte di mia madre. La mattina mi sono svegliata in camera mia, in preda ad un attacco di panico o ad una crisi. Ho distrutto lo specchio e urlato, tanto da attirare l'attenzione di mio padre e Allen, entrambi mi hanno sedato nuovamente.

Hanno provato a farmi ragionare ma non gli ho ascoltati, come potrei?

Mi porto le mani fra i capelli, cerco di regolarizzare il respiro ma la rabbia continua a crescere e con essa anche le onde. Sto per avere la terza crisi di oggi. Tutto intorno a me gira, sento i polmoni bruciare tanto da far male, ma non male quanto il dolore che ho provato in quella stanza d'ospedale.

Gli occhi vitrei di mia madre mi perseguitano, vorrei solo che sparisse tutto. Con un grugnito animalesco mi allontano dalla scrivania, quasi inciampo in un mucchio di fiori e se possibile la mia rabbia aumenta ulteriormente.

Stupidi fiori, perché cazzo sono in camera mia? Chi li ha portati qui? É qualche tipo di scherzo, magari serve tutto a ricordarmi lei.

Dannati, che vadano al diavolo tutti. Non riesco a fermarmi, tiro un calcio ai vasi, spacco la porcellana e calpesto i fiori. Uccido queste piccole vite, sentendo insieme a loro la delusione di mia madre crescere.

Sono miserabile, se mi vedesse ora mi disprezzerebbe. Nonostante ciò continuo, la testa mi scoppia sempre di più, ormai totalmente sommersa dalle onde, in balia della tempesta.

«Frenalo Kath, frenalo», sento quasi la voce di mia nonna pronunciare la parole con me. Vorrei riuscirci ma la verità è che sono troppo debole.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now