10. " Di rosso e celeste neanche il diavolo si veste "

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Giuro che se divento sindaco di questa cittadina di merda distribuirò sapone e deodoranti gratis. Perché devono tutti puzzare così tanto? L'autobus curva bruscamente minando il mio già precario equilibrio fra questi corpi sudaticci.

Capisco il caldo, capisco lo spazio ristretto, ma un fottuto deodorante per ambienti in questa cabina di merda potevano metterlo! Stringo i denti e osservo con ostilità la schiena del vecchio di fronte a me.

Ma che cazzo ha da fare la gente alle dieci di mattina? Pensavo d'esser l'unica svitata a prendere l'autobus per un paesino sperduto. Ma baby, questa è San Francisco, caotica e rumorosa, fin troppo per i miei gusti. Non che Toronto fosse meglio, ma almeno li la gente si lavava.

Ieri sera sono tornata in camera verso le due del mattino, mi sono buttata sul letto ancora vestita, e mi sono svegliata nella stessa posizione con i capelli in bocca e un gran mal di testa. Dei miei genitori non c'era traccia, erano le dieci e di andare a scuola non ne avevo voglia.

Indignata dal loro volutamente ignorarmi, mi sono diretta a passi pesanti verso la cucina. E poi sarei io la disgraziata, dopo tutti discorsi su quanto fossero preoccupati potevano almeno controllare la mia presenza in camera, o mandarmi a scuola!

Attaccato al frigo un piccolo post-it verde quasi si sbeffeggiava di me, sopra ad esso scritte dal pugno di mio padre c'erano tali parole " Kath io e tua madre siamo andati al lavoro prima del previsto, scusa se non ti abbiamo svegliato ".

La scrittura era pendente verso destra, erano di fretta a quanto pare. Come cazzo fanno ad avere gli stessi orari se lavorano separati? Addirittura, gli stessi anticipi. Digrignai i denti e spalancai gli occhi, con forza staccai il patetico post-it dalla superficie liscia del frigo e lo accartocciai per poi buttarlo a terra.

Valgo solo un fottuto post-it? Sono i miei genitori ma si ostinano a nascondermi qualcosa, e questa situazione non mi va per niente giù, oh no.

Afferrai un cambio, lo zaino e il telefono, poi uscì di casa correndo fino alla stazione degli autobus. Cosa darei in cambio di un auto e magari di una patente.

Chiudo gli occhi e sento la saliva accumularsi, il caldo mi si appiccica sulle spalle nude, lasciate appositamente scoperte dal top in un tentativo disperato di freschezza. Ma c'è della muffa qua dentro?

Mi guardo attorno ignorando tutti i presenti, il mio sguardo si punta sul conducente, una donna con lunghe treccine afro, una fastidiosa cicca e una buffa divisa blu. Accanto a lei il grosso cambio dell'autobus traballa ad ogni movimento. Ma è legale lasciar circolare questo catorcio? Osservo il volante in pelle, sotto di lui proprio sopra le gambe della signora, vi è una grossa macchia di muffa.

Un'automatica smorfia di disgusto affiora sui miei lineamenti, che il ciel mi aiuti. Il grumo di saliva si fa sempre più denso insieme alla voglia di scendere e spaccare ogni cosa. Afferro a due mani il mio zaino e vi frugo dentro alla ricerca del telefono.

Lo schermo mi illumina il viso, attirando la mia attenzione dallo squallore a cui sono costretta attingere. Nessun segno di vita dai miei genitori, forse pensano io mi trovi a scuola. Dischiudo le labbra e mostrando i denti al nulla. Solo un messaggio di Naomi appare fra le notifiche dei vari videogiochi.

Patata non cotta, 10: 47

Kath lo so che per te è normale saltare ogni tanto dei giorni di scuola ma dovresti almeno avvisarmi, mi preoccupo, soprattutto nell'ultimo periodo. Batti un colpo quando ti andrà di ritornare fra i mortali.

Forse in fondo qualcosa di buono nella vita l'ho fatto per meritarmi lei. Rilasso di poco i muscoli pensando al viso di Naomi. Sono poche le cose che riescono a calmarmi: la fotografia e le persone a cui voglio più bene. Nana, Tommy e Naomi.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now