Premesse

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Non ricordo bene come è iniziato tutto.
Ero abbastanza piccola, ma ricordo vividamente il viso dei miei genitori, specialmente quello di mio padre.
Quello che non ricordo è tutto il resto, solo a tratti nei sogni viene fuori qualcosa.
Uno sprazzo di luce, a volte qualche voce conosciuta, qualche viso, ma niente di più.

Sono due le cose strane:
La prima è che so perfettamente quello che è successo alla mia famiglia, il modo in cui l'ho persa, il disastro che di cui si è parlato per giorni alla Tv, il rifiuto da parte dei miei parenti di accudirmi.
La seconda è che nonostante sappia tutto non lo ricordo affatto. Sarà stato un colpo alla testa o una perdita parziale della memoria, ma di quei giorni non ricordo nulla, vuoto totale. Come se la mia vita si fosse improvvisamente rotta e fosse stata ricucita tralasciando via una parte di essa.

Questa è la cosa più frustrante.
Non mi è rimasto più nulla, solo una collanina che mia madre mi aveva regalato al mio compleanno quello stesso anno, tutto il resto è stato venduto, ipotecato, o rubatomi dagli altri miei "parenti".

Sono tante le premesse da mettere in conto. Mio padre, un famoso ex giocatore della nazionale italiana e successivamente allenatore di questa, ha guadagnato sia parecchi soldi nel corso della sua carriera che l'invidia di tutto il resto della famiglia.
Da giovane in nazionale si scontrò con il Giappone e fece amicizia con uno dei giocatori avversari di nome Yakamoto Nishinoya, trasformando la semplice conoscenza in un rapporto molto stretto, quasi complice.
Alla sua morte, per evitare che i miei parenti mi spedissero in collegio o in un orfanotrofio, il suo stretto amico firmò le carte di adozione e mi fece trasferire nella loro città, Natori, per tagliare ogni contatto con la mia ex famiglia.
Tutti i soldi sono andati in mano loro, tranne una piccola parte.

Ogni cosa che sapevo d'ora in poi sarebbe stata vana.
Avevo 9 anni, ed era come se la mia vita fosse iniziata nuovamente, non sapendo parlare, non sapendo la storia, non sapendo pensare.
Imparai il giapponese con immensa fatica, ancora adesso fatico a leggere il kanji. Non feci mai amicizia con nessuno in particolare. Mi sentivo parte di una famiglia ma allo stesso tempo sola.

-Emma, noi andare adesso- mi disse il mio nuovo papà, in un'italiano con un accento bizzarro.
Apprezzai ogni loro minimo sforzo di farsi comprendere, ma non posso non affermare che fu l'esperienza più dura che abbia mai affrontato in tutta la mia giovane vita. Presi la sua mano.
L'avevo già visto in svariate occasioni, ma diversamente dalle altre volte mi resi conto che non ci sarebbe stato mio padre a venirmi a prendere, e che l'ultima volta che me la prese non sarei più stata capace di ricordarlo.
Qualche lacrima mi cadde, traditrice, e dopo tre giorni dal trauma realizzai il mio futuro per la prima volta.
Il bambino affianco a me le asciugò e disse qualcosa allora per me incomprensibile, ma che in qualche modo mi rincuorò con un esile sorriso.
Era il figlio di Yakamoto, Yuu.

———🌸———
Salve a tutti i buon samaritani che sono capitati su questo capitolo🎉

Spero che vi piaccia come scrivo, perché io non sopporto quando la storia mi piace ma è scritta coi 🦶, quindi ogni mia speranza è riposta in voi🙏🏻

Ho ripreso a scrivere da poco (praticamente una settimana) e non so perché mi sia venuta in mente una vita così tragica per sta povera ragazza.

L'ho chiamata emma perché è il mio nome preferito e spero che nessuno si offenda nel trovare una storia che non è xReader... ma pazienza🤷🏻‍♀️

Spero di aver fatto breccia nella vostra curiosità🙈

~Lanfryee

A Piccoli Passi / Nishinoya YuuWhere stories live. Discover now