Un Abbraccio Miracoloso

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La stessa sera entrai nella stanza comune a tutte le ragazze sbattendo la porta. Ero nervosa, si notava lontano un miglio, e spesso mi venivano i brividi sulle braccia.
Mi sentivo tesissima e il mio unico pensiero era rivolto a quello che sarebbe potuto succedere durante la notte. A tratti tremavo, ma momentaneamente cercai di farmi forza almeno per cambiarmi e mettere il leggero pigiama che mi ero portata dietro per sicurezza nonostante il caldo, l'unica cosa che mi avrebbe protetto in quella notte che avrei vissuto con terrore.

Erano già le 21.30 e più il tempo passava più mi sentivo insicura. Mi stavo pentendo amaramente di quello che avevo fatto, della decisione che avevo preso e per un momento me la presi anche con Yuu per non avermi fermato prima. Era anche colpa sua, mi aveva assecondato e non mi aveva impedito di fare una cavolata guidata solo dalla nostalgia.

Uscii con il cambio in mano e il piccolo beauty con l'essenziale per il bagno, diretta verso quest'ultimo. Entrai lentamente e la luce ci accese automaticamente sopra di me illuminando lo spazio bianco. Una serie di porte gialline si susseguiva immacolata come una parete a dividere in due lo stanzone. Subito di fronte una serie di lavandini si allungava sul muro sormontati da uno specchio enorme, simile a quello dei bagni dei cinema. Ancora, sopra di esso un orologio, che segnava le 21.37.

Cercai di tornare un attimo in me, poggiando una mano sull'occhio destro. Non potevo essere arrabbiata con lui e non dovevo. Era colpa mia soltanto, avevo insistito per giocare guardandolo implorante anche se sapevo sarebbe finita cosi, con la paura di stare male senza lui al mio fianco. Mi strinsi tra le mie braccia e alzai lo sguardo verso il grande specchio del bagno delle ragazze.
I capelli fino alle spalle mi contornavano il viso pesanti, un po' arricciati dall'umidità della sera. I miei occhi erano socchiusi ma riuscivo ancora a vedere bene il luccichio di paura che emanavano, nonostante avessi la vista un po' appannata dal sonno.
Era tardi, ed ero sì particolarmente stanca, quindi mi auto convinsi che nonostante la paura prima o poi mi sarei dovuta mettere a letto. Arresa a questa conclusione presi tremolante lo spazzolino e mi lavai i denti, prendendo tutto il tempo possibile. Intorno a me non c'era nessuno, tutte erano già tornate indietro e mancavo solo io.

Dopo un po' di tempo a girare lo sguardo intorno a me per allungare la mia permanenza in bagno alzai gli occhi sull'orologio sopra di me. Mi resi conto che ormai erano dieci minuti buoni che strofinavo i denti, e amareggiata mi arresi a mettere via l'oggetto e il dentifricio per poi uscire a spalle curve dal candido bagno.

Il mio pigiama dal pantalone corto mi copriva parzialmente le cosce in modo blando, e stessa cosa faceva la parte superiore di esso, a maniche corte, con disegnato sopra Winnie The Pooh. Camminai lentamente lungo il corridorio sollevando lo sguardo sulle chiare travi che sopra di me reggevano il tetto della struttura. Non faceva caldissimo effettivamente, qualcuno aveva lasciato aperte delle finestre e una leggera corrente d'aria aleggiava proprio in quella parte di corridoio, trasformando i miei brividi di paura in brividi di freddo.

Poi dietro di me sentii chiamare il mio nome a gran voce, e nel voltarmi riconobbi mio fratello venirmi incontro.

-Ehi, come ti senti?- mi domandò visibilmente preoccupato una volta che mi raggiunse. Era tutto il giorno che mi stava appresso a chiedermi come stessi, e anche se all'inizio l'avevo trovato pesante in quel momento non potevo essere più felice di vederlo.

-si, si per adesso sto bene, però...-
"Ho paura"

Mi morsi la lingua cercando di calmarmi con poco successo, e con una mano presi il mio gomito stringendomi in me stessa. Cercai di farmi scudo come meglio potevo nascondendo le mie debolezze, ma abbassando lo sguardo mi resi conto di un'altra cosa.

In quel preciso momento ero in mezzo al corridoio di fronte a mio fratello, nonché mia profonda cotta, con indosso un pigiamino estivo che mascherava poco nulla e con la grafica più imbarazzante che potesse esserci al mondo. Diventai improvvisamente rossa pensando che lui mi stava osservando attentamente da sopra il mio sguardo, in quel momento più basso del suo nonostante fossi più alta di lui, e più ci pensavo più le mie guance si coloravano.

A Piccoli Passi / Nishinoya YuuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora