Capitolo II

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Capitolo II

Chetwood Manor, contea di Nottingham, 15 marzo 1194

Violet controllò l'infuso di tiglio e camomilla che stava preparando per il padre, sir William di Chetwood. Essendo pronto, lo filtrò e poi lo addolcì con un po' di miele, prima di portarlo in sala da pranzo, dove l'anziano cavaliere l'attendeva seduto davanti al caminetto acceso. Si era a metà marzo e faceva ancora piuttosto freddo, anche se la neve era ormai del tutto scomparsa dai campi.

"Ecco qua, padre", disse Violet, porgendogli la tazza di ceramica con l'infuso; l'uomo dai capelli grigi e la barba quasi bianca l'accettò sorridendo affettuosamente

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"Ecco qua, padre", disse Violet, porgendogli la tazza di ceramica con l'infuso; l'uomo dai capelli grigi e la barba quasi bianca l'accettò sorridendo affettuosamente.

"Grazie, figlia mia", disse, "Sei brava come tua madre, con le erbe."

Violet aveva appreso le arti medicinali erboristiche dalla madre Adèle, la quale le aveva apprese a sua volta dalla propria madre Marie, nativa della foresta di Brocéliande e da molti considerata una strega.

"Vorrei aver avuto più tempo per imparare direttamente da lei", dichiarò Violet con un sospiro, sedendosi accanto al padre, "I manuali di erboristeria che ha fatto copiare per me quando mi sono sposata sono di grande aiuto, ma niente è come l'esperienza diretta."

"Sono passati quattordici anni da allora", osservò William, sorbendo il primo sorso, "Di esperienza ne hai fatta molta."

"Questo certamente", confermò lei, "anche se a volte ho combinato dei pasticci... come quando, per errore, a quell'antipatica di lady Rosalind invece di un tonico ho dato un purgante", aggiunse sogghignando. William rise: in realtà, il rimedio era stato somministrato apposta alla petulante nobildonna, che si era permessa di redarguire pubblicamente Violet perché riteneva il suo comportamento poco appropriato alla corte. In effetti, la giovane donna aveva molto temperamento, come sua madre e come la stessa regina Eleonora, e non l'aveva fatta passar liscia alla presuntuosa dama, che era rimasta a letto per due giorni con la dissenteria.

Dopo aver bevuto un altro paio di sorsi, William osservò con un sorriso triste:

"Tua madre mi manca tanto..."

"Manca molto anche a me", dichiarò Violet. Adèle era morta cinque anni prima per una febbre a cui neppure la sua abilità di erborista aveva saputo trovare rimedio, neanche con l'aiuto della vecchia guaritrice Matilda che viveva nella foresta di Sherwood e che l'aveva assistita fino alla fine.

Cosa rara a quell'epoca tra i nobili, William e Adèle si erano sposati per amore. Il giovane Chetwood era stato un gran bel ragazzo e tutte le fanciulle impazzivano per lui, ma William era sempre stato un tipo senza grilli per la testa; quando aveva incontrato Adèle, alla corte di Enrico II Plantageneto, avevano entrambi quindici anni e si erano innamorati subito; lei era una delle damigelle della regina Eleonora e, come lei, proveniva dall'Aquitania. La regina aveva guardato con favore al loro amore e così, un anno dopo, si erano sposati. La loro unione era stata benedetta l'anno seguente dalla nascita del figlio primogenito, Jeffrey, biondo come il padre, ora alle Crociate al seguito di re Riccardo; e tre anni dopo era arrivata lei, Violet, molto somigliante alla madre sia per l'aspetto che per il carattere focoso, anche se era parzialmente temperato dalla riflessività tipica del padre.

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