Capitolo XXII

107 7 47
                                    

Capitolo XXII

Nottingham, 2 settembre 1194

Violet si svegliò, circondata da un gradevole calore che non era dovuto alle coperte, bensì ad un corpo steso accanto al suo, le braccia avvolte attorno a lei. Per un momento, rimase immobile, del tutto interdetta: mai in vita sua si era ridestata tra le braccia di qualcuno.

L'aveva svegliata la luce del sole che filtrava dalla finestra, le cui imposte avevano dimenticato aperte la sera prima. Dal chiarore, giudicò che potesse essere un'ora dopo l'alba.

Sollevando la testa dalla spalla a cui era appoggiata per guardare il volto dell'uomo che la cingeva, scoprì che era sveglio e la stava guardando con occhi colmi di tenerezza.

"Buongiorno, mio fiore", la salutò piano. Ancora una volta, quell'appellativo la riempì d'emozione.

"Buongiorno a te", ricambiò, anche lei sottovoce.

"Dormito bene?" le domandò Guy, accarezzandole dolcemente un braccio sotto il lenzuolo che li ricopriva.

"Sì... molto bene. E tu?"

"Anch'io."

Era vero. Per la prima volta dopo molto tempo – talmente tanto da non sapere quanto – Guy aveva dormito saporitamente, appagato e sereno. Ripensando all'evidente motivo per cui era accaduto, la sua virilità venne percorsa da un fremito e cominciò a irrigidirsi; ma prima che lui potesse fare una qualsiasi mossa, Violet annunciò:

"Sto morendo di fame! Penso che farò una colazione molto abbondante, stamattina."

Si scostò e fece per alzarsi, ma Guy le tese la mano e domandò, in tono scherzoso e seduttivo al tempo stesso:

"Ma come, moglie mia... non hai fame di me, stamattina?"

Violet arrossì a quell'evidente allusione alle gioie coniugali di cui, seppure in forma limitata, avevano goduto la sera prima.

Lo sguardo le cadde sull'avambraccio di Guy che, per la prima volta, vedeva chiaramente; sulla pelle spiccava una macchia raggrinzita e scura, come di bruciatura, attraversata da una lunga cicatrice. La sera prima era stata troppo presa e non aveva notato niente; ora, le sue guance arrossate sbiancarono di repente.

"Oh cielo... che cos'hanno fatto al tuo braccio?" domandò, inorridita.

Guy combatté il desiderio istintivo di nascondere lo sfregio e si sforzò invece di posare il braccio sul cuscino, lasciandolo in piena vista.

"Lì c'era il tatuaggio che provava la mia affiliazione ai Cavalieri Neri", ammise a voce molto bassa, tanto che Violet stentò a udirlo, "Te ne ho parlato, ricordi?", Violet annuì a conferma e Guy continuò, "Dopo che Robin ha scoperto che ero io quello che aveva attentato alla vita di re Riccardo, Vaisey l'ha cancellato usando un acido creato da Djaq."

Violet ansimò.

"Deve aver bruciato come l'inferno", commentò sottovoce.

"Da morire", ammise Guy, "Sono occorse settimane e unguenti a non finire, per far passare definitivamente il bruciore."

Lentamente, Violet allungò una mano e, con un dito, accarezzò lievemente la pelle increspata.

"Ti fa male?" domandò.

"No... ma ho perso un po' di sensibilità. Devi strofinare più forte, se vuoi che senta il tuo tocco", lei aumentò la frizione e Guy annuì, "Ecco, così."

"Chiunque ti abbia curato, ha fatto un buon lavoro", commentò Violet, "Non tutti sanno che una cicatrice va curata anche dopo che la pelle si è sanata, mantenendola idratata con oli e pomate per un lungo periodo."

Un fiore per Guy #Wattys2021Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora