-5- LA STAZIONE DEI RICORDI

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I due ragazzi vennero avvolti da una luce bianca intensa e per qualche secondo non videro più nulla. I rumori circostanti svanirono, non riuscirono a sentire nemmeno le proprie urla disperate quando, all'improvviso, gli mancò il suolo sotto i piedi e si ritrovarono immersi nel nulla.

Provarono una sensazione strana a livello dello stomaco. Fluttuavano nel nero intenso, come se fossero finiti in una boccetta di inchiostro o in un buco nero. L'aria era rarefatta e si sentivano tirare dall'interno, come se una corda fosse allacciata ai loro organi. Volteggiavano su sé stessi e persero la cognizione di dove fosse il sopra e dove il sotto. Per la sorpresa, la paura e il disorientamento non capivano neppure se stessero con gli occhi aperti o chiusi.

Ad un certo punto il mondo intorno smise di muoversi o così il biondo pensò. Percepì il suolo saldo sotto i propri piedi. La sensazione di essere trascinato dall'interno svanì e l'aria tornò a riempire facilmente i polmoni.

 La sensazione di essere trascinato dall'interno svanì e l'aria tornò a riempire facilmente i polmoni

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Bakugou dovette coprirsi con il braccio per la luce che gli colpì gli occhi. Sentì di nuovo le ginocchia reggere il suo peso e sull'avambraccio un leggero tepore, che solo quando si guardò intorno riuscì ad attribuire ai raggi caldi del sole.

Il ragazzo dai capelli biondi riprese a respirare in modo ritmico e il cuore rallentò. Si trovava per strada, il sole era alto nel cielo e della nemica non c'erano tracce.

Cominciò a camminare lentamente, riconosceva la strada, i negozi e gli edifici che salivano alti verso le nuvole candide. Si trovava poco distante dalla scuola dove andava quando aveva circa quattro anni. La gente passeggiava tranquilla, nessuno si era accorto che lui era appena apparso dal nulla. Decise di dirigersi verso quel vecchio edificio che ormai era stato chiuso e non ospitava più centinaia di bambini con il grembiule azzurro.

Si ricordava del giorno in cui la sua vecchia scuola era stata sigillata e mai più riaperta e, anche se non lo avrebbe mai ammesso con anima viva, un po' gli era dispiaciuto, perché era in quell'edificio che aveva scoperto il proprio quirk ed era proprio lì che aveva formato le basi per diventare l'uomo che era in quel momento.

Camminò per un chilometro, il sole lo obbligava a cercare l'ombra sotto gli alberi e il caldo gli rallentava l'andatura. Si sentiva esausto e delle goccioline di sudore si stavano iniziando a staccare dall'attaccatura dei capelli quando arrivò davanti alla sua ex scuola, ma, invece di trovare un edificio rovinato e abbandonato, trovò la struttura ancora colorata e priva di crepe. Il giardino che la circondava era ben curato e dalla porta a vetri entravano e uscivano mamme con bambini per mano.

"Che cosa strana, ero sicuro fosse chiuso ormai da anni" disse fra sé e sé il biondo asciugandosi la fronte imperlata di sudore. Entrò nel cortile della scuola e fermò una madre che stava uscendo di corsa

"scusi ma da quanto ha riaperto questa scuola?" domandò alzando le sopracciglia e cercando di sembrare il più normale possibile

"non ha mai chiuso, scusa sono di fretta, arrivederci" la signora si allontanò veloce lasciando Bakugou perplesso vicino alla porta a vetri.

"Eppure ci sono passato più volte, stava cadendo a pezzi" il ragazzo era disorientato, voleva capire cosa fosse successo, perché la donna dai capelli color dell'oceano lo avesse mandato lì e dove fossero finiti tutti gli altri.

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