-9- CIAO MAMMA

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Quando Izuku riaprì gli occhi non era più nel dormitorio, si guardò intorno sbattendo più volte le palpebre per abituarsi alla luce improvvisa.

Si trovava vicino casa, quella strada affollata l'avrebbe riconosciuta anche al buio; la percorreva sempre per tornare dalla scuola, quando finalmente aveva raggiunto l'età per andare in giro da solo. 

Iniziò a sudare sotto il sole caldo e si asciugò con la manica della maglietta le gocce di sudore che avevano iniziato a colargli giù dall'attaccatura dei capelli fino alle guance

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Iniziò a sudare sotto il sole caldo e si asciugò con la manica della maglietta le gocce di sudore che avevano iniziato a colargli giù dall'attaccatura dei capelli fino alle guance.

Le persone camminavano tranquillamente come se nulla fosse accaduto, L'asfalto era talmente rovente che si poteva vedere l'onda di calore salire e deformare la visuale.

Il ragazzo dalla chioma scompigliata rimise insieme i pensieri su ciò che era accaduto, gli tornarono in mente i pochi istanti prima di ritrovarsi lì. Si ricordò che era insieme a Kacchan, gli urlava di scappare e poi più nulla, si era ritrovato in mezzo alla strada.

-Come faccio a trovarmi qui? Era notte, che ore sono adesso?- si girò alla ricerca dell'insegna della farmacia su cui lampeggiava sempre l'orario, i numeri rossi segnavano le 15.43

-è pomeriggio, non ha senso- si incamminò verso casa, mentre passeggiava continuava a rimuginare su cosa potesse essere successo, camminava a passo lento riflettendo sulle possibili spiegazioni -forse è il quirk di quella donna- fu la cosa più probabile a cui riuscì a pensare.

Il caldo era asfissiante e il rumore delle macchine gli rimbombava nella testa; non si era ripreso completamente dall'esplosione che gli aveva fatto perdere per qualche minuto l'udito, voleva arrivare a casa e chiamare il prima possibile un professore per dirgli che stava bene. Voleva soprattutto accertarsi che anche i suoi compagni di classe fossero illesi e che alla UA tutto andasse bene.

Finalmente arrivò davanti alla porta di casa, l'anta di legno era leggermente scheggiata ai lati per le volte che era stata aperta durante gli anni; allungò il braccio, ma, prima che potesse bussare, uscì la madre affannata, era molto più giovane e anche più magra di come non fosse di solito, ma la cosa più strana fu quando i loro sguardi si incrociarono e lei, invece che fermarsi e salutarlo, lo superò. Per sbaglio Inko gli andò addosso facendolo spostare leggermente di lato, il contatto delle loro spalle diede una scossa ad Izuku, ma lei non sembrò sentire nulla.

"oddio scusa ragazzo, ma sono di fretta che devo prendere mio a figlio a scuola" si risistemò bene la borsa sulla spalla e si girò, ma, prima che si potesse allontanare, Izuku notò che le erano cadute le chiavi di casa, la raggiunse e gliele consegnò con gentilezza notando il portachiavi costruito da lui tanti anni prima, lei lo ringraziò con tanto di inchino e, con un sorriso dolce, lo salutò.

Izuku, mentre la guardava allontanarsi, fece caso a come il vestito ricamato con dei fiori le donasse, la slanciava e le faceva risaltare i capelli sciolti sulla schiena; sua madre aveva smesso di indossarlo quando aveva iniziato a mettere su un po' di peso, ma per lui era sempre stata la mamma più bella del mondo, la donna che sarebbe sempre andato a salvare. 

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