14. Sono una distesa dorata

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Inghiotto un altro boccone del mio hot dog sentendo subito le varie salse depositarsi agli angoli delle mie labbra. Mentre mi pulisco varie ciocche sfuggite da chissà quanto dalla treccia, mi finiscono sul volto.

Improvvisamente sento i jeans scoloriti attaccati alle gambe come una seconda pelle e, come prima emetto un altro sonoro sbuffo. La spallina dello zaino ricade sul braccio alzato e quando provo a riportarla al suo posto, tutto il suo contenuto si riversa rovinosamente a terra.

Fantastico, la fortuna oggi non è dalla mia parte. Mi affretto a finire l'ultimo boccone e accartoccio il fazzoletto in una mano, la busta gialla inerme a terra sembra pronta a sciogliersi sotto l'asfalto quasi rovente. La brezza di questa mattina è completamente sparita, preannunciando quello che probabile sarà il pomeriggio più caldo di settembre.

Mi abbasso sulle ginocchia e pizzico i lati della busta per poi afferrarla, e con cura riporla nello zaino. Mi accerto che questo sia chiuso prima di avviarmi verso il cestino più vicino.

Sulle mie spalle, all'interno dello zaino, la maglia di Cross sembra improvvisamente pesare più del dovuto. Un macigno che porta il nome di promessa, dovere e aspettative. Nome lungo per una semplice maglietta.

Sbuffo e contraggo la mascella alle ripetute vibrazioni che il cellulare emette contro la tasca posteriore dei miei jeans. Lo ignoro, sedendomi sulla panchina più vicina. Accanto a me una tranquilla signora sulla cinquantina sta osservando con occhi limpidi un bambino poco più avanti.

Emana quasi gentilezza, i capelli scoloriti raccolti in una semplice acconciatura sulla nuca, mentre il vestito azzurro segue morbido il suo profilo. In grembo. tiene una piccola giacca, probabilmente quella del bambino su cui sta vegliando.

Mi ero dimentica fosse questa l'ora di punta delle famose "escursioni al parco". Tutti i bambini adorano giocare nel cortile dietro casa dopo pranzo. O meglio, a San Francisco nel parco dietro casa. È l'una e mezza, il mio stomaco non brontola più dalla fame e le foto sviluppate riposano tranquille nella busta gialla che il dipendente mi ha consegnato, non ho nessuna scusa per tardare ancora il mio rientro alla partita.

Comincia alle tre, sicuramente ora stanno tutti rientrando dal solito locale, il Moon's. Originariamente nato come locale notturno, una specie di discoteca retrò. È finito per esser frequentato solo da studenti affamati. Grazie alla sua strategica posizione, non troppo lontano dall'Istituto, non troppo isolato. Perfetta per un branco di scimmie.

È l'unico locale del paese tanto frequentato, immagino ormai i proprietari abbiano rinunciato al loro piccolo sogno, dubito che quelle quattro mura ritorneranno mai alle loro vecchie origini.

Sospiro distogliendo lo sguardo dal cielo terso, il canto degli uccellini e la momentanea quiete che mi aveva avvolta come una calda coperta si spezza del tutto, la coperta mi soffoca e la nausea ritorna quando la suoneria del mio cellulare squilla. Le dieci mezzaluna sulle mie braccia scoperte, per un attimo sembrano bruciare, come a promemoria della mia rabbia, come un allarme per il mio controllo.

Ispiro consapevole del fatto che fosse solo una sensazione, stringo i bordi della panchina cercando di fermare l'irresistibile impulso di conficcare per la seconda volta oggi, le unghie nel braccio. Non dovrebbero cercarmi così tanto, voglio solo stare un po' da sola.

Lo sguardo accigliato della signora al mio fianco brucia sul mio profilo, la osservo con la coda dell'occhio, nonostante il mio respiro affannoso non sembra spaventata, solo... sorpresa. «Signorina penso debba rispondere al suo cellulare, sono cinque minuti ormai che squilla incessantemente»

La sua voce calda arriva come un pugno contro il mio già precario autocontrollo, il leggero tono da rimprovero, le piccole labbra screpolate subito richiuse in una linea diritta probabilmente sorpresa lei stessa dal proprio improvviso interessamento, per una ragazza strana ed esuberante dai capelli rosa seduta al suo fianco... o semplicemente stanca di sentir squillare il mio cellulare.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now