Misunderstandings

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Rose giunse in classe giusto cinque secondi prima che entrasse il professore, una vera fortuna considerato che il suo rientro aveva fin da subito ricreato scompiglio.
Meno piacevole fu ritrovare Ryan tranquillamente assopito sul suo banco.
Fece un profondo respiro e si sedette nel posto vicino evitando qualsiasi tipo di scenata, ricordandosi lo spettacolo che aveva già concesso pochi istanti prima.
Ora era certa che non gli interessasse nulla di lei e che per tutto quel tempo avesse solo recitato una parte.
Era un ottimo attore, o forse più semplicemente, lei era stata una preda fin troppo facile.

Nonostante quella rabbia e quel risentimento, Rose si sorprese comunque a sbirciare con la coda dell'occhio nella sua direzione; maledisse in quel preciso istante la sua mancanza di autocontrollo e quella sua insistente curiosità.
Il viso di Ryan, appoggiato sulle lunghe braccia, era rivolto verso di lei.
Seguì con lo sguardo i suoi lineamenti perfetti, la fronte spaziosa, le lunghe ciglia, indugiando per più tempo sulle sue labbra carnose

E accadde quello che un'accanita lettrice di romanzi come lei avrebbe dovuto aspettarsi.
Gli occhi di Ryan si aprirono all'improvviso, fissandosi decisi sui suoi.
E lei fece lo stesso, non abbassò gli occhi, non scappò da quel confronto, ma ricambiò quel contatto esibendo uno sguardo glaciale.
Anche quando si sentì avvampare, anche quando il suo cuore iniziò ad accelerare e anche quando lo vide alzare un angolo della bocca per provocarla.
In fondo era questo che faceva: giocava con lei, con le sue reazioni e con le sue emozioni, senza curarsi di quello che voleva o pensava.

«Come sempre una gran testarda» bisbigliò, volgendo lo sguardo altrove.

«Sempre meglio testarda che bugiardo» replicò Rose, sollevata che quel contatto fosse finalmente finito.

Visibilmente infastidito, Ryan non rispose, ignorandola per il resto della mattinata.

Nella classe risuonò la campanella della pausa pranzo, Rose raccolse quindi di gran fretta le sue cose per poter uscire di lì il prima possibile.
Non aveva intenzione di parlare con loro; anche se era consapevole di essere infantile, non poteva farne a meno, non era mai stata così tanto delusa in vita sua.
Si erano rivelati come tutti gli altri.
Fece per andarsene, ma sentì una mano avvolgerle il polso.

«Non pensarci nemmeno» tuonò Ryan alle sue spalle.

Il ragazzo si alzò di scatto e la trascinò fuori, non mollando un istante la presa su di lei.

«Lasciami andare» protestò cercando di divincolarsi.

«Non se ne parla, puoi anche smettere di dimenarti» ribatté Ryan, freddamente.

Quando finalmente la lasciò andare, Rose si ritrovò nello spiazzo dietro all'edificio circondata da tutti e cinque i ragazzi.

«Come sempre decidi tu per gli altri» protestò seccata rivolgendosi a Ryan, sistemando la mano intorno al polso che aveva percepito la sua stretta.

«Sembri non conoscere altre maniere.
Se solo la smettessi di scappare e ascoltassi...» la rimproverò, accigliato.

«Rose, volevamo solo aiutarti» cominciò Christopher, con cautela.

«Avete mai provato invece a chiedervi cosa volessi io?» replicò lei voltandosi verso il suo interlocutore. «No, avete preferito decidere per me.»

«Probabilmente hai ragione, abbiamo sbagliato i modi. Ma Rose, non avevamo cattive intenzioni» si giustificò Bryan facendo qualche passo verso di lei.

La ragazza scrutò il suo volto amareggiato e per un attimo le sembrò sincero.

«Quindi perché non hai mai chiesto aiuto?» chiese brusco Erik.

Change of PLANWhere stories live. Discover now