Dizziness

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Rose aveva cercato ovunque, ma non era riuscita a trovare tracce di Christopher.
Sperò d'incrociarlo in classe, tuttavia quando vi mise piede e non vide le sue cose al proprio posto si convinse che non sarebbe riuscita a parlarci.
Intercettando la conversazione tra due compagne, scoprì in seguito che se ne fosse andato da scuola.
Sentì il secondo squillo della campanella, si sedette al proprio posto delusa ma decisa a rintracciarlo dopo scuola per accertarsi che stesse bene.
E si convinse ancora di più quando Bryan passandogli accanto la informò del messaggio ricevuto dall'amico, limitandosi a riferirle un problemi personali.

La preoccupazione per l'amico venne offuscata però poco dopo dalla presenza al suo fianco del compagno di banco.
Succedeva sempre in sua presenza, Ryan aveva la capacità di attrarre i suoi pensieri come una calamita.
Nonostante odiasse l'idea che controllasse in quel modo i suoi stati d'animo, le era ormai chiaro quanto le fosse difficile pensare ad altro.
Più cercava di fargli assaggiare la sua stessa medicina ignorandolo completamente, più la sua mente rimuginava su quel suo nuovo scortese modo di trattarla.
Non era più carino con lei come era stato all'inizio, ma per quanto avesse voluto affrontarlo e comprenderlo, la sua vecchia se stessa sembrava fare resistenza.
Per di più si sentiva in debito: l'aveva aiutata così tante volte senza chiedere nulla in cambio e ora – anche se non capiva o giustificava quella sua scortesia – si adeguava al suo umore e basta.

Aveva cercato di mettere a tacere quelle emozioni apparentemente incontrollabili, ma ogni qualvolta lo vedeva, ne sentiva il profumo, i suoi occhi lo cercavano in un istante.
Se quando erano in gruppo il disagio per quella situazione sembrava poter essere contenuto, quando se lo ritrovava a pochi centimetri da sé era quasi insopportabile.
Incapace di concentrarsi sulla lezione, cercò di sviare i suoi pensieri altrove scrivendo un messaggio a Christopher.
Lo invitò a prendere un caffè e fare due chiacchiere, mettendosi a sua disposizione per luogo e orario.
Ebbe appena il tempo di premere il tasto d'invio prima che Ryan le strappasse il telefono dalle mani infilandoselo in tasca.
Represse il suo stupore e il suo disappunto l'istante successivo; il professore le passò accanto scrutando accuratamente nella sua direzione, dandole così modo di capire il gesto del ragazzo.

Tirò un sospiro di sollievo non appena lo vide allontanarsi, si volse verso Ryan e accennò un grazie silenzioso.
Non ricevette alcuna risposta, appoggiato allo schienale della sedia il ragazzo mantenne gli occhi fissi sul libro di fronte a sé.

Non lo avrebbe mai capito veramente.
Quasi non le parlava, ma era sempre pronto ad aiutarla; non la guardava, ma sapeva sempre cosa stesse facendo.
Un sorriso fece capolino sul suo viso, pensando che in fondo fossero entrambi dei bugiardi.
Perlomeno lei lo era, mentiva a se stessa se pensava di poterlo ignorare e non interessarsi a lui. Ormai era troppo tardi.

Seguì i suoi movimenti, lo vide alzare la mano per chiedere di uscire e farle un cenno prima di chiudere la porta.
Le sembrò chiaro che volesse che lo seguisse, ma si attardò richiamata dal professore per risolvere degli esercizi.
Quando finalmente raggiunse il compagno fuori dalla classe lo ritrovò seduto sulle scale in fondo al corridoio.

«Finalmente! Pensavo sarei invecchiato qui» disse alzando lo sguardo.

«Scusa, il professore mi ha trattenuta» si giustificò Rose.

«Sarebbe stato peggio se non avessi capito e mi avessi aspettato inutilmente.»

«Non sono stupida» ribatté.

«Questo l'hai detto tu.»

«Insopportabile» aggiunse, stizzita.

«Scusa?»

«Ho detto che sei insopportabile. Sei sordo?»

«Sei diventata arrogante? Un paio di settimane con noi e già senti di poter dire e fare quello che ti pare» ringhiò, cambiando espressione.

«Ti disturba così tanto che faccia e dica quello che mi pare?» chiese con tono più alto, esasperata da giorni di scortesia.

Ryan scattò in piedi e la spinse contro il muro, sussurrandole un sì con voce ferma.

Rimase sorpresa e pietrificata da quella sua espressione arrabbiata e confusa allo stesso tempo; a pochi centimetri dal suo viso sentì il suo profumo e il suo respiro.
Si perse irrimediabilmente in quella loro vicinanza che scoprì esserle mancata più di quanto avesse immaginato.
Il suo corpo rispondeva a ogni suo contatto, senza esitazioni e proteste; il calore provocato da quella mano stretta al suo polso si irradiò in un attimo.
E mentre respirava più silenziosamente possibile per timore che decidesse di allontanarsi, i suoi occhi non riuscirono a mettere a fuoco che quelle sue iridi insolite.
Da quanto non lo sentiva così vicino?
Si ricordò di quella volta che lo aveva medicato nel bagno; anche in quell'occasione erano stati così vicini e aveva sentito il cuore esploderle nel petto.

I suoi occhi la sfidarono ad abbassare lo sguardo di fronte a quella sua espressione così poco familiare e rassicurante.
Entrambi sembravano voler parlare, confessarsi a vicenda, ma anche in quel caso nessuno proferì parola.
Continuarono a fissarsi in quel modo per un lasso di tempo che le sembrò infinito, finché infastidita dalla presa stretta sul suo polso, tentò di liberarsi.
Come se avesse ripreso coscienza all'improvviso, Ryan lasciò la presa; le sistemò il telefono nella mano e ritornò in classe senza aggiungere altro.

Rose lo guardò rientrare in classe, poi si sedette sulle scale sostenendo la testa con entrambi i palmi delle mani.
Si sentì un'ingrata, ancora una volta non lo aveva ringraziato a dovere.
Averlo così vicino le faceva sempre perdere la bussola, il suo cervello smetteva di funzionare; essere trattata in quel modo da lui la stressava e la disorientava perché non sapeva come reagire.
Aveva sempre pensato che mantenere le distanze fosse la scelta migliore, tuttavia, adesso che le cose sembravano aver preso quella direzione, era più confusa che mai su quello che volesse davvero.

Che cosa voleva da lui?
E lui, cosa si aspettava da lei?

Guardò lo schermo del telefono ritrovando un messaggio di Christopher: aveva accettato ben volentieri di passare del tempo con lei quel pomeriggio.
Ritornò in classe subito dopo, contenta che perlomeno avrebbe avuto modo di attenuare la sua preoccupazione per lui.

Change of PLANWhere stories live. Discover now