reminder

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Kuroo sentì un miagolio oltre alla porta della sua stanza.
L'aprí e il suo gatto, bianchissimo, saltò subito sul letto del ragazzo, poi sedendosi e guardandolo.
Chissà quando lo capirà che Kenma non tornerà più, pensò.

Il biondo e il corvino avevano adottato un gatto, che avrebbe ovviamente alloggiato a casa del più grande, dotato di appartamento in cui viveva da solo.
Kenma adorava il suo appartamento, perché era all'ultimo piano e, quindi, aveva una grande terrazza dove piazzare tutte le sue piantine e cactus, che tutt'ora il proprietario di casa annaffiava e curava.

Kuroo andò a vivere da solo non appena iniziato Agosto, ancora diciannovenne e con il diploma appena preso fra le mani, un lavoro decente e un fidanzato che ci passava giorni interi, in quella casa.
Infatti era strano non vedercelo e, era sicuro che il gatto stesse iniziando a chiedersi dove potesse essere mai finito, l'altro suo padrone.

Poi, l'aspetto del biondo e i suoi modi di fare ricordavano vagamente un gatto.
E così si aggiungeva l'ennesimo ricordo di Kozume al puzzle della sua casa e del suo cuore, ormai fin troppo nostalgico.

In quella casa, tutto era Kenma e, per Kuroo, Kenma era tutto.
Uno stupido gioco di parole, molto cliché, scialbo e ripetuto milioni di volte.
Ma Kuroo non avrebbe potuto vivere di qualcos'altro o qualcun'altro.

Il biondo invece, viveva ancora con i suoi genitori, non avendo finito la scuola che, sottintendendo, era la stessa del corvino.
Eppure prima dell'inizio di giugno non si erano mai parlati.

Sempre parlando della fantastica dimora del più grande, come citato prima, vi erano tantissime cose del più piccolo e, altrettante che glielo ricordavano.
Oltre alle piantine, oltre al gatto, oltre ai giochi che si erano regalati a vicenda, oltre alle felpe mancanti e alle magliette e agli occhiali da sole stilosi, appesi ad un filo nella sua camera da letto, assieme a solo un paio di polaroid, le meno imbarazzanti e personali del grande album di foto che aveva costudito e ingrandito durante quei tre mesi.
Ma le polaroid erano tutta un'altra storia.

Oltre a tutte quelle cose, si sentiva lievemente il profumo timido del più piccolo, ed erano rimaste le due linee corrispondenti al metro e novanta di Kuroo e allo scarso metro e settanta di Kenma.
Il perché avessero segnato le loro altezze sul muro accanto alla porta?
Niente che non fosse diventato un altro dei tanti ricordi che il corvino aveva di lui.

Del suo piccolo Kodzuken.

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