twenty one

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Il corvino quella mattina si era svegliato stanco, aveva fatto la solita colazione veloce di una sigaretta e due biscotti scarsi al cioccolato, i suoi preferiti, ed era andato a lavorare nel solito bar.

Il turno di mattina, ed anche quello di pomeriggio. Sfiancante, pensò Kuroo mentre serviva i primi caffè della giornata.
Durante quella noiosa giornata di lavoro, gli capitò solo una volta di dare un'occhiata al calendario. Quasi gli mancò il fiato quando realizzò due cose: non si era accorto del passare dei giorni, ed era il ventuno settembre.
Il giorno dopo sarebbe iniziato l'autunno, e ancora non ci aveva pensato a cosa avrebbe fatto. Alla fin fine, era solo un cambio di stagione, ma non per lui.
Stupido da ripetere e da dire in generale, ma l'estate di Kenma e Kuroo il giorno dopo sarebbe finita e lui non aveva con sè nessuna ripresa impeccabile dall'assenza del più piccolo.
Ma avrebbe dovuto fare qualcosa per salutarlo, a quel punto, assolutamente, si era ripetuto per tutto il resto del pomeriggio, difatti gli venne subito in mente qualcosa.

Quando poi tornò a casa, come si era promesso, avrebbe messo in atto la sua idea.
Tolse le foto dal filo sul muro, stando attento a non far cadere gli occhiali, prese la scatola delle polaroid e le posò al suo interno. Ora erano tutte riunite.
Non avrebbe cancellato le linee accanto alla porta, perché sarebbe stato impossibile.
Non buttò le piantine in terrazzo, perché si sarebbe auto-identificato come assassino.
Non spostò da alcuna parte gli occhiali da sole stilosi che gli aveva regalato il biondo, perché il sole ancora c'era e gli sarebbero serviti.
Si era assicurato di raccogliere solo gli oggetti che interessavano direttamente il più piccolo, nonché solo e solamente le foto.
Assieme alle due lettere, che avrebbero goduto della compagnia di una terza, scritta da Kuroo.

In quella terza lettera il corvino si aspettava di metterci tante cose, davvero molte. Tutto ciò che gli sarebbe venuto in mente.
Sempre che le parole gli sarebbero venute e, anche se non l'avrebbe ricevuta nessuno, decise di salutare in quel modo il suo, ormai, ex fidanzato, dato che non aveva potuto farlo faccia a faccia.
Era quasi inutile scriverla, ma era un buon modo per dire addio all'estate di quell'annata e con lei, anche a Kenma. Si definiva infantile, anche se sapeva quanta importanza dava a quel cambio di stagione.

Presto gli alberi avrebbero incominciato a perdere le loro verdi foglie, che nel cadere si sarebbero ingiallite, proprio come le lettere che il biondo gli aveva lasciato; poi avrebbe iniziato a piovere più spesso, il primo freddo avrebbe messo piede in città e sperò che il vento lo portasse via da quel posto.
Magari dall'altra parte del mondo, dove la primavera e l'estate, di conseguenza anche il tempo con il biondo, sarebbero dovuti ancora iniziare.
Ma quella era solo una sua fantasia fervida.

Si trovava alla scrivania, con la scatola che giaceva sul letto, accanto al gatto color neve.
Davanti a sè aveva un foglio strappato da un quaderno e in mano aveva una matita, la cui data dell'ultimo utilizzo risaleva a maggio, prima ancora degli esami di quinta.

Ora doveva solo incominciare a scrivere.

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