17 - Gastone Novelli

16 1 0
                                    

2 Novembre 1917

Mattina. Campo di aviazione di Padova, nuova sede della 91esima squadriglia Caccia



Baracca stava misurando con gli occhi il suo nuovo ufficio. Avrebbe avuto la scrivania in un angolo del locale, mentre Rosato e un paio di sottufficiali si sarebbero accalcati su un tavolo più grande sotto alla finestra. La stanza era decisamente più grande di quella che occupava a Santa Caterina, ma ora non sarebbe più stato solo. E non avrebbe più potuto rilassarsi in lunghe chiacchierate con Ruffo o Ranza o Piccio.

Sospirò. Occorreva accontentarsi. C'erano voci, nel Decimo Gruppo, che la Novantunesima sarebbe stata trasferita a Quinto di Treviso, non appena il nuovo aeroporto fosse stato pronto ad accoglierli, ma ci voleva ancora qualche mese e fino ad allora la loro casa sarebbe stata Padova. Il trasferimento da Arcade a questa ulteriore sede temporanea si era svolto il giorno prima, nella solita situazione caotica che il disastro di Caporetto sembrava voler imporre a ogni decisione. Non erano riusciti quasi nemmeno a disfare i bagagli, ad Arcade, che già si erano dovuti rimettere in viaggio per Padova.

Rosato e gli altri stavano aprendo scatole, estraendone registri, faldoni di documenti, manuali.

Francesco li osservava. — Vi aiuto, — disse, sbottonandosi la giubba.

— Non c'è bisogno, signor Comandante, — disse Rosato. — Abbiamo tutto sotto controllo.

— Lo faccio comunque.

— Maggiore Baracca? — disse un soldato che Francesco non conosceva, affacciandosi sulla porta.

— Sono io.

— Ho un plico per lei, da parte del Comando Supremo.

Francesco si riallacciò la giubba e raggiunse il soldato nel corridoio. — Di cosa si tratta?

— Non saprei dirle.

Il soldato consegnò il voluminoso plico, ricoperto da carta da pacco giallognola. Il timbro del Comando Supremo era posto in alto a sinistra, mentre il nome di Francesco era scritto con grafia elegante. Con un cenno di ringraziamento, Baracca congedò il soldato e cercò un posto dove potersi sedere in pace a vedere cosa gli mandava il Comando. Trovò una stanzetta occupata quasi del tutto da scatoloni ma, per il resto, deserta. Si accomodò su una pila di scatole e aprì il plico.

Una lettera di accompagnamento: "con la presente si trasmettono alla Signoria Vostra..." eccetera eccetera. Francesco la scorse rapidamente, poi passò agli altri contenuti: tre cartelline zeppe di fogli. Erano le note caratteristiche di tre militari. Ufficiali. Piloti. Francesco annuì, serio. Nuovi piloti per sostituire quelli caduti nei giorni e nelle settimane precedenti: Olivari, Sabelli, Ferreri.

Tra i tre nuovi non c'era Cesare Magistrini. Baracca aveva promesso al suo collega Riva di rinunciare a quel pilota, me per un attimo aveva sperato che il Caso l'avesse comunque portato alla 91esima. Ma il Caso non si era intromesso.

Una stretta di spalle: non si può avere tutto. Francesco aprì la più voluminosa delle tre pratiche. Tenente Guido Keller, da Milano. Baracca aveva segnalato il suo nominativo tempo addietro, quando gli erano giunte interessanti rapporti sull'incredibile talento aviatorio del giovane. Ora però, sfogliando le carte, cominciava ad aver qualche dubbio: Keller era un personaggio piuttosto bizzarro!

Per cominciare, pare che nella sua squadriglia precedente avesse preso alloggio su un albero, sul quale amava dormire completamente nudo. Poi, c'era un rapporto che spiegava come ci fossero stati dei problemi con il parroco locale, il quale aveva protestato al comando della squadriglia perché uno dei loro piloti - ovviamente Keller - amava importunare, sempre nudo, le giovani ragazze che lavavano i panni al fiume. E così via, episodio su episodio, le carte raccontavano le stranezze di questo giovane aviatore. In una lettera indirizzata "Al Comandante di Squadriglia", il vertice della squadriglia di provenienza suggeriva a Baracca di autonominarsi gestore delle finanze del giovane, poiché questi aveva l'abitudine di sperperare il proprio stipendio in pochi giorni, con generosi regali ad amici. E pare che avesse anche l'abitudine di regalare le vittorie aeree, rifiutandosi di rivendicarle e lasciando che fossero altri piloti a fregiarsene.

Il Cavaliereحيث تعيش القصص. اكتشف الآن