20 - Frank Linke-Crawford

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5 Novembre 1917

Tarda mattinata. Aeroporto  Fontanelle, territorio occupato, base avanzata della Flik 41J



Frank Linke-Crawford fu il primo a scendere dal suo Albatros, appena l'elica aveva smesso di girare. Scavalcò la carlinga, in preda all'entusiasmo diede una manata sulla fusoliera di legno dipinta di rosso dell'aereo di Brumowski e si affrettò verso l'aereo di Szepessy-Sokoll.

Avevano volato loro tre, quella mattina. Il comandante aveva voluto mettere alla prova l'altezzoso pilota ungherese e aveva chiesto a Linke-Crawford di accompagnarli. Una sortita sul mare, tra Trieste e Venezia. Avevano incontrato due idrovolanti da caccia italiani e subito era scaturito il duello aereo.

Brumowski e Linke-Crawford avevano lasciato l'iniziativa in mano all'ungherese, scegliendo il ruolo di gregari per aiutarlo ove necessario, ma permettendogli di impostare la tattica del combattimento e di scegliere cosa attaccare, e quando e come farlo.

E il barone si era battuto da leone, mostrando notevole abilità acrobatica, senso della battaglia, controllo del velivolo, mira. I due idrocaccia italiani erano caduti crivellati dai suoi colpi. Sotto agli occhi dei due piloti veterani, Szepessy-Sokoll aveva abbattuto il suo quarto e quinto avversario. Ora era ufficialmente un asso dell'aviazione imperial-regia.

Linke-Crawford andò ad attendere che il novello asso si sganciasse la cintura e liberasse la sua alta mole dall'angusto abitacolo del velivolo.

— Complimenti, tenente! Complimenti! — gli disse, stringendogli con vigore la mano, non appena l'altro mise i piedi a terra.

Brumowski, meno incline ai festeggiamenti eccessivi, si sfilò il cappuccio di cuoio e il monocolo, e gli sorrise. — Bravo, — disse con semplicità. — Venga: beviamo qualcosa.

Szepessy-Sokoll non era pronto a questo cambio di atteggiamento nei suoi confronti. Ormai si era abituato a considerarsi solo contro tutti e, anche questa volta, scendendo dal suo caccia si era preparato qualche commento tagliente da rivolgere ai colleghi. Ma il sorriso del comandante, la sua mano tesa, e la pacca sulle spalle da parte dei colleghi lo lasciarono interdetto. — Certo, — balbettò, seguendo gli altri piloti verso il circolo ufficiali.

— Al signor tenente barone Rudolf Szepessy-Sokoll! — gridarono tutti i piloti della Flik 41J alzando verso il cielo i loro bicchieri pieni fino all'orlo di tocai. — E all'Imperatore e alla moglie di Uzelak!

— Alla moglie di Uzelak! — gridò di rimando Szepassy-Sokoll, lasciando che un sorriso si irradiasse sul suo viso di solito così serio. Chissà cosa avrebbe pensato, la signora Uzelak, se avesse saputo che ormai era diventata figura stabile dei brindisi dei piloti sottoposti a suo marito, il comandante in capo delle forze aeree austro-ungariche. — Alla moglie di Uzelak!

I bicchieri vennero svuotati, riempiti di nuovo e svuotati di nuovo. Poi vennero le domande, le curiosità da appagare: — Come ha fatto? Ha attaccato dal basso o dall'alto? Gli italiani si sono difesi bene? — e così via, in una raffica serrata alla quale l'eroe del giorno rispondeva con dovizia di particolari, muovendo le mani nell'aria a rievocare le evoluzioni degli aeroplani.

Passò quasi mezz'ora prima che il comandante Brumowski richiamasse all'ordine la sua squadriglia, ricordando a tutti che c'era del lavoro da fare. Uno alla volta i piloti della Flik 41J andarono a stringere la mano del pilota ungherese, salutandolo e complimentandosi un'ultima volta prima di tornare alle loro occupazioni.

L'ultimo fu Brumowski. — Tenente, le confesso che la mia prima impressione, nei suoi confronti, non è stata della più positive.

Il sorriso abbandonò il viso di Szepessy-Sokoll lasciando posto alla solita espressione accigliata. — Ne sono ben consapevole, signor capitano.

Il CavaliereWhere stories live. Discover now