18 - Miroslav Navratil

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2 novembre 1917

Sera. Base aerea di Fontanelle, nuova sede avanzata della Flik 41J, Friuli, territorio occupato dall'Impero Austro Ungarico.



— Venga avanti, tenente.

Rudolf Szepessy-Sokoll odiava essere lasciato ad attendere fuori dalle porte. Non si addiceva al suo rango: se non fossero stati sotto le armi sarebbe stato quel Brumowski a dover attendere alla sua soglia, e non viceversa.

Il giovane barone inspirò, gonfiò il petto e aprì la porta.

Il comandante della Flik 41J, monocolo in una mano e fazzoletto nell'altra, era seduto alla sua nuova scrivania, di fronte a una tazza fumante di the. Di fronte a lui un altro pilota, giovane ma con i lineamenti rozzi e la pelle già invecchiata dal sole. "Un contadino," pensò subito Rudolf, con un certo disprezzo.

— Venga avanti. Conosce il sottotenente Navratil?

Il ragazzone schizzò in piedi e tese una mano. Grande, nodosa, piena di calli.

Rudolf preferì limitarsi al saluto militare.

— Miroslav, — aggiunse Brumowski facendo le presentazioni, — è uno dei miei migliori piloti, appena rientrato da una meritata licenza. Prevedo grandi cose per lui. Questo, invece, — disse a Navratil indicando il barone con un gesto del mento — è sua eccellenza signor tenente Rudolf Szepessy-Sokoll, barone von Negyes et Reno. — Il suo tono era pomposo, esagerato. Canzonatorio.

— Accipicchia, — commentò Navratil.

— Già. Nientemeno, — continuò il comandante della squadriglia, lanciando un'occhiata a Rudolf per studiarne le reazioni.

Szepessy-Sokoll tossì. — Sono un'ufficiale dell'aviazione Imperial-Regia. E questo può bastare. — Avrebbe voluto parlare con un tono umile e leggero, ma la sua voce uscì tagliente come un chiodo arrugginito.

— Infatti, — confermò Brumowski, con un sorriso un po' sghembo. — E in quanto ufficiale, dovrebbe saper bene cosa significa obbedire agli ordini.

— Obbedire, signor capitano? Non mi sembra di aver infranto alcun ordine.

— Siediti, Miroslav, — disse il comandante rivolgendosi a Navratil. — E ascolta. — Poi infilò il suo monocolo e si avvicinò a Szepssy-Sokoll. Gli arrivava sotto al mento, ma nonostante questo riusciva ad essere imponente. — Tenente, mi risulta che lei quest'oggi abbia interrotto la sua missione di scorta a un bombardamento per eseguire un passaggio a bassa quota non autorizzato.

— Lo confermo, signore.

— E vuole anche illuminarmi, di grazia, sul motivo che l'ha spinta ad agire di testa sua?

— Certo. Il bombardamento, anche a causa della quota eccessiva dalla quale è stato condotto, non ha dato esiti rilevanti. Tre caccia nemici si sono levati in volo, abbandonando ben presto la caccia poiché noi volavamo troppo in alto per essere raggiunti.

— Quindi?

— Quindi, quando mi sono reso conto che i tre avversari stavano ritirandosi, ho valutato che avrei potuto attaccarli durante la fase di atterraggio, o comunque prima che potessero mettere in sicurezza i loro velivoli.

Brumowski fece un passo indietro. Scambiò un'occhiata con Navratil, che strinse leggermente le spalle, come a voler dire: "che male c'è?"

— Risultati?

Szepessy-Sokoll si schiarì la voce. — Credo di aver danneggiato tre velivoli avversari, modello SPAD.

— Crede?

— Al mio passaggio i velivoli erano già a terra. So di averli colpiti ma non sono stato in grado di valutare i danni inflitti. Comunque, uno degli SPAD appartiene a Baracca.

Brumowski sgranò gli occhi abbastanza da far cadere il monocolo, che rimbalzò sulla sua cordicella attaccata al collo del comandante. — Ne è certo?

— Ovvio. Non sono uso fare affermazioni di cui io non sia perfettamente convinto. Ho riconosciuto lo stemma sulla fusoliera.

Brumowski lo osservò qualche secondo, mentre il monocolo gli penzolava pigramente dal collo. — Miroslav, avvisa il comando. La squadriglia di Baracca è di stanza a Padova, ora.

Navratil fece un veloce cenno con la testa e corse fuori dalla stanza: la notizia era davvero importante e andava diffusa con urgenza.

— Quando pensava di informarmi su questa scoperta? — sibilò Brumowski.

— Non appena lei me ne avesse dato l'opportunità, signor capitano.

Il comandante della Flik 41J andò alla finestra. Il sole stava tramontando, oltre il nuovo fronte. Pensava, mentre il pilota ungherese attendeva sull'attenti. — D'accordo, — disse infine. — Alla luce dei fatti, il suo comportamento di quest'oggi è stato la scelta giusta. Mi congratulo con lei per la sua prontezza di spirito e il suo coraggio. Mi è stato riferito che la picchiata in cui ha lanciato il suo Albatros era ai limiti della resistenza strutturale.

— Dovevo scendere in fretta, signore. I colleghi degli Hansa-Brandenburg volavano a una quota troppo elevata.

— Già. — Brumowski si sedette alla sua scrivania e cominciò a studiare alcune carte. — Vada pure, tenente.

Szepessy-Sokoll accennò un saluto, poi si voltò sui tacchi e uscì. Appena all'aperto, cominciò a prepararsi una sigaretta. Era stato a tanto così dall'affrontare Baracca. Ma ora sapeva dove la sua preda si nascondeva: entro pochi giorni sarebbe riuscito a incontrarlo in aria.

E allora, dopo averlo abbattuto, nessuno avrebbe più messo in dubbio il fatto che lui, Rudolf Szepessy-Sokoll era il migliore.


***

Note al capitolo:

L'immagine di apertura (pubblico dominio) ritrae Miroslav Navratil. Ai tempi del nostro racconto al giovane non era stato attribuito ancora alcun abbattimento. Ottenne nove dei suoi dieci successi nella Flik 3J, di cui assunse il comando nel giugno 1918. Il suo aereo, in quel periodo, era caratterizzato da un cuore trafitto come si vede in questa immagine (Creative Commons, tratta da Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/Miroslav_Navratil)

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