17. Una spaccatura nel vetro

145 11 2
                                    

«Hey, hey. Respiri profondi, così..»

«I respiri profondi lì farò su di lui, quando il suo corpo sarà senza testa» Il sangue mi ribolle fra le vene, sale fine alle guance e mi dona quell'aria da caramella che tanto odio.

«Kath! Ha solo preso una patatina» Tutto il tavolo continua ad osservarmi, che razza di scemi.

«L'ha messa nel mio gelato»

Stringo avida a me la scatoletta di gelato e mi curvo su di essa come a proteggerla. Naomi di fianco a me sbuffa e si porta una mano alla fronte.

«Siete amici da poche settimane e una sola, e dico una sola volta, non vi ho visti conversare normalmente» Landon di parte alla bestia affonda la forchetta nella sua insalata e ne mangia una buona manciata. Che sia quella il segreto della sua altezza? Insalata tutti i giorni...magari sono tutte le spezie che ci butta dentro. No, è di sicuro un extraterrestre.

«È l'effetto Martin» Naomi sbuffa una risata, come un cavallo, mentre lo dice e mi osserva come in attesa.

Affondo il naso nella scatoletta e strizzo gli occhi verso di lei. «Traditrice, ti sei schierata con il nemico»

«Il nemico gradirebbe un altro po' di gelato» Quasi ringhio quando la grande mano di Allen intinge un altra delle patatine sul tavolo nel gelato. Sorride sotto i baffi e se la porta alle labbra lentamente, come per torturarmi.

Sono passate settimane dalla maledetta festa, io e Cross da allora ci vediamo piuttosto spesso. Non lo avessimo mai fatto! Ormai io e Naomi siamo entrate nel gruppo dei fantastici quattro, un po' per Landon un po' per Allen. Ora nemmeno volendo riesco ad evitarlo.

La mattina la mora pur di passare del tempo con Landon, costringe anche me a seguire lui e il suo gruppo, come un cagnolino. A pranzo sediamo insieme e quando capita, il pomeriggio dopo gli allenamenti, i tre giocatori di football accompagnano la mia amica a casa.

Cross è una tale piaga che ultimamente sono anche più stressata del normale, i nervi a fior di pelle e la tensione in casa limitano al minimo le mie capacità di mantenere la calma. Per farla breve in un mese ho finito un altro rullino di fotografie.

«Fai schifo», disgustata per ben altro osservo il movimento tutt'altro che rivoltante delle sue labbra leggermente lucide per la meraviglia che ha appena ingoiato. «Meriti l'inferno solo per aver rovinato il gelato in quel modo» gli occhi blu puntano i miei divertiti mentre mi rivolge un sorriso sghembo.

«Non l'hai nemmeno provato Martin» mi rivolge un occhiata obliqua e, prende un altra patatina pronto per servirsi una porzione di demonio.

«E non ci tengo, tieni lontano quell'abominio da me e dal mio gelato»

«Ti devo ricordare chi telo ha comprato il gelato?», inarca un sopracciglio e un espressione soddisfatta si fa largo sui tratti cesellati quando allungo riluttante verso di lui la scatoletta. «Delizioso» chiude persino gli occhi e per enfatizzare il concetto quasi miagola dal piacere ingoiando la patatina.

Afferro il braccio di Naomi e lo stringo al petto, «Omi portami via, potrei non esser più responsabile delle mie azioni». La ragazza scuote il capo e tira leggermente la mia coda fucsia nella direzione opposta, staccandomi dal suo corpo. Stingo gli occhi e quasi percepisco il naso che si arriccia mentre contrariata sbuffo.

«Come potresti privare il mondo di questa meraviglia?» Allen attira nuovamente l'attenzione su sé stesso e si indica con fare ovvio. Che narcisista arrogante.

«Se non esistessi non bisognerebbe inventarti»

«Non me la ricordavo così» Il biondo ghigna e lancia un occhiata che non comprendo a Naomi, questa arrossisce e abbassa il viso sul suo piatto ormai vuoto. «Comunque, non penso riusciresti a staccargli la testa».

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now