Capitolo 9

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Il suono dell'acqua che scorreva sotto la doccia si udiva dalla cucina, dove Jaemin stava preparando la colazione. 

Accanto a lui, Renjun lo guardava senza dire nulla, notando come il ragazzo fosse di nuovo perso nei suoi pensieri. 

Nel frattempo, Jaemin pensava che fosse normale avere di tanto in tanto un incubo per quello che era successo molto tempo fa in Giappone, ma da quando Jeno era riapparso nella sua vita, gli incubi erano diventati sempre più frequenti Sembrava che quei ricordi del passato, che aveva cercato di cancellare dalla sua memoria, stessero cercando di tornare in superficie. 

Ma perchè? 

— Jaemin. — Lo chiamò Renjun. —Stai bene? 

Jaemin annuì, senza dire altro. Era passato quasi un mese da quando Jeno si era trasferito da lui, e c'era chiaramente un miglioramento. 

Jeno aveva già messo sù qualche chilo e questo lo rendeva molto felice. E nonostante il fatto che il giovane non sorridesse troppo, le loro conversazioni iniziarono ad allungarsi. Tutto procedeva secondo i suoi piani. 

—Buongiorno. — Lo salutò Jeno. —Hai bisogno di aiuto? 

—Buongiorno — Rispose Jaemin al saluto. — Potresti sistemare il tavolo?— Jeno annuiì in silenzio. 

—Hai avuto di nuovo dei incubi.— Jaemin lasciò cadere il coltello che aveva in mano, per poi riprenderlo e voltarsi verso Jeno, sorridendo.

—mi dispiace. Ti ho svegliato?— Jeno annuì. 

—Tuttavia, cosa ti dà così tanto fastidio?— Chiese, in un modo che doveva sembrare disinteressato.

—Non è niente di cui valga la pena parlare.—  Jaemin mise il cibo sul tavolo. 

Sebbene volesse insistere sull'argomento, Jeno non voleva disturbare Jaemin. Forse un giorno glielo avrebbe detto lui stesso. 

—Ma ... — E con grande stupore sia di Jaemin che di Renjun, Jeno mise la mano su quella dell'amico. — Stai bene? 

Jeno lo stava osservando, e nei suoi occhi Jaemin poteva vedere chiaramente un barlume di preoccupazione. Quando sentì il viso bruciare, il ragazzo abbassò la testa, evitando lo sguardo dell'altro. 

Era la prima volta che vedeva Jeno davvero preoccupato, una sensazione che probabilmente non provava per qualcuno da un po'. 

—Sì, Jeno, grazie.—  Jaemin gli sorrise e Jeno annuì.

—Okay, ora potresti fargli togliergli la mano? — Chiese Renjun, turbato dall'intera situazione. 

Ma Jaemin sorrise beffardo, girò il palmo della mano e strinse la mano a Jeno. 

Renjun lo guardò indignato. 

Jaemin non riuscì a controllare una risatina. Dopo poco lasciò andare la mano di Jeno per poter mangiare. 

— Come vanno i corsi? Ten si comporta bene? —Jeno annuì. 

—Sembra molto felice che io ingrassi. — Jaemin fu d'accordo. 

—Hai potenziale, l'hai sentito. Tutto quello che devi fare è smettere di essere un cadavere ambulante. —Jeno sbuffò. 

—Dovremo comprare altri vestiti. — Jaemin rise. 

—Posso farli per te, non ti preoccupare. — disse, orgoglioso.

—Okay, mi fido.— Jeno cercò di sorridere. 

Dopo che entrambi ebbero finito la colazione, quando stavano per andarsene, Ten li chiamò, cancellando il corso quel giorno. 

—Beh ...—cominciò la conversazione con Jeno. —Se nessuno di noi ha più niente da fare oggi, perché non andiamo al centro commerciale?— Ma Jeno esitò. 

Yūrei - NoMinDonde viven las historias. Descúbrelo ahora