20. Quello che i bambini non dovrebbero provare

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La scuola elementare di questo buco di paese è tanto infestata dai parassiti quando quella superiore. E sia chiaro non mi riferisco solo ai tarli nascosti negli armadi o ai numerosi ragni; sono in ogni angolo e di ogni età quei piccoli mostriciattoli punta dito. Sono una specie ormai ampliamente conosciuta.

Predatori meschini, ratti di fogna, piranha o bulli, chiamateli come volete ma la razza è la stessa. Solo una regola vale nel loro ambiente: se sei forte mangi o non intralci gli altri, se sei debole ti fai mangiare.

É una catena alimentare ma io mi rifiuto di definirla tale. Sono solo un branco di stupidi che si divertono a spese degli altri.

Quando sono andata a trovare Tommy a scuola ne ho avuto l'ennesima conferma, sono tutti animali; dal primo all'ultimo. Vedere il mio piccolo amico, il mio piccolo fratellino fianco a fianco ad un branco di scimmie è stato rivoltante.

Tre gli stavano dietro, uno di fianco. Sembrava una formazione di battaglia, d'altro canto loro si muovono sempre in gruppo. Tommy non stava piangendo o altro, rideva e lo faceva a crepa pelle. Si stava quasi sforzando di non cadere per terra tanto era alta la potenza della sua risata.

Ai suoi piedi una bambina piangeva, grosse lacrime le scendevano sul viso infantile. Numerosi libri erano sparsi a terra e fra le piccole mani reggeva una penna, una bellissima pena spezzata a metà. Sta piangendo.. dovrei fare qualcosa?

Ciò che più mi ha spaventato non è stata la risata di Tommy o le lacrime strazianti della bambina ma gli occhi del ragazzino. Quegli occhi da cerbiatto tanto simili ai miei ora persi, vuoti. Ho il fiato corto e l'impellente bisogno di vomitare. Perché lo sta facendo? Perché il mio piccolo amico non sta difendendo quella bambina ma le sta causando dolore?

Siamo nel mezzo del cortile, è la loro ultima ora ed io ho finito da molto le lezioni. Dovrebbero esser in classe ma a quanto pare hanno di meglio da fare. Quando alcune settimane fa Tommy sembrava tanto triste e spaventato riguardo l'argomento, non avrei mai pensato ne fosse lui stesso la causa.

Lui è un bambino buono, non farebbe mai del male nonostante gli scherzi che ogni tanto li piace fare. O almeno così pensavo. Mai mi sarei aspettata questo da Tommy, non dopo aver vissuto a stretto contatto con tutto ciò che i bulli rappresentano.

É alquanto risaputo che nella scuola frequentata dai giovani orfanelli la parola bullismo sembra un eufemismo. Si sbranano a vicenda, disperati alla ricerca di attenzioni o chissà che altro. Ma questa non è la scuola dell'orfanotrofio, questo non è un campo di guerra continuo.

Il sole picchia violento sulla pelle abbrunata delle mie braccia scoperte, vi picchia fino a quando con grandi falcate non raggiungo l'improbabile scena di fronte ai miei occhi. Il primo ad accorgersi della mia presenza è il bambino di fianco a Tommy.

Il sorriso sulle sue labbra vacilla, ma non distoglie lo sguardo dal mio. A dir poco disgustata, con passo pesante mi avvicino sempre di più, ignorando i richiami della bidella alle mie spalle. Sia chiaro, mi rifiuto di chiamarle "collaboratrici scolastiche". Possono definirsi come vogliono ma se noi sporchiamo loro puliscono. Sarò sempre in prima fila quando qualcuno dovrà creare problemi ad un qualsiasi adulto della scuola.

Tommy, nonostante il silenzio calato attorno a noi, si accorge della mia presenza solo quando con poca delicatezza sollevo la bambina da terra. Questa sussulta e si porta le braccia sopra la testa. Aggrotto le sopracciglia confusa e aspetto un'altra reazione da lei ma non muove più un muscolo. Cosa ti hanno fatto?

Mi mordo il labbro per non imprecare e, con sguardo infuocato, quasi abbaio, di fronte ai cinque bambini immobili.

«Kathryn..» la dolce voce del mio amico è ricolma di sorpresa. Non sostiene a lungo la mia vista, abbassa immediatamente il capo forse per la troppa vergogna. Sdegnata scuoto il capo e apro bocca per urlare chissà cosa ma vengo interrotta da una vocina flebile.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now