Viktor Meyer

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Mentre i miei genitori e la zia tornarono alle loro faccende, io ne approfittai per raggiungere il convoglio nazista che si stava apprestando a prendere posizione nella piazza del paese, disposti tutti in fila perfetta mentre gli abitanti si ammassavano attorno a loro per ascoltatore quello che aveva da dire il comandante.
Rimasi a bocca aperta quando constatai che si trattava di un ragazzo molto bello e affascinate, capelli biondi come spighe di grano perfettamente pettinati, viso squadrato e con un lieve cenno di barba.
Prese in mano il megafono e con tono deciso, e allo stesso tempo freddo, disse, -cittadini di PonteVecchio. Sono il tenente Viktor Meyer, comandante del trentaquattresimo reggimento dell'esercito tedesco. Da questo momento in avanti siete sotto la nostra custodia, per tanto chiedo a ognuno di voi di presentarsi domani mattina al municipio per l'identificazione!-
La gente cominciò a bisbigliare tra loro, increduli, ma io sapevo il motivo per il quale volevano le generalità di ognuno di noi. Cercavano un collegamento con gli ebrei per mandarli nei campi di concentramento. 
Una patetica scusa per applicare la legge razziale.
Tornai a casa e raccontai quello che aveva detto Viktor Meyer.
-Ecco... adesso i crucchi vogliono controllare le nostre vite, non gli bastava invadere il nostro paese.- Maria non si lasciò sfuggire un imprecazione.
-Pietro hai preso i documenti quando siamo andati via?- domandò Isabella.
-Sì. Cara....-
-Bene... preparali per domani...- Isabella tremava dalla paura.

Il mattino successivo Isabella ci aveva fatto indossare gli abiti più belli che avevamo, non voleva che facessimo una pessima figura. Io lo trovavo esagerato.
Ci mettemmo in cammino e appena raggiungemmo il municipio sentii le farfalle nello stomaco e avevo una paura assurda, tanto che mi tremarono le gambe.
Fuori dall'edificio vi era già una marea di gente che faceva la fila per entrare. Passò un'ora prima che potessimo entrare nello studio del sindaco, sorvegliato da quattro soldati.
Un ufficiale se ne stava seduto dietro la scrivania, pennino alla mano. Mentre dietro di lui, Viktor Meyer ci osservava dall'alto in basso.
-Documenti! Luogo di residenza!- ordinò l'ufficiale.
Pietro li consegnò, l'ufficiale si mise a leggerli uno per uno mentre mio padre spiegava che abitavamo nella fattoria Marcheni.
Intanto il mio sguardo cadde, prima su mia madre, che stringeva il rosario e recitava un Ave Maria sottovoce. Poi i miei occhi si soffermarono su Viktor, era ancora più affascinate visto da vicino. Se ne stava in piedi, eretto come una colonna portante e non si lasciava sfuggire nulla. Poi anche lui si mise a fissarmi e istintivamente abbassi lo sguardo.

Il conflitto del cuoreWhere stories live. Discover now