Giorno di mercato

258 17 1
                                    

Mercoledì mattina. Zia Maria era in piedi sin dalle prime luci dell'alba, aveva fatto colazione ed era uscita per preparare il carretto e caricarli di tutte le verdure e ortaggi che aveva coltivato.
-Siete pronta zia Maria?- chiesi quando la raggiunsi sul retro.
-Si. E spero che quei villici acquistino le mie verdure, non ho fatto mille sacrifici per vederle marcire sotto il sole.-
Annuii. -Vi siete spiegata molto bene zia.- stavo per mettermi a ridere, ma riuscii a trattenermi.
Lei, Isabella e Pietro si recarono in piazza e non appena rimasi solo ne approfittai per sistemare la casa e preparare qualcosa da bere e da mangiare per quando sarebbe arrivato Viktor.
Poco dopo bussarono alla porta: Viktor era arrivato.
-Buongiorno...- mi disse quando aprii la porta. Era raggiante e il suo sorriso illuminò la giornata. Anche se dentro di me sentivo un'ansia crescente per la paura di essere scoperto; anzi, per il timore che potessero scoprirci.
-Accomodati.-
-Permesso...- si accomodò in soggiorno e dopo aver dato una rapida occhiata. -Però... molto carina...-
-Sì. Vero...- non potevo controllare le emozioni, così lo baciai.
Lui mi circondò con le braccia, era come se non volesse lasciarmi andare, come se avesse paura che potessi andare via, e lasciarlo lì da solo, in un mondo devastato dalla guerra e dai pregiudizi.
-Quando tornano i tuoi?- mi chiese.
-Per l'ora di pranzo.- lo baciai ancora.
-Allora abbiamo tempo...-
-Tempo per cosa?- domandai, facendo finta di niente.
-Secondo te?- fece un sorriso malizioso.
Dopo aver fatto colazione e aver parlato del più e del meno, io e Viktor ci recammo nella mia camera da letto. Quando varcai la soglia non era del tutto sereno, mi vergognavo un po', era piccola e molto sobria.
-Che carina... è più confortevole del mio alloggio.- si avvicinò alla finestra. -E anche la vista non è male.-
-Strano che il sindaco non ti abbia dato una sistemazione migliore.- scherzai.
-La mia camera è abbastanza grande, però è così pacchiana... da vomito.-
-Sai ti facevo più aristocratico.-
-Solo perché sono un tenente, non significa che debba essere un aristocratico.- stava per mettersi a ridere.
-Peccato. Avresti potuto essere un bellissimo principe.- lo presi in giro.
-Ma sono un bellissimo principe. Se lo vorrai...- con un leggero movimento mi fece stendere sul letto. Il suo corpo mi copriva interamente, mi faceva impazzire il suo profumo; così inebriante e dolce.
Facemmo l'amore proprio come se non ci vedessimo da troppo tempo. Un tempo troppo lungo e esasperante, alimentato dal folle desiderio di voler stare insieme. Quell'attimo di pura e ordinaria follia, lo sfruttavamo con tutti noi stessi. Pensando che il giorno dopo sarebbe successo qualcosa che avrebbe potuto separarci.
-Ti amo tanto Viktor.- dissi appena finimmo di fare l'amore.
-Anche io...- mi accarezzò i capelli. -Quando la guerra sarà finita. Tornerò qui da te. E ce ne andremo... insieme.-
-Dove?-
-Dicono che l'Argentina sia molto bella. Là nessuno verrà a cercarci.-
-Viktor....- mi accoccolai a lui. -Non vedo l'ora.-

Il conflitto del cuoreWhere stories live. Discover now