Il maggiore Karl Von Hannenberg

341 21 1
                                    

Ancora sconvolti per quello che vedemmo in chiesa nel pieno della funzione, tornammo a casa nel silenzio più assoluto; fu quando ci trovammo da soli nella via che Isabella domandò, -ma chi era l'uomo che hanno portato via?-
-Si chiama Roberto Tonelli. Vive di fronte alla stazione di posta.-
-Chissà cos'avrà fatto?- Pietro mi guardò incuriosito. -Lorenzo. Tu hai capito cosa stesse dicendo il tenente?-
-Ha chiamato Roberto... traditore.-
-Per quale motivo?- Isabella era incredula e strinse con forza il rosario che le circondava la mano.
-Strano. È sempre stato un tipo tranquillo... in che guaio si è messo?- si domandò Maria.
Mentre camminavamo in direzione di casa, passammo vicino alla stazione di posta e notammo alcuni soldati tedeschi intenti a gettare in strada mobili e altri oggetti che trovavano all'interno dell'abitazione di Roberto.

Non ero in grado di andare avanti a leggere, continuavo a vedere Viktor che ordinava di portare via quell'uomo e ha colpirlo senza avere nessuna pietà. Era vero... lui stava facendo il suo dovere, però vederlo in quell'ambito mi aveva messo paura.
Bussarono alla porta e Maria andò ad aprire. Era un soldato tedesco, tra le mani stringeva una lettera e parlava così veloce che lei non riusciva a stargli dietro nel discorso. Appena il soldato finì di parlare se ne andò.
-Io questi crucchi non li capisco proprio.- disse Maria.
Intervenni. -Ha fatto un sunto su quello che c'è scritto sulla lettera.-
-E cosa dice?-
-Che domani mattina ti devi presentare, insieme ad altri possidenti terrieri, ad un colloquio con il maggiore Von Hannenberg.-
-E cosa vuole da me?-
-Non so. Spero solo che non sia nulla di grave.-
-Lo scopriremo domani.- Maria lo disse con molta calma, ma si trattava di una calma apparente, era chiaro che avesse paura.

Il mattino successivo Maria si alzò prima del canto del gallo. Pure io non avevo dormito molto, così le chiesi il permesso di andare con lei all'incontro con il maggiore.
-Non serve che vieni.-
-Insisto zia. Potrebbe parlare solo tedesco e avresti bisogno di un traduttore.-
-Potrebbe esserci il tenente a fare da traduttore.-
-Zia. Ti prego....-
Sospirò. -Va bene. Vieni!-
Ci recammo al municipio e notammo e che c'era molta meno gente ad aspettare di entrare, infatti i possidenti terrieri di PonteVecchio si potevano contare sulle dita di una mano.
Quando ci videro arrivare, si voltarono a guardarci e salutarono Maria proprio come se fosse una regina.
Uno ad uno vennero chiamati tutti in ordine alfabetico, poi fu il turno di Maria.
-Frau Marcheni!- tuonò un soldato.
-Possiamo farcela.- dissi per metterle coraggio.
Entrammo nello stesso ufficio dell'altra volta e ad aspettarci vi erano Viktor, in piedi nella stessa posa da sorvegliante, mentre il maggiore Von Hannenberg se ne stava seduto dietro la scrivania come un re sul trono.
Si trattava di un uomo piuttosto in carne, pelle bianchissima, stesso taglio di capelli di Viktor e ti guardava come se volesse scrutarti fin dentro l'anima.
-Wie lange lebst du schon in PonteVecchio?- chiese mentre prendeva in mano dei fascicoli.
Maria mi guardò, ma prima che Viktor rispondesse, dissi, -vi ha chiesto da quanto tempo abitate qui.-
-Dodici anni!-
-Zwölf jahre.- risposi.
Il maggiore fece altre domande in merito alla permanenza di mia zia in paese e volle sapere anche fatti privati che riguardano lo zio e lei. Immancabilmente rispondevo in tedesco a tutto quello che lei mi diceva. Di tanto in tanto rivolgevo lo sguardo verso Viktor, lui mi osservava quasi divertito, ma quello che gli feci intendere era paura e timore per quello che sarebbe potuto succedere.
A colloquio finito, provai timore. Guardai Maria e stava tremando.
-Tutto bene zia?-
-Sì. Spero solo che non ci facciano del male. Altrimenti sono pronta a fargli la guerra.-

Il conflitto del cuoreWhere stories live. Discover now