Capitolo 33.

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"E mentre i taxi vanno via
Hai detto che eri solo mia
Mi chiedevo se
Vanno via tutti resti con me?"
▪︎ Le luci della città- Coez

Mi svegliai di soprassalto sentendo il campanello di casa mia suonare. Mi misi a sedere e mi passai le mani sul viso, in modo da svegliarmi.

Lanciai uno sguardo all'orologio appeso alla parete e notai che erano già le 23. Il campanello suonò un'altra volta e velocemente andai ad aprire, sapendo bene chi fosse.

Era finalmente sabato sera e avevo passato la giornata tra lavoro e studio, perciò esausta, verso le venti, ero crollata sul divano, senza nemmeno cenare. Avevo cercato di tenere la mente occupata per tutto il giorno, cercando di non farmi prendere dall'ansia per la visita imminente del mio ragazzo.

Appena la porta si aprì: un mazzo di rose rosse mi apparve davanti. Spalancai la bocca per quante fossero e per la loro bellezza, poi sorrisi come una ragazzina davanti alla sua prima cotta. Non sono mai stata una tipa che richiede grandi gesti, ma ricevere un mazzo di fiori dalla persona che ami fa sempre piacere, fa sentire speciali.

- Queste sono per te, piccola.- mi porse l'enorme mazzo e poi mi lasciò un delicato bacio sull'angolo della bocca.

- Non dovevi, sono davvero bellissime. Grazie.- le osservai attentamente e poi avvicinai il naso ad esse, per annusarle. Avevano un profumo così buono ed inebriante. - Entra pure Albe, vado a metterle dentro a un vaso.-

Gli sorrisi dolcemente e andai in cucina, per riempire d'acqua un vaso di vetro e poi ci infilai le rose dentro, stando attenta a non rovinarle. Facevano davvero una figura spettacolare. Le presi e le sistemai in soggiorno, sopra ad un mobile semi vuoto. Lì erano perfette, sembravano nate a posta. Le ammirai ancora un attimo e andai nel divano, dove Alberto era già seduto e vidi la sua valigia accanto a sé.

- Cosa hai deciso, stai qua a dormire o no?-

Speravo mi dicesse di sì. Avevamo tanto di cui parlare. Avevamo tanto da risolvere. E avevamo poco tempo prima che ripartisse, perciò non avevo voglia che passassimo la notte lontani. Volevo sfruttare ogni minuto a disposizione per stare con lui.

- Se per te va bene vorrei stare qua, con te.- i suoi occhi castani e profondi guardarono me intensamente, in attesa di una mia risposta e per captare qualsiasi segno potessi mostrare, ma mi limitai ad annuire e sorridere, contenta della sua scelta.

- Per me è perfetto.- lui annuì a sua volta e si avvicinò più a me. La sua mano si posò sul mio viso e mi accarezzò piano, mentre i suoi occhi continuavano a guardare i miei. Era immerso nei suoi pensieri ed era veramente bellissimo. Mi sentii fortunata ad averlo, come sempre d'altronde.

- Mi sei mancata tantissimo.- sussurrò, a pochi centimetri dalle mie labbra. Poi posò la sua bocca sulla mia, regalandomi un bacio lento e dolce, quasi casto. Sorrisi per le sue parole e per il bacio e lui si allontanò nuovamente di qualche centimetro. - Voglio che mi parli di tutto quello che ti passa per la testa. Voglio che tu non ti tenga più nulla dentro, sono pronto ad ascoltare ogni tuo pensiero. Come una volta, come prima di stare insieme.-

- Grazie, vale lo stesso per me, sappilo.- mi sentii felice delle sue parole, era quello che desideravo da tempo: tornare ad essere quelli che eravamo una volta. - Posso iniziare con il dirti che: per un attimo ho pensato davvero che tu avessi chiesto a Valeria di stare con te.-

Lui allontanò il viso dal mio e, per un momento, pensai si fosse offeso, ma quando iniziò ad accarezzarmi la gamba e tornò a guardarmi, capii che non era così. - L'avevo già capito al telefono, ti conosco bene. Ammetto che un po' mi meraviglia che tu le abbia creduto, ma un po' no, visto che pensi ancora di essere troppo poco per me.-

- Mi dispiace aver dubitato di te, era solo paura.-

- Non ce l'ho con te, infatti. Lo capisco, forse è la stessa paura che provo io quando ti vedo confidarti con un altro che non sono io, sapendo che un tempo era una cosa che facevi con me.- sorrise quasi amaramente, mentre la sua mano destra continuava a fare dei cerchi immaginari e concentrici sulla mia coscia. - Ma so che posso rimediare, riavremo i nostri momenti di confidenza.-

- Non ti spaventano tutti quelli che mi stanno accanto. Non sei mai stato infastidito quando passavo il mio tempo con Pellegrini o Giò, anzi, eri tu a dire loro di non lasciarmi sola. Mi hai pure fatto iniziare a parlare con Paloschi, volevi che diventassi sua amica... ti senti messo in discussione solo da Ceppitelli. Non capisco perché.-

- Non lo so. Forse perché ti è diventato così amico quando ci eravamo lasciati. Perché nel momento in cui io e te avevamo fatto un casino e ci eravamo persi, lui era al tuo fianco e ti sosteneva... ti aiutava.- mosse la testa piano piano, come se si rendesse conto quanto assurde fossero le sue parole. - Però, so che non ci sono reali pericoli. Mi fido ciecamente di te e lui, non è paura reale e fondata.-

Gli accarezzai piano le labbra con le mie dita, come per calmarlo dopo le rivelazioni che mi aveva fatto. Nessuno avrebbe mai potuto sostituirlo, i miei amici rimanevano miei amici, non sarebbero diventati altro solo perché nel momento del bisogno mi erano stati accanto, in fin dei conti è proprio quello che fanno gli amici.

- E con Valeria com'è finita?- chiesi, non mostrandomi troppo gelosa e/o infastidita.

- Non le ho più parlato dopo il bar. Ma direi che, visto che dopo il nostro incontro ti ha scritto inventandosi storie, ha capito che deve starmi alla larga, che con me non attaccano le sue strategie. Perciò è passata alla tattica di farci litigare.-

- Sì, capisco... Vorrei dirti solo una cosa, visto che siamo in tema di confidenze: se penso a voi due insieme mi viene da vomitare e piangere come una bambina. Sì, so che non stavamo insieme, ma mi fa ancora male pensare che sei stato con lei.- cercai di essere il più diretta possibile, ma senza fargli del male. Si era mostrato pentito di ciò che aveva fatto, e noi dovevamo chiarire, non litigare, perciò non volevo si sentisse in colpa.- Il solo pensiero che lei ti abbia sfiorato, come faccio io, mi fa stare male.-

Abbassai lo sguardo e una lacrima cadde dai miei occhi, non volevo piangere, ma era inevitabile, mi ero trattenuta per tempo e non avevo mai ammesso così a voce alta come mi facesse sentire quella storia, nemmeno con i miei amici.

Alberto sospirò piano e mi sollevò il viso, mettendo due dita sotto il mio mento. I nostri sguardi si impigliarono e, per quanto stupido possa sembrare, mi sentii subito meglio.

- Mi dispiace che tu ti senta così, ma non era mia intenzione ferirti. Potessi tornare indietro lo farei, odio che tu stia così male per qualcosa che io ti ho fatto. Ma ti giuro, e sai che mantengo le promesse, che mi farò perdonare completamente e questo ricordo non ti ferirà più.-

Cercai per qualche secondo le parole da usare, ma non le trovai. Mi stava facendo una promessa bellissima e tutte le parole esistenti sembravano superficiali e scontate. - Albe, per stanotte ci siamo confidati abbastanza, che dici?-

Lui fece un segno affermativo con la testa e io azzerai immediatamente la distanza tra le nostre labbra.
Le parole erano inutili, ma un bacio, ero certa, gli avrebbe fatto capire cosa provassi e come era riuscita a farmi sentire meglio, come solo lui sapeva fare.

Nota: ehilà, non ho mai scritto alla fine dei capitoli di questa storia, vorrei solo dirvi di fare attenzione, perché il peggio deve ancora arrivare 😈😈
A presto, kiss💋

Distance|| Alberto Cerri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora