Capitolo 62.

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"Che bella voce che hai
Sentirla mi fa stare proprio bene
Ora è meglio se te ne vai
Perché alla fine rimanere insieme
Raccontarci la verità che più ci conviene."
▪︎ Colpa mia - MIVÀ

Alberto's pov

Ero tornato al Cagliari da circa un mese. Le vacanze per la squadra erano ormai finite, eravamo tornati il giorno prima dal ritiro ad Aritzo ed ero contentissimo di come stavano andando le cose. Andava tutto bene, calcisticamente parlando, mi sentivo in forma e amavo il gruppo e l'affinità che c'era tra noi. Eravamo molto affiatati e questo clima di serenità portava la squadra ed essere migliore in campo. Si prospettava un buon campionato e non vedevo l'ora di dare il massimo per la maglia che indossavo.

Fuori dal campo, invece, era tutto strano. Non vedevo Nova da quando mi aveva lasciato due mesetti prima e, da qualche giorno, stavo iniziando a frequentare una ragazza conosciuta in una discoteca del capoluogo sardo.
Inizialmente non ero propenso ad avviare una conoscenza, lo ammetto, ma poi mi ero obbligato a darmi una mossa.
Non potendo continuare a stare con il cuore spezzato e la testa sempre su Nova. Sì, io la amavo, immensamente, eppure non potevo continuare così. Dovevo assolutamente andare avanti e prendere nuovamente in mano la mia vita. Dovevo ritrovare quella tranquillità persa e smettere di stare male per qualcosa che era finito e che non potevo far rinascere più.

Sistemai le ultime cose nell'armadio, togliendole dalla valigia, e una scatola nella cabina attirò la mia attenzione. Era una scatola di legno, che tenevo sotto le scarpe, in cui custodivo alcuni ricordi, era stata una sua idea... quella di "chiuderci in una scatola per non morire mai", e all'epoca l'avevo trovata una cosa molto dolce, tutto quello che mi diceva con gli occhi che brillavano era per me una magia.

Mi inchinai per prenderla e poi mi sedetti sul bordo del letto, pronto per aprirla. Tolsi il coperchio e alcune foto che Nova mi aveva fatto stampare, che ritraevano noi in alcune occasioni qua a Cagliari, mi apparvero davanti, ma le lasciai dentro la scatola, più che sicuro di non volerle osservare, ma rimasi ancora più bloccato vedendo la scatolina di velluto rosso che giaceva nel fondo. Deglutii e la afferrai per poi aprirla lentamente, mentre alcuni ricordi mi saltarono alla mente. Il diamante solitario brillò a causa dei raggi del sole che filtravano dalla porta finestra del balcone e ripercorsi mentalmente il momento in cui lo comprai, il momento in cui avevo pianificato di darlo a Nova e poi il disastro più assoluto. Il suo incidente, la sua perdita di memoria... richiusi la scatolina rossa e la lanciai dentro quella più grande, per poi maledirmi mentalmente per averla aperta. Avrei dovuto lasciarla dov'era.

Mi passai le mani sul volto, in maniera frustrata, e il telefono catturò la mia attenzione, segnando l'arrivo di una chiamata. Sbuffai infastidito e, dopo aver chiuso la scatola e averla rimessa al suo posto, afferrai il cellulare dal comò di legno e vidi che colei che mi stava chiamando era Aurora. Per un attimo valutai di non risponderle, ma quando mi resi conto che volevo rifiutare la telefonata solo per colpa di quello stupido anello e di ciò che mi aveva riportato alla mente, risposi.

- Albe, ciao, ti do fastidio?- la sua vocina dolce risuonò dall'altro lato del telefono e mi sentii leggermente in colpa. Stavo cercando di conoscere una ragazza, eppure la mia mente continuava a pensare alla mia ex, maledizione.

- No, ciao! Perché dovresti?- mi affacciai sul balcone mentre le parlavo, per prendere una boccata d'aria fresca, fresca si fa per dire visto quanti gradi c'erano a Cagliari, all'incirca 38°. - Dimmi pure, sono libero.-

- Questa sera organizzano una festa in un locale in centro. Volevo chiederti se ti va di venire e di portare pure degli amici se vuoi, è una bella serata, organizzata da un mio amico.- il suo tono di voce risultò leggermente titubante, aveva paura che non accettassi? - Ovviamente se non sei impegnato...-

- No, mi fa piacere! Sarebbe un'occasione perfetto, visto che un mio amico è qua per qualche giorno e poi dovrà tornare a Torino.- ripensai a Pellegrini che era venuto per qualche giorno a Cagliari, prima che riniziassero gli allenamenti alla Juve. - Mandami tutti i dettagli per messaggio, così lo giro agli altri.-

- Oh, ne sono felice.- e sentii dalla voce che lo era per davvero - Ti mando tutto, un bacio. A stasera.-

- Ciao Auro, ci vediamo stasera.- ero inizialmente convinto che sarebbe stata una buona idea, ma quando mi resi conto che, probabilmente, anche Nova avrebbe partecipato alla serata, non mi sembrò più così buona, ma che dovevo fare? Non potevo chiudermi in casa per paura di vederla, per ciò che che avrei provato. Potevo solamente continuare la mia vita e farmi coraggio, tanto prima o poi avrei dovuto rincontrarla per forza.

*
Nova's pov

- Gio, e tu sei sicuro che sia il caso che io ci venga? Avanti, è Alberto che vi ha invitati. Non credo abbia tanta voglia di vedermi.- un po' questa realtà mi faceva male, ma era normale no? Erano passati solo due mesetti dalla nostra rottura, ed era, ovviamente, ancora qualcosa di fresco e doloroso. Stavo ancora cercando di rimettermi in carreggiata. Pure con gli altri. Ovviamente con loro andava molto meglio, ma la paura di soffrire ancora era molto forte, la combattevo ogni giorno ed ero fiera di riuscire a contrastarla.

- Ma dai, è una festa per Luca, tu non vuoi mancare. È venuto qua per qualche giorno solo perché l'hai pregato dicendogli che ti mancava, ora non puoi non venire a questa serata.- alzai gli occhi al cielo davanti alle sue parole e incrociai le braccia al petto come una bambina che era stata colta in flagrante a rubare le caramelle.

- Eh va bene, solo per Luca. E, tanto per la cronaca, io non l'ho pregato. È lui che sentiva troppo la nostra mancanza.- sorrisi fintamente e lasciai affondare la mia testa tra i cuscini del mio divano, sperando che potessero inghiottirmi e che avessi così una valida scusa per saltare la festa.

- Sì, fingerò che non ti sei messa a piangere quando ha pubblicato la prima foto con la maglia della Juve addosso.- mi prese in giro il mio migliore amico, ridendo di gusto.

Alzai leggermente la testa, per vederlo bene, e gli lanciai un cuscino in faccia, sperando smettesse di ridere, cosa che ovviamente non accadde. - Sei proprio uno stronzo, Gio.-

Rise ancora più forte davanti al mio tono infastidito e lamentoso e io sbuffai sonoramente, disperata per la serata che mi attendeva.

Distance|| Alberto Cerri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora