Capitolo 55.

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"Il posto più freddo è qui proprio dentro al mio letto
Ti prego rimani con me ancora un momento
Ti prego rimani con me fino a che mi addormento
Ti prego rimani con me."
▪︎ Il posto più freddo- I cani

Mi porse un bicchiere d'acqua, che mi aiutasse a tranquillizzarmi, poi si accomodò nuovamente accanto a me. I suoi occhi continuavano ad irradiare preoccupazione e agitava le gambe nervosamente.

- Albe, basta per favore. Mi sento solo peggio se fai così, parla.- mi resi conto io stessa del tono scorbutico che avevo utilizzato, ma non aggiunsi altro, mentre lui abbassò lo sguardo leggermente dispiaciuto, per qualche secondo, poi mi riguardò.

- Eri con me quando hai avuto l'incidente.- sgranai gli occhi davanti alla sua confessione, come era possibile? Per un mese mi erano state raccontate solo delle bugie, da tutti. - Quando ti sei svegliata non ricordavi... cosa ricordi ora?-

- Casa tua mi fa tornare in mente delle cose.- mi alzai in piedi e accarezzai un plaid bianco posato sulla poltrona alla mia destra - Ricordo di aver utilizzato questo varie volte, ricordo noi che ci baciamo... la nostra prima volta. Però non ricordo tutto nitidamente.-

Scoppiai a piangere come una bambina, anche se mi sforzavo non cambiava nulla, ero così confusa, e il fatto che i miei pensieri fossero così tortuosi mi mandava fuori di testa.

- Nova, è un passo enorme che tu ricordi tutte queste cose...- si alzò anche lui dal divano e si avvicinò a me, ben attento a non sfiorarmi, visto che aveva capito che non volevo lo facesse. - Non sforzarti più di così.-

- Mi avete preso tutti per il culo. Dio, persino mia madre.- urlai, fuori di me. Sentii immediatamente un forte mal di gola, non ero di certo abituata a urlare in quel modo come una forsennata - E io che ho pure baciato Ceppitelli e poi sono venuta a raccontartelo. Sono una deficiente, come ho potuto affidarmi completamente a voi?! I miei amici mi hanno mentito come se nulla fosse.-

- Nova, posso capire che tu sia arrabbiata, ma i dottori ci hanno detto di non sforzarti la memoria, avresti potuto avere un trauma.-

Risi nervosamente e gli lanciai un'occhiata assassina - 'fanculo i medici, non me ne frega assolutamente nulla. Pensi che ora, scoprendo tutto così, io stia bene? Ti do una notizia: sto uno schifo. Non so chi sono stata nell'ultimo mese, ho vissuto una vita a metà, che non mi apparteneva, e colma di menzogne.-

- Nova, cerca di ragionare, pensa come è stato difficile anche per noi. Ti amiamo tutti, mentirti è stato doloroso, soprattutto per me. Come pensi che sia stato?- vidi i suoi occhi luccicare e mi sentii terribilmente stupida per il fatto che mi fossi confidata con lui dopo il bacio con Luca, in quel momento capii bene perché aveva reagito in quel modo. - Non potevamo fare nulla.-

- Quindi avete eliminato ogni traccia della relazione con te dalla mia vita? Ottima scelta.- affermai, applaudendo ironicamente - Mi sembra abbastanza normale eh, Luca che si è inventato che i vestiti tuoi a casa mia erano i suoi, Simeone che mi ripeteva che era tutto a posto e mi parlava di te come se fossi uno che non conoscevo, tu che mi trattavi in modo strano e non capivo perché. Pensavo di avere un legame raro con te, perché dopo poco tempo eravamo così legati, ma la ragione era che stavamo insieme, ovvio che eravamo così affiatati.-

- Abbiamo dovuto assecondare il fatto che mi avessi dimenticato... per quanto fosse orrendo per me.- fece per prendermi le mani, ma indietreggiai. Più realizzavo il tutto, meno volevo avere a che fare con tutti. - Nova, non avercela con me... con tutti noi. Volevamo solo proteggerti.-

Sentivo la testa scoppiare e gli occhi bruciare a causa delle enormi lacrime che stavo buttando giù. Non riuscivo a spiegarmi come avessi potuto eliminare l'incidente e perché, anche in quel momento, ancora non lo ricordavo, avevo in mente solo alcuni ricordi che riguardassero me e Alberto. Perché alcuni sì e alcuni no?

- Voglio andarmene. Voglio stare sola. Come posso fidarmi di voi?- mi sentii così sola, non avevo nessuno a cui rivolgermi, tutte le persone presenti nella mia vita mi avevano fatto credere delle bugie. - Non posso credere che abbiate tutti tradito così la mia fiducia.-

- Non ti lascerò restare sola in questo momento. Sei sconvolta e hai bisogno di me. Così come io di te. Odio vederti stare male.-

- Se non avessi ricordato nulla oggi, tu avresti lasciato che finissimo a letto insieme e che io credessi che fosse la nostra prima volta, no? Mi avresti presa in giro ancora? Sii sincero, almeno ora.-

Abbassò lo sguardo e mi bastò quel gesto per capire che non avrebbe fatto nulla per impedirlo. - Nova, mi dispiace. Il fatto che provassi ancora qualcosa per me, dopo che pensavo che non sarebbe mai più accaduto, mi ha destabilizzato. Non mi sembrava vero, quando mi hai baciato sono tornato a respirare correttamente, non mi sentivo così bene da prima dall'incidente.-

- Peccato che per me non è stato come per te. Ero convinta fossimo due ragazzi che si stavano conoscendo e si sentivano così tanto in sintonia...- scossi la testa debolmente, era tutto così assurdo. Pensavo che cose del genere accadessero solo nei film, e invece.

- Non sentirti presa in giro... non era quella la mia intenzione. Ti amo da morire, avrei preferito essere al tuo posto tantissime volte, ma non si può e mi sono ritrovato in una posizione di merda. Non potevo gestirla in altro modo, all'inizio nemmeno potevo starti vicino senza che ti sentissi spaesata.-

- Ora invece come pensi mi senta? Avete solo rinviato il problema.- gli lanciai un'occhiata e poi indossai il mio giubbotto di pelle nera, lasciato sull'appendiabiti appena entrata. - Io vado via.-

- No, Nova. Aspetta.- mi fermò, tenendo per il braccio, ma mi lasciò appena vide la mia espressione contrariata. - È tardi, non posso farti andare sola.-

- Chiamo un taxi, puoi stare tranquillo, tornerò a casa sana e salva.-

- Nova... cerca di ragionare.- si passò la mano tra i capelli, in modo nervoso. Non sapeva cosa fare, era nel panico tanto quanto me, ma in quel momento non riuscii a fare nulla che non comprendesse pensare a me stessa. Ero troppo confusa, e anche impaurita, per agire in altri modi.

- Fammi andare via... è meglio così.- aprii il portoncino e mi diressi giù per le scale velocemente, in modo tale da allontanarmi da lui, dall'appartamento, da tutta quell'assurda storia che mi stava facendo impazzire. Volevo stare sola, con me stessa.

Appena misi piede fuori venni colpita da un acquazzone e risi nervosamente, pensando che il mondo, quella notte, ce l'aveva proprio contro di me. Mi misi sotto una piccola tettoia e chiamai il taxi, almeno sarebbe arrivato in cinque minuti.

Respirai profondamente e lanciai un'occhiata al mio riflesso sul vetro di una macchina parcheggiata accanto a me. Ero completamente devastata e gli occhi gonfi e rossi non miglioravano la situazione, eppure il mio aspetto esteriore, per quanto orrendo fosse, non si avvicinava minimamente a rappresentare come mi sentivo dentro. Ero come spezzata a metà.

Distance|| Alberto Cerri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora