25. Non c'è due senza tre

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Sinceramente non so cosa mi aspettassi, un cambio drastico o una lenta progressione. Inaspettatamente la vita, o la mia personale dose di sfiga, ne ha ancora di sorprese in serbo. A farsi quasi beffe della velocità con gli ultimi eventi e problemi della mia vita si sono manifestati, il degrado della malattia di mia madre sembra invisibile, invisibile come la presenza di Allen Cross nella mia vita.

Ormai, le due entità invisibili, non fanno che tormentarmi, figuratamente parlando. Perché chiariamoci, l'unica delle due a possedere un corpo sembra, se possibile, più impercettibile.

Per tutti coloro che mi vedono dall'esterno il mio umore sembra stantio, immutato da quando la grande notizia è stata rivelata. Mi vedono come una roccia apatica ma i mi sento tutt'altro. La grande tormenta che mi aveva accolta fra le sue braccia quel giorno all'ospedale mi segue ancora.

In parte per evitare domande e rallegrare l'umore di mia madre, in parte forse pensando a lui, mi sono fatta forza, rifiutando di mostrare tristezza. Solo i muri di camera mia e il cielo conoscono i miei reali sentimenti.

Ieri, cercando di aggrapparmi ad un respiro, ho provato l'immane desiderio di ritornare in un posto felice e spensierato. La spiaggia non mi basta più, il cielo sopra il mare non mi accoglie. Volevo tornare nel bosco, nel posto di Allen ma per qualche motivo andarci da sola sembrava completamente sbagliato.

C'è qualcosa alla base di quest'idea che prima ancora d'averla formulata interamente la fatta apparire sciocca e totalmente sbagliata ai miei occhi.

Così dopo anni, aggrappandomi ancora al folle desiderio che ho provato ieri, mi trovo qui. É mattina presto e tra un paio d'ore devo andare a scuola, per qualche motivo però, a discapito degli ultimi giorni qui mi trovo a mio agio.

La foto sorridente di mia nonna mi osserva da sopra la tomba, mi piego e vi poggio sopra i suoi fiori preferiti. I dolci tulipani che da sempre si è ostinata a farsi portare, non sopportava l'odore di altri fiori. Ironicamente mia madre è diventata fioraia.

«Ciao nonna» accarezzo il terreno verde e inghiotto l'amaro sapore che da troppo tempo mi porto appresso. «Mi dispiace non esser venuta prima, lo sai come sono. Ci metto un po' a capire le cose». L'angolo destro delle mie labbra si alza in una smorfia, già me la immagino mentre scuote la testa e mi rimprovera.

«Mi manchi, mi manchi ogni giorno. Mi sento persa senza di te», un singhiozzo mi scappa alla vista dello sguardo spensierato della mia ancora. É bella ma questa foto non le rende giustizia, lei era la più bella.

«Sto cercando di esser coraggiosa per mamma, non piango mai davanti a lei o a qualsiasi altra persona, sono forte come ti ho promesso», vorrei esserlo ma dentro di me non faccio che urlare e scalciare in continuazione.

Anche davanti alla sua tomba continua a mentire. Abbasso il capo disgustata da me stessa e una piccola, singola lacrima accompagna un altro singhiozzo. «Non è vero, sono debole. Non imparo mai, sono intrappolata e persa».

Una piccola parte di me si sente patetica a parlare con una tomba, ma è la sua. Dal suo funerale non sono mai venuta qui, forse non ne sentivo il bisogno, non lo so.

Dopo una lunga pausa ho ripreso a parlare, un grosso groppo pesa nella mia gola impedendomi di respirare regolarmente. «Lei presto verrà a star con te, la mamma. Sta male e se possibile potrei sta male anch'io fra non molto... Sai, nell'ultimo periodo non eravamo in buoni rapporti, vorrei dar la colpa all'adolescenza ma penso d'esserne l'unica responsabile», la mia voce è affaticata e ad ogni parola sento il bisogno di smettere di parlare.

«Mi dispiace, mi dispiace per tutto», lascio correre la punta delle mie dita sulla superficie liscia dei fiori, un grosso respiro lascia il mio petto quando mi rialzo. Vorrei stare ancora qui ma non penso di averne le forze.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now