34. Il terzo

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Eravamo così stanchi che ci accampammo lì, in quella stanza enorme

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Eravamo così stanchi che ci accampammo lì, in quella stanza enorme.

Percy trovò dei pezzi di legno in giro e io mi occupai di accendere il fuoco sfruttando l'energia del fulmine. Le ombre si misero a danzare fra le colonne che si levavano attorno a noi come alberi. «Luke aveva qualcosa di strano» mormorò Annabeth, attizzando il fuoco con il coltello «avete notato come si comportava?»

Strinsi leggermente le labbra. Non potevo dirle che aveva torto, perché anche a me era sembrato piuttosto nervoso. Percy, invece, scosse la testa. «A me è sembrato contentissimo» osservò «come se avesse appena trascorso una bella giornata a torturare eroi»

«Non è vero! Aveva qualcosa di strano. Sembrava... nervoso. Ha detto ai suoi mostri di risparmiarmi. Voleva dirmi qualcosa»

«Probabilmente: "Ciao, Annabeth! Siediti qui con me a guardare mentre faccio a pezzi i tuoi amici. Sarà divertente!"»

«Sei impossibile» brontolò lei.

«Non cominciate a litigare» li pregai stancamente. Mi tirai le gambe contro il petto e appoggiai il mento sul ginocchio sinistro.

Annabeth brontolò qualcosa sottovoce. Rinfoderò il coltello e guardò Rachel. «Allora, da che parte andiamo adesso, grande guru?»

Rachel non rispose subito. Era diventata più silenziosa dopo l'arena. Ora, ogni volta che Annabeth faceva un commento sarcastico, quasi non si prendeva la briga di rispondere. Aveva annerito la punta di un bastone sul fuoco e si era messa a disegnare delle figure sul pavimento, immagini dei mostri che avevamo visto. A malincuore mi toccò ammettere che era davvero brava. «Troveremo la strada» disse «grazie alla traccia luminosa sul pavimento»

«La stessa che ci ha fatti finire in trappola?» chiese acida Annabeth.

«Ehi, smettila» le dissi «siamo sulla strada giusta, Annabeth. Altrimenti perché Luke stava cercando di compiacere Anteo per riuscire a passare di qui?»

Annabeth non rispose, ma dalla sua smorfia capii che aveva compreso che avevo ragione. Si alzò d'improvviso. «Il fuoco si sta abbassando. Vado a cercare altri pezzi di legno mentre voi parlate di strategia»

«Vuoi che venga con te?» le domandai con un po' di riluttanza. Dovevo ammettere che lasciare soli Percy e Rachel non era un'idea che mi piaceva particolarmente, e lei doveva averlo capito. Fece scorrere lo sguardo da lui a lei. Poi scosse la testa e si allontanò impettita verso le tenebre.

Rachel disegnò un'altra figura con il bastone: Anteo fatto di cenere appeso alle catene. «Annabeth di solito non è così» le disse Percy «non so che le sia preso»

Mi mossi, vagamente a disagio. Io lo sapevo benissimo perché faceva così: in primis, il suo stupido orgoglio non poteva sopportare l'idea che una mortale sapesse fare qualcosa che lei non era in grado di fare... e poi era convinta che Percy avesse una cotta per Rachel, e odiava l'idea che me la sbattesse in faccia -quindi si poteva dire che era scortese anche per colpa mia.

[4] 𝙏𝙧𝙖𝙥𝙥𝙚𝙙 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora