47. Annabeth si fa una nemica (P)

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Il resto dell'estate sembrò strano perché fu normalissimo

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Il resto dell'estate sembrò strano perché fu normalissimo.

Le attività giornaliere continuarono come al solito: tiro con l'arco, arrampicate, volo con i pegasi. Giocammo a Caccia alla Bandiera (anche se restammo lontani dal Pugno di Zeus). Cantammo davanti al falò, gareggiammo con le bighe e facemmo scherzi stupidi alle altre case. Passai un sacco di tempo con Tyson e Annabeth, o giocando con la signora O'Leary che però di notte, quando sentiva la mancanza del suo vecchio padrone, continuava a ululare lo stesso.

Mi sarebbe piaciuto vedere di più Alex, ma era impegnatissima: a quanto pareva aveva acconsentito ad allenare Silena e (con mia scarsissima gioia) continuare a farlo con Sullivan, e non appena si era saputo aveva ricevuto richieste simili da altri semidei. Non ero stupito: l'avevano vista tutti contro Campe. Era stata formidabile, anche se alla fine stava per essere sopraffatta.

Riuscivo a vederla praticamente solo ai pasti, dove si trascinava perennemente stanca e di cattivo umore. Mi aveva confessato che, di sera, si stava esercitando con l'Aerocinesi nella sua Cabina. Forse era per quello che aveva l'aria un po' sciupata. Mi mancava davvero passare del tempo con lei, ma capivo che si stava impegnando per il bene del Campo. Voleva assicurarsi che fosse reattivo al massimo per evitare altri morti, e non potevo che essere d'accordo con lei.

Luglio passò, con i fuochi d'artificio sulla spiaggia per la festa dell'Indipendenza. Agosto fu così caldo che le fragole arrostirono al sole. Alla fine arrivò l'ultimo giorno del campo, che sinceramente avrei preferito dimenticare.

La lettera standard di fine estate comparve sul mio letto dopo colazione, per avvertirmi che le arpie delle pulizie mi avrebbero divorato se fossi rimasto dopo mezzogiorno. Alle dieci in punto ero in cima alla Collina Mezzosangue, ad aspettare il furgone che mi avrebbe riportato in città.

Avevo preso accordi per lasciare la signora O'Leary al campo e Chirone e Alex promisero che se ne sarebbero presi cura. Io e Tyson saremmo andati a trovarla a turno durante l'anno. Nonostante mi avesse già detto che non intendeva farlo speravo ancora che Alex tornasse a Manhattan con me, ma venne soltanto a salutarmi. Annabeth, che l'aveva accompagnata fino alla Collina, aveva deciso di restare al Campo ancora un po'. Voleva prendersi cura di Chirone finché la sua zampa non fosse guarita del tutto e continuare a studiare il computer di Dedalo, cosa che l'aveva assorbita molto negli ultimi due mesi. Poi progettava di tornare dal padre, a San Francisco. «C'è una scuola privata da quelle parti, penso che andrò lì» mi stava spiegando «probabilmente la odierò»

«Chiamami se succede qualcosa, però» le dissi.

«Tutti e due» aggiunse Alex.

«Sicuro» rispose lei con scarso entusiasmo «terrò gli occhi aperti nel caso...»

Di nuovo lui. Luke. Non poteva nemmeno pronunciare il suo nome senza spalancare un'enorme scatola di dolore, rabbia e angoscia. Con me evitava accuratamente l'argomento... ma sapevo che con Alex ne aveva parlato. Si era rifiutata di dirmi cosa si erano dette, ma avevo capito che non era stata una conversazione piacevole. Ci scambiammo uno sguardo; Alex mi fece un leggero cenno della testa, indicando con esso la nostra amica. «Annabeth» esordii «cosa diceva il resto della profezia?»

[4] 𝙏𝙧𝙖𝙥𝙥𝙚𝙙 » Percy JacksonМесто, где живут истории. Откройте их для себя