30. Disperazione

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Daegu

Taehyung aprì gli occhi, riconobbe fin da subito il soffitto di camera sua, tentò di alzarsi, ma appena lo fece una fitta indescrivibile gli percorse lungo tutto il corpo. Tirò fuori le braccia dal lenzuolo, erano ricoperte da bende, esattamente come il collo e le gambe; posò la mano su una fasciatura, digrignò i denti, faceva più male di quanto si aspettasse. 

Fissò il suo intero corpo, e in quel esatto momento le immagini, le torture subite da Faku, ritornarono alla mente in un nanosecondo, mai aveva provato un dolore simile a quello. Li percepiva ancora, i denti del suo nemico sulla sua pelle, il dolore alla gola per via delle grida unite alle suppliche, le sue guance più bagnate del solito per colpa delle lacrime, e l'odore quasi insopportabile del suo stesso sangue, ma quello l'aveva sentito verso la fine della tortura, quando non aveva più le forze per andare avanti. 

Non sapeva cosa provasse in quel momento, dentro di lui era in atto una lotta interiore. Prima della morte di suo padre, sicuramente sarebbe scoppiato a piangere per poi chiudersi in sé stesso, nonostante in quel momento provasse un dolore mai provato, dentro di lui c'era una rabbia mai vista. 

Quel bastardo era tornato e questo significava solo una cosa, guerra. Sapeva già cosa dovesse fare; doveva mostrarsi un vero leader, reagire, e soprattutto doveva chiamare Hasegawa per stipulare una volta per tutte una vera alleanza con la Yakuza.

Il problema e che non sapeva che Faku non aveva colpito solo lui ma anche gli altri, soprattutto due in un modo devastante. Erano ufficialmente in guerra, dentro di lui sapeva che era del tutto inutile indugiare, doveva andare subito dargli altri per pensare ad un piano, quei maledetti non dovevano vincere. 

Si mise seduto sul letto, i suoi piedi non toccavano il freddo pavimento in marmo, rimase fermo finchè non gli passò il dolore che provava per colpa dei morsi. La porta si aprì di scatto, davanti a lui c'erano tutti i membri dei Kal. «Ti sei svegliato, vedo...» la prima a parlare fu Anja. 

Il silenzio cadde in quella camera da letto, nessuno dei presenti sapeva cosa dire o come iniziare un discorso, quello che dovevano dire i tre ragazzi al proprio leader non era affatto facile. 

«Sto bene. - Taehyung appoggiò i piedi a terra - Chiamate gli altri, dobbiamo pensare ad un piano per sconfiggere quei esseri; sapete mi sono rotto il cazzo di loro. Devo chiamare Hasegawa per formare ufficialmente un'alleanza. Non possiamo continuare così, ci hanno attaccato una volta e lo rifaranno ancora. Non dobbiamo chiuderci e piangere solo per un attacco, gli dobbiamo attaccare anche noi, andate a chiamare gli Yong» spiegò Taehyung tono duro e autoritario, il tono di un leader. 

Alzò lo sguardo verso i suoi uomini, non capiva perché non stavano proferendo parola. Si guardarono complici come se stessero nascondendo qualcosa, come avessero qualcosa da dire ma nessuno di loro avesse il coraggio di farlo. 

«Che succede?» chiese l'azzurro. Ancora silenzio, nessuno di loro stava ancora parlando e intanto il giovane leader si stava leggermente innervosendo. «Parlate!» ordinò infine. 

Ancora uno sguardo complice tra quei ragazzi, l'unica ragazza sospirò, capendo che toccava a lei a dirgli cosa era accaduto due notti fa. «Tae, senti... - deglutì appena, stava trovando le parole più adatte. - Ecco, Jungkook e Yoongi sono partiti per Busan»

Il fratello maggiore stava capendo sempre meno, guardava la corvina con aria strana, incitandola ad andare avanti con quel discorso. «Hanno attaccato Busan, oltre che a noi. Era un doppio attacco, hanno sparato a Jin, ora è in ospedale, l'hanno trovato a terra in pozza di sangue. Il commissario Jung ci ha chiamato per dircelo, per fortuna non hanno preso un punto vitale, si deve ancora svegliare...» Anja si fermò un attimo, aveva dato quelle informazioni tutto d'un fiato, il bello e che doveva ancora dire la parte più dolorosa di tutta quella faccenda. 

Sarang & Kal ~ SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora