30. Non oggi

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Quando si subisce una perdita è impossibile abbandonarne il ricordo. Diventa un trauma, una fonte di tristezza perenne da affrontare. Nel mondo esistono due modi d'approcciarsi al dolore: accettarlo e far di esso la propria forza, o seppellirlo, provare a dimenticare e soffrire molto di più.

Personalmente appartengo alla seconda categoria, o meglio, vi appartenevo fino a poco tempo fa. Quando ho finalmente avuto il coraggio di visitare mia nonna è stato liberatorio, in qualche modo mi ha aiutato risentirla vicino. Mi sono convinta d'averla resa felice con la mia presenza accanto al suo giaciglio.

Come ogni bambino, da piccola non ho mai pensato realmente a ciò che la morte rappresenta. Come tutti mi sono approcciata ad essa da totale inesperta, colpita in pieno e affondata. Forse se fossi stata più piccola avrei affrontato il dolore in modo differente, non avrei sofferto... così.

Ingenuamente non avrei capito, forse in qualche modo mene sarei fatta una ragione e, negli anni, sarebbe rimasta solo la nostalgia. Purtroppo, la sua scomparsa è avvenuta nel periodo più precario della mia vita, un periodo di cambiamenti e scoperta della realtà: l'adolescenza.

Mi sono stupidamente convinta che bastasse ingoiare il magone, piangere al suo ricordo e cercarla fra i miei pensieri. La verità è che nulla di tutto ciò avrebbe mai potuto bastarmi, ammirare il mare, contare le stelle in cielo o semplicemente fotografare qualsiasi cosa.

Mi ero sempre di più aggrappata al ricordo che mia nonna ha lasciato impresso negli oggetti. Volevo risentire tutto ciò che lei mi aveva fatto scoprire. Molti al mio posto hanno allontanato da sé ogni ricordo del caro perso, rifiutando ricordi dolori.

Solo recentemente mi sono resa conto d'esser diventata dipendente dai ricordi, da quelli interpretati da mia nonna. Avevo preferito relazionarmi a degli oggetti piuttosto che alle persone. In parte visitare la sua tomba sarebbe stata una conferma troppo dolorosa, il ricordo di lei era talmente vivido da alimentare l'assurda idea che fosse ancora viva.

Vede il suo nome inciso su una fredda lapide per l'eternità è stato... togli fiato, il mio cuore si è spezzato definitivamente. Ho accettato la sua morte, solo ora in questo momento precario e poco sereno.

Ho sempre avuto un pessimo tempismo, ma infondo meglio tardi che mai. Affrontare la morte di mia madre con il peso di quella di mia nonna ancora ben vivido mi avrebbe distrutta per sempre.

Il mio era stato un puro atto d'egoismo, visitare la sua lapide con quell'intenzione è stata una delle azioni più spregevoli che io avessi mai compiuto. Motivo per cui, i giorni seguenti, logorata dal senso di colpa e particolarmente in ansia per l'evitabile nonché fatidico addio a mia madre, mi hanno spinta qui oggi; alla sua tomba.

Come qualche settimana prima mi ero portata dietro i suoi fiori preferiti e li avevo posati delicatamente sulla terra bruna. Mentre osservo la dolce dedica incisa non posso che far a meno di pensare a mia madre, soffrirà molto? Dove andrà?

Accarezzo le lettere malinconica "Amelia Rothchild. Free at last", forse è l'unica ad aver le risposte a tutto. É stata lei stessa a scegliere la classica dedica. Da quanto mi hanno detto, non ci ha riflettuto molto: è stato un pensiero istintivo il suo. Io la trovo perfettamente adatta, è stata liberatoria anche per me.

Venire qui ora è stato un sollievo, la conferma definitiva che avessi superato il primo passo per la guarigione, passo che aver dovuto compiere anni a dietro.

Mi allontano di poco solo per sedermi all'ombra di un albero li vicino. Tengo lo sguardo fisso sulla lapide, come se potesse scappare da qualche parte. Non sono di fretta nonostante questo sia un giorno qualsiasi di scuola. Sono uscita di casa con largo anticipo per venir qui. Il sole non è del tutto sorto ma il cielo non è più scuro come poche ore fa.

Come il cielo a mezzanotte Where stories live. Discover now