Orion

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La mattina dopo Hermione si era alzata presto ed aveva lasciato la camera da letto, voleva parlare con la suocera senza destare sospetti.

Aveva fatto di nuovo quel sogno, il pozzo, e quelle parole sussurrate...Era turbata.

Quelle visioni oniriche erano il suo cruccio, il suo unico appiglio, la sua unica speranza.

Stranamente aveva trovato in Narcissa un appoggio, anche se ancora non capiva che ruolo darle. Aveva bisogno di qualcuno con cui parlarne e lei ora era la persona più adatta ad ascoltarla. Chi lo avrebbe mai detto?

Silenziosa scese di sotto, ed andò alla ricerca della padrona di casa, le mura erano ancora sonnecchianti come chi ci abitava.

Solo gli elfi erano già in fermento, e non fecero caso a lei che girovagava in preda a mille pensieri.


Al suo risveglio Draco non aveva ancora smaltito il nervosismo, si era addormentato con quel piccolo fastidio alla bocca dello stomaco, che al mattino ancora persisteva e si accentuava se solo pensava a lei ed al suo atteggiamento. Si sentiva infastidito e scontento. Corrucciato si disse che quello stato di cose doveva finire, oppure incinta o no, l'avrebbe pagata. Non era in vena di tollerare quella sorta di insubordinazione.
Ovviamente Draco non aveva mai sentito parlare di resistenza passiva e di Gandhi oppure avrebbe maggiormente apprezzato la tattica di sua moglie.

Invece non capì la sua sottigliezza, ma notando la sua assenza, sbuffò seccato. Quella mattina avrebbe volentieri bissato la notte precedente, qualcosa gli pulsava dolorosamente all'inguine chiedendo soddisfazione.

Si alzò per prendere la bacchetta per cercarla, voleva mandarle un patronus e richiamarla all'ordine, quando l'occhio gli cadde sul vaso con le rose. Le fissò corrucciato mentre gli cresceva dentro una strana contrastante emozione, che non si prese il disturbo di analizzare. Semplicemente gelosia, irritazione e frustrazione si condensarono in un grumo contorto che esplose.

Con un moto di rabbia afferrò il vaso scagliandolo contro il muro, i cocci di cristallo si sparsero ovunque, e lui rischiò di tagliarsi i piedi quando come una furia si diresse in bagno, buttandosi sotto la doccia gelata.

Sperava che l'acqua gli smorzasse i bollenti spiriti e non solo quelli dovuti alla libido, ma anche alla furia che gli divampava dentro. Fu un bene che lei non fosse presente, perché, se in quel momento l'avesse avuta davanti, con tutta probabilità l'avrebbe picchiata fino a farle perdere i sensi.

Con la testa sotto il getto violento dell'acqua rifletteva che, se qualcuno la guardava, se era spinto a corteggiarla e a donarle fiori, doveva essere solo colpa sua che evidentemente civettava spudoratamente.

- Si, deve essere così, nessuno osa posare lo sguardo su ciò che mio, sa che ciò che mi appartiene non si tocca. E' come tutte le altre, una smorfiosa - sibilò tra i denti.

In fondo era una donna no?!

Doveva mettere dei paletti, farle capire che lei gli apparteneva, e che nessuno doveva anche solo pensare di guardarla.

Vestito e pronto per mettere in chiaro le cose, scese battagliero, ma sentì alcune voci concitate venire dallo studio.

- E' così ,signora Malfoy, sempre lo stesso sogno, quel pozzo... -

- Ma non vedi dov'è? Un indicazione, un qualcosa che ci conduca lì? -

Silenzio, probabilmente lei aveva scosso il capo.

La voce di sua madre ed il tono lo avevano colpito.

C'era complicità e sembrava che la mezzosangue quasi si "affidasse" a lei, l'esatto opposto di com'era fra loro, ma d'altronde lui non le dava agio di avvicinarsi come una sua pari.

Serva di un solo padrone || dramioneTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon