Always

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Lontano dal manor e dai loro consorti, il gruppo composto dalle donne si era stretto in una sorta di alleanza silenziosa, persino la riluttante Pansy aveva compreso che solo unite avrebbero potuto contrastare, per quanto possibile, quella situazione che ora aveva del paradossale.

Private delle bacchette, erano non solo in balia del signore Oscuro, ma anche delle guardie che sembravano provare un insano piacere a sfotterle con cattiveria.

Battute al veleno non le venivano risparmiate e spesso erano anche volgari,con forti allusioni, tanto che le aveva indotte a girare più al largo possibile dagli uomini, onde evitare spiacevoli situazioni.

Il buffo era come si erano trovate a stringere quella strana coalizione che di giorno in giorno diveniva più salda.

Qualche sera prima, o meglio il giorno del loro arrivo, in quel posto sperduto, dimenticato da Dio e dagli uomini, avevano abbattuto il muro che finora le aveva tenute divise.

Erano state fatte entrare in un unico squallido e lercio stanzone, sgomente si erano guardate intorno, incredule che avessero potuto destinare loro una sistemazione tanto indegna del sangue puro quanto "nobile" che circolava nelle loro vene.
Solo l'assoluta incredulità impedì che qualcuna innalzasse una qualsiasi protesta indignata.
Tanto più che prima di farcele entrare e chiudere la porta con la magia, uno dei carcerieri aveva messo nelle mani di Pansy secchio e straccio e, ghignando, le aveva detto

- Se non volete che le piattole e le pulci prolifichino, datevi da fare con olio di gomito. – Poi sghignazzando l'aveva fissata come a sfidarla a protestare, inalberando una espressione sfottente che avrebbe meritato ben più di un ceffone. La donna schifata era rimasta a bocca aperta. Aveva mollato il secchio come se fosse infetto, la sua espressione era passata dall'indignazione all'offesa, alla assoluta indignazione, incapace di dare voce a tutta la rabbia che la pervadeva.

Come osava trattarla in quella maniera? Lei era una Parkinson, una purosangue, non un elfa domestica cui dare ordini.

Lui deridendola come se l'avesse letta infierì

- Non fare quella faccia, qui non noterà nessuno se ti spezzi un unghia! -

Poi ridendo sguaiato uscì, lasciandola come un pesce lesso in mezzo alla stanza.

- Io... Lui...Io.. – Gonfia di rabbia si era guardata intorno cercando il sostegno delle compagne, che come lei erano rimaste senza parole. L'unica che colse l'ironia della situazione fu Ginny, che non potè fare a meno di un sorrisetto divertito. Vedere la Parkinson in quello stato, dopo anni di angherie e dispetti, non aveva prezzo.

Luna inconsapevole come sempre intervenne tranquilla

– Beh, magari se ripuliamo questo posto, non sembrerà tanto male.-

Daphne alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, la biondina non si smentiva mai.

Dopo qualche ora, durante la quale avevano tentato di rendere almeno vivibile l'ambiente senza molti risultati apprezzabili, cercarono di sistemarsi alla bene e meglio.

Il tempo era stato scandito dalle esclamazioni schifate di più di una di loro

– Ma che schifo! –

– Io questo non lo faccio!-

– Non vorrete che tocchi quella cosa?!-

Queste le parole che spesso si erano udite, seguite dagli immancabili rimbrotti di Ginny, che era sbottata più volte.

- Se vuoi un ambiente pulito datti da fare e chiudi la bocca!-

- Che credi, che faccia io la tua parte, signorinella?-

Serva di un solo padrone || dramioneKde žijí příběhy. Začni objevovat