32. Il tuo pappagallo

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«Buon ringraziamento!»

«Vorrai dire buone vacanze! Aspettavo questo momento da-»

«Da quando abbiamo iniziato l'anno scolastico, lo so, lo so», Naomi si fa beffe di me per ancora un po' prima di calmare la sua risata.

Oggi è finalmente giunto uno dei giorni più attesi dagli americani, il ringraziamento. Tutti sono spensierati e felici, tranne i tacchini. In famiglia abbiamo l'abitudine di ringraziare anche loro, un po' macabro considerando la goduria con cui affondiamo le zanne nella sua povera carne. D'altro canto, dopo un giorno di preparativi la fame è tanta, scusateci tacchini.

Proprio in questo momento, mentre la mia miglior amica annaspa al telefono, preparo la salsa gravy insieme allo zio. É a salsa tipica con cui accompagnammo il tacchino che lo zio ha infornato poco fa', grazie ad una ricetta speciale di famiglia però, è ben diversa dalla tipica salsa.

Le urla di Josh dalla sala pranzo per poco non fanno cadere la teglia ricolma di patate che lo zio sta infornando.

«Maledetta peste», lo sento sussurrare fra i denti. Sbuffa e mi rivolge uno sguardo visibilmente provato prima di posare tutto e correre in salotto dal figlio. Non riesco a trattenere la risata spontanea.

«Che hai da ridere tu?»

«Nulla, ho solo visto l'espressione desolata dello zio»

Poso la ciotola verde e mi appoggio al bancone, due minuti di riposo non mi faranno male. «C'è Winne? Cavolo quanto darei per assaggiare il suo magnifico tacchino», si lascia scappare persino un gorgoglio di meraviglia. Come biasimarla? La cucina dello zio è impeccabile, è una vera fortuna che quest'anno si sia unito a noi.

Spesso passano le vacanze con i nonni materni di Josh, immagino che per tutta la situazione con mia madre abbiano fatto uno strappo alla regola.

«Perché non vieni anche tu? C'è cibo a sufficienza per una magione».

Rido sotto i baffi alla vista di Josh attaccato come una sanguisuga alla gamba del padre. Infondo, molto infondo, li vuole bene. Davanti alla televisione mia madre sta guardando l'annuale parata della cittadina vicina, una tradizione che ormai porta avanti da differenti anni.

«Non posso.. È tornata a casa mia sorella e i miei genitori ci tengono a festeggiare il giorno in famiglia», mi risponde addolorata.

«Capisco». Fatico a nascondere la nota delusa nella mia voce, tanto che, dallo sbuffo proveniente dal telefono, immagino che Naomi se ne sia accorta.

Gli attacchi di mia madre stanno diventando sempre più frequenti, spesso non riesco a stare in sua compagnia per colpa di quest'ultimi. Vederla mentre si contorce e soffre senza che io possa far nulla, è semplicemente troppo per me.

Mi sono imposta di non evitarla, ma ogni volta che le sue articolazioni iniziano a tremare, o dice frasi sconnesse io semplicemente esco dalla stanza, aspetto che si calmi e vi rientro.

Purtroppo, in un'occasione del genere è impossibile restare in sua compagnia per poco tempo, ergo sarò costretta ad assistere ad ogni suo scatto. Il ringraziamento si è trasformato in un incubo per me.

Speravo d'aver Naomi al mio fianco per farmi forza, ma a quanto pare la sfiga è proprio innamorata di me.

«Perché non inviti il tuo pappagallo?», Naomi spezza il lungo silenzio, il suo tono sembra chiaro e illuminato, come se avesse appena espresso l'idea del secolo.

«Il mio che? Non ho nessun pappagallo», mormoro confusa. É solita fare paragoni con gli animali, ma nessuno di mia conoscenza assomiglia minimamente ad un pappagallo.

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