34. L'inizio

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La fin troppo famigliare stradina che conduce al Doons è stranamente popolata. Molti dei cittadini del paese qua sotto hanno deciso di portare qualcosa ai ragazzi. Persino Jordan tiene fra le mani numerose sciarpe, variopinte e dalle più sgangherate misure.

D'un tratto, la consapevolezza d'esser venuta a mani vuote mi coglie. Proprio oggi, il giorno del ringraziamento, non ho preso nulla ai miei ragazzi. Spero che con la scusa di Allen possano chiudere un occhio.

Il ragazzo in questione se ne sta al mio fianco, lo sguardo perso per la struttura e le persone nel giardino. Ogni tanto mi lancia qualche occhiata confusa, perplesso comprensibilmente. Siamo scesi poco fa, la moto parcheggiata poco più avanti e la sensazione del vento sulla pelle ancora a farmi compagnia.

«Allora.. cos'è questo posto?»

«Il Doons, ragazzo» Jordan, che poco prima stava parlando con la proprietaria dell'unica libreria in paese, ha deciso di intromettersi nella conversazione. Come una mosca attirata da preziosi scoop, si è avvicinato a noi piazzandosi davanti ad Allen ed osservandolo da capo a piedi.

Mi viene quasi istintivo stringere con una mano il braccio del moro, quasi percependo il suo disagio, e la confusione ancor maggior scatenata dalle parole del nuovo intruso.

Con uno sguardo languido Jordan posa lo sguardo sulla mia mano, ancora aggrappata al braccio di Allen. Prevedo guai in vista, siamo diventati il suo nuovo pettegolezzo. «Kathryn non mi presenti il tuo amico?», non manca di far notare, con un sorrisetto terribilmente fastidioso.

«Allen ti presento Jordan, il proprietario della bottega di tessuti più chic della California». L'ultimo citato allunga una mano verso Allen aspettando che quest'ultimo l'afferri. Lui osserva per alcuni secondi i capelli grigi di Jordan, poi qualcosa nel suo sguardo sembra convincerlo e si decide a stringere la mano ancora tesa. «Jordan, lui è Allen Cross. É la prima volta che viene qui quindi non trattarlo male».

«Certo che no, tranquilla Kath. Non potrei mai infastidire il tuo fidanzato», mi fa un occhiolino e ghigna prima di allontanarsi a passi veloci. «Ora vado, voglio mostrare queste meraviglie ad Emily!». Si allontana urlando e quasi non lo inseguo. Maledetto, altro che anziano, sembra ancora un adolescente in crisi ormonale.

Allen ridacchia ma sembra affascinato dalla nuova conoscenza, osserva l'uomo finché non scompare dietro alla porta d'ingresso, da essa un piccolo spirale rivela i bambini in corridoio. L'espressione di Allen si indurisce, con gli occhi aggrottati ed un'espressione consapevole si gira verso di me.

«Chi è Emily?», tra tutte le domande proprio questa... orami ha capito, è solo questione di tempo.

«Una ragazzina, le piace molto la moda quindi era inevitabile che lei e Jordan si incontrino, un po' si aiutano a vicenda. Lei ha già un tirocinio assicurato», evito di precisare altro, aspetto che sia lui a chiederlo esplicitamente. Non so perché, sembra solo giusto così.

É stato complicato portarlo qui, rivelargli pian piano questa parte del mio passato, presente e futuro. Sento d'aver bisogno che lui mi aiuti, che capisca senza mie troppe parole.

«Ryn... perché siamo venuti in un orfanotrofio?», per quanto conosca la realtà è sempre terribile sentir pronunciare quella parola. Orfanotrofio.. è orribile, nasconde in sé milioni di significati brutti. Persino fra le labbra dolci di Allen, sembra un brutto sogno.

«Ormai è diventata una tradizione per me, vederli anche il giorno del ringraziamento»

«Anche?», chiede sempre più incuriosito. Percepisco la sua avidità d'informazioni, la pressione con cui aspetta ogni mia singola parola. Quasi sento miei i suoi respiri accelerati, e il ritmo con cui piano piano il suo cuore calmo si adatta al mio veloce.

Come il cielo a mezzanotte حيث تعيش القصص. اكتشف الآن