Capitolo 38

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<Damiano è finito in coma.
>Cosa?_dico stupefatta.
Si asciuga ancora qualche lacrima e stringe i pugni, poi continua a parlare:<Il preside ha fermato me e mia madre per informarci sull'accaduto; lo avrà fatto sicuramente dato che Damiano ed io siamo sempre stati molto amici e mia madre pure lo considerava quasi un secondo figlio e questo la scuola lo sapeva.
>Ma cos'è successo?_chiedo timida.
<E' stato trovato mezzo morto sulla strada_parla pieno di rabbia_era in moto ed è finito contro un guard rail. Probabilmente il coglione stava andando troppo veloce, come al suo solito. _dice in tono di rimprovero_ Quando lo hanno trovato lo hanno portato subito al primo ospedale più vicino ed è stato operato. Aveva due costole rotte e il ginocchio sinistro completamente andato ma oltre a questo ha avuto un trauma cranico perchè ha sbattuto forte la testa nonostante il casco. E' in coma da quel momento e per ora non ha avuto segni di ripresa..._la sua voce è spezzata, fa quasi fatica a portare a termine una frase.
>Mi dispiace Samu.._mi viene da dire solo questo.
<In parte è colpa mia._si accusa.
>Ma cosa dici!_esclamo.
<Si. Non gli ho più rivolto la parola dall'occupazione. Ho detto che per me era come morto. L'ho abbandonato e ora lui potrebbe abbandonare me.
>Ma non è colpa tua se ha fatto quell'incidente.
<Vi, era scappato. Non veniva più a scuola. Io Damiano lo conosco bene, troppo bene. Era suo solito fare queste cose, sparire e rifarsi vivo dopo giorni, per questo non ero preoccupato. Ma questo accadeva prima che litigassimo. Quando abbiamo discusso io lo vedevo che stava soffrendo. Tutta la sua vita è sempre stata una merda ed ero certo che dicendogli quelle cose gli avrei fatto del male perchè sapevo che io sono l'unico di cui gli importasse qualcosa davvero. Questo lo so perchè me lo diceva sempre. Detestava il padre, delle ragazze non gliene fregava niente, odia l'amore. Per lui contava solo la nostra amicizia e perdendo me ha perso tutto. Damiano è sempre stato bravo ad andare in giro in moto. E' impossibile che sia finito contro il guard rail per sbaglio. Ho paura che la cosa sia stata volontaria..._ammette concludendo.
>Stai dicendo che voleva ammazzarsi?
<Lui sembra tanto una persona forte ma in realtà non lo è affatto._
Sono sconvolta. Non so proprio cosa dire. Cerco di pensare alla cosa più intelligente e rasserenante da dire ma tutto quello che penso mi sembra idiota, poi chiedo:>Sai in che ospedale è?
<Si, il preside lo ha detto a mia madre.
>Vuoi andare da lui?
<Non penso di riuscirci Vi._non capisco il suo tono_ ho paura._mi rivela.
Mi avvicino a lui piano e gli prendo le mani:<Prendi coraggio e vai da lui. Magari è una cazzata o magari sentirà la tua presenza e questo lo potrebbe aiutare a svegliarsi. Digli che lo hai perdonato._ Si passa di nuovo la manica sugli occhi per un'ultima volta e poi mi abbraccia. Ha gli occhi gonfi e le labbra rosse. E' un ragazzo così solare solitamente, vederlo così mi destabilizza. Ci tiene davvero a Damiano e da quanto ho capito la cosa è reciproca.

Dopo quella conversazione io e Samuele siamo tornati dentro scuola, io in classe e lui a casa con la madre, il preside gli ha dato un permesso. La giornata è iniziata da un paio d'ore e io voglio già finisca. E' stata fin troppo pesante. All'intervallo vado a cercare Elisa nella sua classe, ma non c'è. Strano, sta mattina a scuola l'ho vista, perciò chiedo ai suoi compagni:>Oi scusa ma Elisa oggi non è venuta?
<Si ma è uscita prima, si sentiva poco bene.
>Ah ok grazie mille.

Le mando un messaggio:

"Elisa, dobbiamo parlare assolutamente. Domani alle 16 vengo da te, non accetto un no come risposta."

Non risponde ma domani a quell'ora mi presenterò da lei.

Una letteraWhere stories live. Discover now