Capitolo 41

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So benissimo di non dovere leggere quello che c'è scritto ma è più forte di me perciò scorro le pagine, noto che ha scritto dell'incidente di Damiano. Salto la premessa fino ad arrivare nel punto in cui inizia a parlare di lui i giorni dopo la scoperta del coma. Ha scritto tutta la settimana, ogni giorno fino a ieri:

"Primo giorno.
Non so perchè, ma oggi sono andata a trovare Damiano in ospedale. Qualcosa in me mi ha spinto a farlo. Forse il senso di colpa o forse solo la semplice curiosità. Non ho mai parlato con lui. Siamo stati insieme solo quella notte, per sbaglio o per divertimento, comunque sia non ci ho mai fatto una conversazione e anzi, credevo pure mi stesse antipatico ma adesso non so più cosa pensare. Appena entrata nella sua stanza mi ha assalito un mal di pancia forte e improvviso. Il suo viso era gonfio, pieno di lividi e aveva gli occhi chiusi. In bocca aveva un tubo e la testa l'aveva fasciata. Prima di quel momento era sparito per giorni perciò io lo ricordavo come era quella stupida sera. Ho fatto una cazzata, è vero, però ero consapevole di quello che stavo facendo nonostante avessi bevuto. Quella sera l'ho visto e a impatto ero attratta da lui. Non ha sicuramente un bel carattere, non lo ha mai avuto ma lui è molto bello. Perciò in quel momento mi sono sentita di farlo e per lui probabilmente non è stato nulla di che ma a questo punto credo che a me abbia fatto effetto.
Sono scoppiata in lacrime. Il suo viso era ormai distrutto, la sua pelle non era più liscia e perfetta come quella sera. I suoi occhi neri erano chiusi e non mi guardavano intensamente come quella sera e probabilmente io non avrei  più potuto vederli.

Secondo giorno.
Oggi ho visto Samuele, anche lui era venuto a trovare Damiano. Io sono tornata da lui. Devo capire che cosa mi sta succedendo. Non mi dispiace stare con lui nonostante sia attaccato alle macchine ma sono positiva e credo che solo la presenza di qualcuno possa aiutarlo in qualche modo. Spero tanto sia la mia.

Terzo giorno.
Ho portato dei libri, li ho letti ad alta voce così ho riempito il silenzio di quella stanza bianca e con il suono della mia voce coprivo almeno un po' il rumore della macchina che tiene conto dei battiti cardiaci. Quel rumore mi spaventa perchè ho paura che da un momento all'altro possa partire quel fischio ininterrotto che significa solo che è stato tutto inutile.

Quarto giorno.
Il dottore mi ha detto che è stabile. Mi ha detto anche di continuare ad andare a trovarlo. Non so se considerarlo un miglioramento però è sicuramente una cosa positiva. Oggi gli ho preso la mano. Era calda, ho ripensato a quando la faceva scorrere sul mio corpo.

Quinto giorno.
Sono abbastanza felice. Oggi il dottore ha tolto il tubo che lo aiutava a respirare, ha detto che ora riesce a farlo anche da solo, ma per ora non ha segni di ripresa neurologica. Io continuo a sperare.

Sesto giorno.
Credo di provare qualcosa per lui. Forse aveva ragione Vittoria, ho sempre voluto avvicinarmi a lui e Samuele era solo un pretesto per farlo. È brutto da dire ma è sensato. Ogni giorno che passa ho sempre più voglia di vedere come il suo viso guarisce dai lividi, ho voglia di passare il tempo con lui anche se parlo solo io, continuo a sperare che i suoi occhi si possano aprire e che si ricordi chi io sia ma soprattutto se dovesse risvegliarsi spero che non sia stato tutto vano e che di me in realtà qualcosa gli importi.

Settimo giorno.
Oggi è passata una settimana da quando ho iniziato a venire a trovare Damiano. In soli sette giorni il suo corpo è migliorato molto; i lividi sono quasi spariti completamente, ha solo qualche taglio e graffio ancora qua e là. Le ossa rotte piano piano si stanno aggiustando e anche il ginocchio che sembrava essere irrecuperabile invece sta guarendo e il dottore ha detto che se dovesse risvegliarsi riuscirebbe a riprendere a camminare senza problemi.
Ora andare a trovarlo non è così pesante come i primi giorni. Tolto il tubo respiratorio e avendo portato qualche cosa per riempire quella stanza apatica è tutto molto meno macabro.
È frustrante sentire il suo cuore battere ma non potere vedere i suoi occhi.
Oggi ho voluto provare a fare una cosa stupida. L'ho baciato. Non che mi aspettassi si svegliasse come in quelle stupide commedie romantiche ma ho voluto farlo per capire cosa provassi io, e ho capito che devo fare di tutto perchè si svegli."

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