7.

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"Harry muoviti! Siamo in ritardo! Il volo è fra due ore, dovremmo essere già all'aeroporto!"

Niall sbraita dal piano di sotto mentre Harry finisce di mettere le ultime cose in valigia, ignorando le urla penetranti del biondo.

Ora che il momento è arrivato, il riccio non è più sicuro di voler intraprendere questo progetto.

La consapevolezza che dovrà passare la maggior parte del suo tempo con Louis non lo entusiasma molto, ma allo stesso tempo sa che ormai è troppo tardi per tirarsi indietro.

Sospirando rassegnato, si decide finalmente a chiudere la sua nuova valigia di Louis Vuitton, comprata apposta per l'occasione.

Il gruppo è diretto a Los Angeles, una città che Harry ha avuto l'occasione di visitare più volte durante i suoi tanti viaggi di lavoro. E' una città.. complicata, amata soprattutto da chi può permettersi lo stile di vita che quella città comporta.

La prima visita però è stata quando suo padre, Robin, un dirigente di un'azienda, decise di portare Harry, all'epoca poco più che dodicenne, con lui durante uno dei suoi viaggi di lavoro. Harry ovviamente non stava in sè dalla gioia al pensiero di visitare la città in cui vivevano tutti i suoi idoli. Sua madre però non era della stessa opinione, contraria all'idea che suo figlio potesse perdere giorni preziosi di scuola. Ma Harry riuscì a covincerla e riuscì a godersi alcuni dei giorni migliori della sua vita.

Il riccio sorride ripensando a quei tempi e a come tutto una volta era più semplice.

Sedendosi sul letto continua ad ignorare Niall, che nel frattempo continua ad entrare e uscire dal suo appartamento, caricando le ultime valigie e continuando a strillare a vuoto.

Improvvisamente Harry viene colpito da un'ondata di ricordi e flashback dei suoi anni da adolescente.

I suoi genitori si trasferirono a New York quando Harry era ancora un bambino, a causa del lavoro di suo padre.

Speravano che New York potesse dare anche ad Harry quello che la città aveva dato loro. Speravano che avrebbe potuto avere un futuro che gli avrebbe potuto permettere di vivere la sua vita senza preoccuparsi di come arrivare a fine mese.

All'inizio non l'aveva presa bene: lasciare tutti i suoi amici così all'improvviso gli sembrava irragionevole. Come se i suoi genitori lo avessero messo in castigo. Ma, col senno di poi e a distanza di anni, si è dovuto ricredere. L'unico rimpianto è averci messo tutti questi anni per capirlo.

Harry era un bambino tranquillo. Non aveva molti amici, per questo non usciva molto. Era abituato a rimanere a casa a leggere un buon libro o giocare alla play.

Nonostante questo, i suoi genitori non lo hanno mai fatto sentire inadeguato, e cosa più importante, non lo hanno mai forzato ad essere chi non voleva essere, amandolo sempre incondizionatamente.

Un giorno, Harry stava tornando a casa da scuola quando fu fermato da una ragazzina strillante che lo raggiunse con un sorriso raggiante, chiedendogli una foto insieme. Tratteneva a stento lacrime di felicità, e il suo comportamento destabilizzò molto il riccio. Era un ragazzo normalissimo, come tutti gli altri, che stava tornando a casa sfinito dopo sette ore di lezione. Quel giorno un ragazzo più grande lo aveva anche fatto inciampare, facendolo atterrare di faccia contro il pavimento duro e freddo della mensa. Decisamente non una delle sue giornate migliori.

Quando chiese alla ragazzina il motivo di quel comportamento, vide immediatamente tutto l'entusiasmo scivolarle via dagli occhi mentre si scusava, ammettendolo di averlo scambiato per qualche celebrità di cui il ragazzo ignorava l'esistenza.

Harry era rimasto così impressionato dal fatto che veramente ci sono persone che, quando camminano tranquillamente per strada, hanno la consapevolezza di essere amate, ammirate ed accettate da così tante persone mentre lui era solo una nullità.

L.A. in Love [Stylinson]Where stories live. Discover now